Capitolo 26

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"Vio! Sono io. Mi apri?" mi dice tranquillo da fuori la porta.

Con un filo di voce rispondo "È aperta" e lui entra in casa mia.

Vede il mio volto e in un secondo capisce tutto, arretra verso la porta.

"Non azzardarti ad uscire da questa casa" ringhio nella sua direzione "Vieni qui e spiegami cosa cazzo hai fatto! Abbi il coraggio di spiegarmi come cazzo hai potuto farmi una cosa del genere, sii uomo e prenditi le tue dannate responsabilità!" gli urlo contro.

Si avvicina al divano e scatto in piedi come una molla, andandogli incontro.

Mi fermo davanti a lui, un fremito lo attraversa vedendo la freddezza dei miei occhi, che allo stesso tempo ardono di rabbia.

"Io non ti ho mai chiesto niente, non ti ho mai mentito...mai" ringhio "Mi fidavo di te, ti ho aperto il mio cuore, ti ho raccontato di me, cosa cazzo ti è passato in mente per mandare quei messaggi a Tommaso e poi scoparmi? Cosa volevi dimostrare? Che potevi portargli via tutto? COSA??" gli urlo in faccia sbattendo i pugni sul suo petto.

Afferra i miei polsi, liberandosi dalla scarica di pugni e mi fissa, nei sui occhi vedo tutto il tormento da cui ha sempre cercato di tenermi lontana, un brivido mi attraversa ma nei miei riesce a leggere sono distacco e freddezza.

Sospira, mi lascia le braccia, che mi ricadono prive di forza lungo i fianchi, stringe i pugni fino a sbiancarsi le nocche e con voce tremante sussurra "Non lo so, Viola. Ti giuro, non ero in me ieri sera quando è squillato il tuo Iphone. Le mani hanno iniziato a scrivere prima ancora che la mia mente riuscisse a realizzarlo".

"Non avevi nessun diritto di leggere quei messaggi" tuono.

"Lo so. Ma lui..." si interrompe.

"Lui cosa? Lui cosa?" urlo.

"Lui...non ti merita, non credo possa renderti felice come..." ammette sconfitto lui.

"Non possa rendermi felice come? Come te? Non riesci nemmeno a dirlo ad alta voce" rido amaramente e continuo

"Ma poi tu che ne sai? Cosa ne sai di come eravamo? Chi ti credi di essere? Solo perché mi conosci da due mesi, pensi di poter fare una cosa del genere? Neanche mi conosci veramente" concludo ridendo in preda alla rabbia.

"Lui...io...tu...non posso Viola. Io non posso" dice arretrando.

"Non puoi cosa, Sam?" gli urlo avanzando.

"Viola fai bene ad odiarmi, lo merito tutto il tuo odio. Scusami" ed esce dalla porta come un fulmine.

Resto immobile e fisso la porta sfocata che si richiude alle sue spalle.

E con tutta la voce che ho in corpo urlo contro la porta chiusa "Sei arrivato al tuo dannato scopo, finalmente sei da solo! Avevi paura di perdermi? Bè ci sei riuscito benissimo e questa volta non puoi dare la colpa a nessuno, hai fatto tutto da te!"

Incrocio le mani che fremono di rabbia e me le porto alla fronte, cercando di calmarmi.

Mi volto e torno verso il divano, afferro il calice di vino, lo osservo e lo lancio contro il muro gridando tutta la mia rabbia, mandandolo in mille pezzi, a ruota lo segue anche la bottiglia.

Fisso il casino che ho fatto, ma sono ormai fuori controllo.

Esco in terrazza afferro un vaso di ceramica con dei cactus e lo lancio di sotto nel suo giardino gridando e maledicendolo in tutte le lingue.

Rientro in casa sbattendo la porta finestra e in quell'istante suonano al campanello.

Se è lui lo ammazzo, penso incazzata.

Canzoni Capitolo 26:

Uprising - Muse

Bad Day - Daniel Powter

Giudizi Universali - Samuele Bersani

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