La bottiglia rotolò piano nella stanza buia. Sibilla Cooman non era più disperata come quando c'era a scuola quell'orrenda donna. Umbridge. Anche il suo cognome emanava vibrazioni negative. Lei, lei era una stimata veggente, nipote della grande Cassandra Cooman! E Silente, uomo saggio e grande, le aveva accordato la sua fiducia. Le mancava, ora. Minerva era cortese, ma non aveva la minima sensibilità per la sua materia. Era una donna pratica e razionale, insegnava Trasfigurazione, cosa ne poteva mai capire di preveggenza e occhio interiore! Al limite, poteva cambiare un porcospino in un puntaspilli, ecco.
«Sibilla, mia cara, non sei scesa a cena. Tutto bene?» disse Minerva McGranitt, entrando con cautela nella stanza.
«Tutto bene, tutto... non volevo offuscare il mio occhio interiore, Minerva. Sai che ho bisogno di solitudine!»
La Preside McGranitt la stava osservando con uno sguardo strano, la commiserava, forse? Si girò verso la finestra. La luce le offuscò gli occhi.
«Verrà trovata, all'inizio del ciclo lunare, da una giovane candida e pura. La Serpe avvolgerà il Leone in un abbraccio sereno, il Corvo veglierà sul Tasso. Verrà trovata, ma il cuore di Hogwarts non è ancora al sicuro, perché nell'ombra, traditrice, una mano cospira.»
La voce si era fatta cavernosa, sembrò echeggiare tra le mura spoglie della stanza come una cupa minaccia. Minerva McGranitt trasalì: che fosse la terza, vera profezia di Sibilla?
«Cara, cosa stai dicendo?»
«Dicendo? Ma nulla Minerva! Sono solo stanca.»
«Allora riposati, cara, ci vediamo domani, che dobbiamo prepararci per l'arrivo dei nuovi studenti.»
La Preside, però, decise che non era il caso di ritirarsi subito nelle sue stanze, aveva sottovalutato due volte le profezie di Sibilla e non l'avrebbe fatto di nuovo. Se qualcuno avesse voluto attaccare Hogwarts, la sua Hogwarts, che si facesse avanti, lei era pronta. Per Godric, non aveva avuto paura di Voldemort e non avrebbe avuto paura nemmeno questa volta, o non si sarebbe chiamata più Minerva McGranitt!
Charlie Weasley si era appena materializzato fuori dai cancelli della Scuola di Magia e Stregoneria di Hogwarts. La guerra era finita da poco più di tre mesi e, grazie agli sforzi di tutti, l'Istituto aveva ripreso a funzionare. I ragazzi sarebbero arrivati a breve. Lui era rientrato in patria per aiutare i genitori durante la seconda guerra magica ed era rimasto dopo la morte di Fred. Non se lʼera sentita di tornare in Romania, anche se aveva lasciato il cuore in quella terra aspra e difficile. Sua madre era una donna forte e coraggiosa, aveva combattuto come una leonessa durante la battaglia di Hogwarts e aveva ucciso Bellatrix, ma la morte di Fred lʼaveva colpita nel profondo, come del resto era accaduto per tutta la famiglia.
Charlie era sempre stato uno spirito libero, ma quella perdita aveva significato per lui la necessità di stringersi ai suoi familiari. Avevano bisogno del suo supporto e, quando Minerva McGranitt gli aveva offerto la cattedra di Cura alle Creature Magiche, perché Hagrid aveva la necessità di seguire più da vicino il fratello Grop e riprendere la relazione con Madame Maxìme, Charlie non aveva tentennato e aveva accettato subito. Scosse il mantello da una polvere invisibile e si diresse con passo sicuro verso gli enormi cancelli di ferro che delimitavano i confini della scuola, che erano stati aperti appositamente per il suo arrivo.
Charlie era fra i più alti della sua famiglia; i capelli, rossi come tutti i Weasley, avevano una sfumatura più ramata e gli occhi dal colore blu intenso lo rendevano un giovane uomo assai attraente.
Il ragazzo percorse a grandi falcate la distanza che lo separava dalla capanna di Hagrid. Il mezzo gigante aprì subito la porta come se lo stesse aspettando e Thor saltò addosso a Charlie per fargli le feste.
«Charlie! Come stai, ragazzo mio? Un biscotto?»
«Ciao, Hagrid, ti vedo in forma! No grazie, niente biscotti! Sarà per unʼaltra volta...»
