Capitolo 6

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La prima settimana passa stranamente veloce, piango tanto, non mangio quasi niente, solo granite per lo più, sto iniziando a perdere troppo peso, mi guardo al piccolo specchio del bagno e non mi riconosco.

Ogni minuto che dormo è abitato da fantasmi che mi tormentano, occhi blu e caramello si danno battaglia nei miei sogni, lasciandomi ogni volta più sfinita e persa.

Il cavaliere che mi difendeva da tutto e tutti se n'è andato e io sono rimasta a combattere da sola.

Il viso prima abbronzato adesso è pallido e scavato e ho occhiaie scure che mi solcano gli occhi... non sembro neanche io... mi dico.

Margherita, avendo intuito il mio stato d'animo, tutti i giorni mi fa trovare davanti al portone un cestino con della frutta fresca, del pane e della granita, ho il sospetto che faccia lo stesso con l'inquilino del piano di sotto. Non la ringrazio ma le sono grata perché sono gli unici viveri che mi mantengono in vita per tutta la settimana.

L'ottavo giorno decido di avere bisogno di un po' di luce e aria, neanche fossi un vampiro.

Apro la porta finestra del salotto sul terrazzo e l'odore di mare, di sole mi inebriano e mi infondono una parvenza di forza.

Per la prima volta da quando vivo in questa piccola casina bianca, la vedo, la vedo davvero. La luce filtra dalla porta, illuminando e scaldando il piccolo appartamento.

Il portoncino marrone si affaccia su un piccolo salotto cucina molto curato; i mobili sono in legno antico ma si integrano perfettamente nel piccolo spazio, un divano blu è appoggiato alla parete opposta e un tavolo tondo si trova nell'angolo. La cucina è in muratura blu con un enorme bancone in ceramica. Lo spazio prende luce con una porta finestra in ferro battuto e vetro che da sul terrazzo.

A sinistra c'è l'unica camera della casa, una stanza luminosa con un'enorme porta finestra gemella della prima.

Il letto è in ferro battuto, l'armadio e i comodini bianchi e un enorme specchio è posizionato sopra la testiera del letto.

Il bagno è tutto azzurro, le mattonelle delle pareti sfumano dal blu con il pavimento bianco, è piccolo ma moderno e mi lascia estasiata la dimensione della doccia che occupa quasi tutta la sua superfice.

Decido di farmi una doccia, cavolo se ne ho bisogno, puzzo... Viola ma come ti sei ridotta? Datti un contegno per l'amor di dio, le parole di mia madre e mia sorella mi fanno eco nella mente e infilo sotto l'acqua.

Resto così per una buona mezz'ora, mi infilo un costume e sono già stanca, ma mi sforzo, calzo degli occhiali da sole ENORMI e neri e scendo nella spiaggia davanti a casa.

Sono da sola... sola... per l'ennesima volta, ma per fortuna con me adesso ho almeno lui... il mare.

Stendo il telo, mi abbandono distesa al sole e lascio che i raggi, ancora caldi di settembre, mi abbraccino e consolino il mio corpo mal messo.

E rimango così non so per quanto, con la musica nelle orecchie Ogni volta che parlo di te, tu fai parte o non parte di me... ogni volta che piangi per me... maledetto Venditti e le lacrime mi rigano il viso.

Non riesco ad alzarmi, a muovermi...ma faccio appello a tutto e ci provo. Ho bisogno di fare un bagno, di sentirlo vicino a me.

Rimango in acqua lasciando unire le mie lacrime a quelle salate del mare, fino a quando non sono lessa, come dicevo da piccola, e le rughette si sono formate su tutte le dita, guardando la spiaggetta vedo che non son più da sola.

A qualche metro da me c'è un ragazzo, steso al sole.

Torno al mio telo e continuo a fissarlo, chi cavolo è che con tutto questo posto si mette proprio vicino a me? C'è un'isola intera! Penso tra me e me.

Se solo ioDove le storie prendono vita. Scoprilo ora