Capitolo 9

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Il risveglio è un pugno nello stomaco, la sensazione di dormire accanto a qualcuno è meravigliosa, ma nel momento in cui apro gli occhi mi rendo conto che il peso del braccio che sento intorno alla mia vita non è di Tommaso, ma di Sam.

Lo fisso, la sua bellezza e il suo mistero mi sconvolgono, anche quando dorme. Basta Viola, che cavolo ti prende?

Cerco di spostare il suo braccio per liberarmi dalla sua presa, ma non molla e vedo l'ora, sono le quattro del pomeriggio, abbiamo dormito circa quattordici ore, come è possibile?

Nonostante questo non ho il coraggio di svegliarlo, sembra in pace in questo momento e non voglio disturbarlo.

Mi accoccolo nuovamente accanto lui e lascio che il sonno mi trascini con sé di nuovo, ho circa venti giorni di sonno arretrato penso addormentandomi nuovamente.

Mi risveglio che è già buio e Sam non c'è. E il vuoto è ancora più doloroso di prima.

Sento una palese imprecazione inglese e sorrido, intuisco che sia in cucina in cerca di qualcosa.

Mi alzo dolorante e lo raggiungo. Si è cambiato, indossa una t-shirt bianca ancora ma con dei pantaloncini diversi e profuma di pulito. Ha i capelli bagnati che gli ricadono scomposti sulla fronte e le occhiaie sono quasi sparite. Io invece mi guardo e trattengo a stento una risata per le condizioni con cui verso.

Lo saluto appena e corro a chiudermi in bagno, cerco di sistemarmi e per la prima volta dopo venti giorni mi importa un minimo del mio aspetto.

Indosso un paio di pantaloncini di jeans, e una t-shirt a righe azzurre e bianche... Sono veramente troppo magra constato cercando il seno, che sembra sia andato in vacanza, dove sono le mie tette?

Non ero mai stata particolarmente in carne, ma ero sempre stata formosa, con la mia taglia terza abbondante.

Mi assale il panico!

Continuo a fissarmi allo specchio ma non mi riconosco, chi è questa versione trasandata e distrutta della me che ero prima? Devo riprendermi altrimenti non mi ritroverò, penso rabbrividendo al ricordo di come ero.

Esco dal bagno una mezz'oretta dopo e lo trovo seduto sul terrazzo a fissare le stelle.

«Ciao» dico con tono imbarazzato.

«Ciao» mormora con altrettanto imbarazzo.

«Co... Come stai?» chiedo.

«Per la prima volta in un mese, sono quasi calmo. Non ho voglia di distruggere tutto, non lo so...»

Questa confessione da parte sua mi sconvolge, si sta aprendo con me?

«Tu?» mi chiede.

«Eh, non lo so» sorrido «mi sono sistemata un attimo, già mi sembra un gran traguardo» si volta a guardami e vedo che indugia sul mio viso, visibilmente più rilassato e sul mio fisico come se mi vedesse per la prima volta.

Continuo «ti ringrazio, non dormivo così da non mi ricordo nemmeno quanto» e quasi mi commuovo all'idea di aver dormito così bene.

Lui ritorna a fissare l'infinito davanti a noi «No, io ringrazio te. Era da quando lei mi ha lasciato che non dormivo più di due ore, senza fare night... nightmare» il silenzio invade lo spazio tra noi rendendolo assordante e continua «I don't know how but you...» e si ferma.

Non ho il coraggio di incalzarlo e rimango lì sospesa.

Mi rendo conto che sono le dieci di sera e che sto morendo di fame «Cena?» propongo per toglierci da questo imbarazzo.

«Of course. I'm starving!» mi risponde rilassandosi, o almeno così mi sembra.

Entro in cucina e tutto quello che riesco a racimolare è una pasta al pomodoro, e spero che gli piaccia.

Dopo venti minuti la cena è pronta.

Spazzoliamo via tutta la pasta e mezza vaschetta di gelato chiacchierando.

Sembriamo quasi due persone normali adesso viste da fuori.

Si sta facendo tardi ma mi rendo conto che non vuole andarsene e io non voglio che se ne vada, credo sia terrorizzato dalla solitudine almeno quanto me.

Decido di mettere un film, una cosa da ridere, leggera, no drammi! Trovo facendo zapping Io prima di te, uno dei film più tristi sulla faccia della terra, e in un secondo ho gli occhi gonfi di lacrime, lui se ne accorge e mi ruba il telecomando mettendo un film comico a caso, di cui non sappiamo neanche il titolo.

Ridiamo per tutto il film, una risata sana e genuina che ci scalda e ci fa capire che nonostante tutto forse ce la faremo.

Non so nemmeno se Sam ha capito davvero le battute in italiano o se rideva solo perché ridevo io, penso distratta.

È quasi l'alba e il cielo si sta schiarendo e noi siamo ancora lì sul divano.

Dal niente un'idea si affaccia nella mia mente «Ei Sam, ma se facessimo un bagno in mare? Sta quasi albeggiando»

«Sì!» mi risponde senza esitazioni «Andiamo» mi prende per mano e corriamo verso la nostra spiaggetta. È così bello avere qualcuno accanto.

Indugiamo appena sulla riva togliendoci i vestiti, lo fisso imbarazzata mentre si toglie la maglietta dalla testa, liberando quel fisico asciutto e tatuato. Mi volto di spalle mentre sfilo la maglietta e i jeans, e sento il suo sguardo sul mio corpo. Ci tuffiamo e l'acqua è fredda, e non faccio neanche caso al completino intimo blu che indosso che con l'acqua lascia intravedere un po' troppo.

Nuotiamo, ridiamo e ci schizziamo come due bambini e per un attimo dimentichiamo tutto il nostro dolore.

Ci sdraiamo sulla sabbia e guardiamo il sole sorgere e piano piano scaldarci la pelle e continuiamo a ridere, come se dovessimo recuperare tutto quello che abbiamo perso fino ad adesso.

Sam mi guarda con quei suoi profondissimi occhi verde-blu e mi inchioda, sento le guance andare a fuoco e distolgo lo sguardo. Lui se ne accorge e sorride stringendomi la mano, che non mi ha più lasciato da quando siamo usciti dall'acqua.

Canzoni Capitolo 9:

Due Destini - Tiromancino

Vuoto a perdere - Noemi

Unsteady – X Ambassadors

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