Charlie sorrise tra sé, cercando di non scoppiare in una risata sonora: ricordava bene i biscotti rocciosi del suo vecchio amico guardiacaccia. In un angolo della capanna, voluminosi bagagli, unʼenorme valigia pelosa e un rotolo di pergamena lunghissimo. Hagrid si accorse del suo sguardo.
«Sono le istruzioni. Ho scritto come curare ognuno dei miei animali. Lo so che sei bravo, eh! Ma io li ho visti nascere, farsi cuccioli indipendenti e...»
Charlie notò, senza troppo stupore, che gli occhi del suo amico erano lucidi, mentre la voce si faceva incerta. Ricordava benissimo come aveva reagito quando gli avevano sottratto il drago Norberto - poi rivelatosi Norberta - così decise di interromperlo e cercare di bloccare la commozione, con una domanda dallʼaria innocente: «Come sta Madame Maxìme?» chiese, grattando il testone di Thor che sembrava non voler lasciare in pace il suo nuovo amico.
«Bene, bene. In realtà mi sta aspettando. Sai, ho una passaporta fatta appositamente per me» disse il mezzogigante mostrando una grossa coppa argentata con una sorta di timido orgoglio. Era cesellata finemente, riproducendo tutto intorno animali fantastici ritratti come in una danza.
«Beh, allora direi che non devi farla aspettare, tu che dici, vecchio mio?» rispose il ragazzo lanciandogli unʼocchiata maliziosa e facendo arrossire lʼomone.
«Certo. Beh, allora vado...»
«Hagrid, mi devi lasciare le chiavi dei luoghi di Hogwarts...»
«Già» sospirò lʼaltro, consegnando un grosso mazzo al giovane Weasley.
«Andrà bene, non ti devi preoccupare. E, se avrò bisogno, ti manderò un gufo.»
Il mezzo gigante sembrava incerto, ma alla fine si rassegnò, lasciò andare il mazzo e strinse forte il ragazzo.
«Allora vado, Charlie, stammi bene» Detto questo afferrò la coppa e, con un rumore sordo, fu risucchiato nel vortice della passaporta.
Charlie non avrebbe vissuto nella capanna di Hagrid: era un posto così profondamente legato al suo vecchio amico che gli sarebbe sembrato un sacrilegio. Lʼavrebbe di certo usata come punto di riferimento per le lezioni e avrebbe anche badato allʼorto delle zucche - dʼaltra parte un poʼ di pratica erbologica non gli avrebbe fatto certo male! - ma aveva chiesto e ottenuto da Minerva McGranitt di poter alloggiare al Castello. Una parte di lui - una parte notevole, doveva ammetterlo! - si sentiva più vicina agli studenti che ai suoi colleghi insegnanti. La giovane età contava, certo, ma anche il carattere spensierato e giocoso che condivideva con i suoi fratelli. Il pensiero di Fred gli strinse per un attimo il cuore. Lui e George erano stati il baricentro folle ed estroso della famiglia; adesso Fred non cʼera più e George sembrava aver lasciato sul freddo pavimento di pietra del castello parte della sua anima.
Si riscosse: il suo prossimo compito sarebbe stato quello di condurre i bambini del primo anno dalla stazione a Hogsmeade alle barche, di attraversare con loro il lago e infine di guidarli alla Sala Grande, dove sarebbe avvenuto lo Smistamento. Non avrebbe deluso la fiducia di Minerva McGranitt. Volse un ultimo sguardo al punto dove era svanito Hagrid, con un sorriso agrodolce, e si incamminò.
ANGOLO AUTRICI
Benvenuti in questa nuova avventura. Abbiamo deciso di iniziare proprio oggi 12 dicembre 2020 perché è il compleanno del nostro amatissimo Charlie Weasley.
Speriamo che vi appassionerete alle vicende di questo nuovo e intenso ottavo anno ad Hogwarts come abbiamo fatto noi.
Pubblicheremo il sabato, il lunedì e il mercoledì.Buona lettura e fateci sapere se vi piace.
P. S. Lasciateci una stellina e un commento e saremo felici!
STAI LEGGENDO
La profezia dei fondatori
FanfictionUn nuovo anno inizia ad Hogwarts. La seconda guerra Magica è terminata da pochi mesi portando con sé cicatrici e dolori. Charlie Weasley arriva al Castello, chiamato a sostituire Hagrid. I nostri eroi riusciranno a passare un anno in pace, oppure un...