Il mattino seguente, il vino non mi ha aiutata come avrei voluto, ho un cerchio alla testa enorme, e la luce che filtra dalla porta finestra del salotto mi uccide.
Buio, buio oraaa... grida la mia mente.
Ho dormito sul divano come tutte le notti, ho ancora qualche difficoltà a dormire in un letto da sola.
Mi faccio il caffè, il primo di dieci giorni, magari allevia il mal di testa, un po'...
Ne bevo tre, nel dubbio e per recuperare e mangio due biscotti.
Mi metto un costume, decisa a tornare nel mio piccolo pezzo di paradiso personale e scendo in spiaggia.
Cuffie, telefono e telo... non ho bisogno di altro.
Attraverso la strada e trovo il mio vicino intento a lanciare sassi contro le onde piatte con tutta la rabbia che ha in corpo.
I suoi muscoli si tendono e guizzano ad ogni lancio.
Mi avvicino e cerco di dare un contegno alla mia voce tremante, non parlo con nessuno da giorni, nessuno in carne e ossa almeno.
Non mi esce niente, la mia voce è come sparita... stendo il telo un po' più vicino al suo di come dovrei fare, forse ho veramente bisogno di un contatto umano dopo tutti questi giorni di solitudine, mi ritrovo a pensare.
Lui si volta...
È bello, riccioli scuri, carnagione olivastra, un braccio tatuato e intravedo un altro tatuaggio che sbuca dalla schiena... di dove ha detto che era? Inglese? Ma davvero? Mi sorprendo della mia stessa curiosità.
Vedo il fisico definito ma scavato da giorni senza cibo come il mio, e la sofferenza sul suo volto, anche se non riesco a vedere i suoi occhi coperti da occhiali da sole neri proprio come i miei.
«Ciao» abbozza lui, alzando una mano.
«Ciao» rispondo ritrovando finalmente un briciolo di contegno e voce.
«Mi chiamo Sam, nice to meet you» indugia un attimo.
Lo fisso... più del dovuto, sembro pazza.
«Viola, piacere» rispondo cercando di sorridere.
Mi fissa, non so come ma nonostante gli spessi occhiali scuri mi accorgo del suo sguardo su di me e sul mio corpo scarno, cavolo quanto non sono io in questo momento, ma non mi interessa.
«So, tu è la mia nuova neighbour, right?»
«Sì, sono io» preciso «Sei inglese vero?»
Lui annuisce e si infila una mano nei riccioli scuri spostandoli leggermente all'indietro visibilmente a disagio, non deve essere un tipo molto socievole.
Continuo a fissarlo da dietro i miei occhiali scuri.
«Sì, mia mamma è italiana però».
«Ahhh» sorrido «se preferisci possiamo parlare in inglese, vivo a Londra...» e mi liscio anch'io i capelli arruffati dal vento.
«Oh, vivi a Londra, great» scuote la testa e si volta.
Rimango interdetta dalla sua risposta ma faccio finta di niente.
Torna a guardarmi «Quindi sei italiana ma vivi in UK, giusto?»
«In che lingua vuoi che parli? Italiano? Inglese?» rispondo.
«Preferisco parlare in italiano se per te va bene, se non capisco magari tu mi ripeti in inglese, sono un po' arrugginito».
È la frase più lunga che gli ho sentito pronunciare fino ad ora «ok, nessun problema... e italiano sia» rispondo arrossendo leggermente.
«Sì, sono italiana. Sono di Firenze, da un anno vivo a Londra, mi sono trasferita per lavoro. Tu?»
Lui continua a scrutarmi da sotto quegli occhiali, che stanno iniziando ad irritarmi parecchio, lì tolgo nella speranza di vedere i suoi occhi e spero anche di non terrorizzarlo con le mie occhiaie tremende.
Vedo la sua faccia cambiare espressione, sicuramente sta indugiando sulle mie occhiaie scure ma non so come il suo corpo sembra rilassarsi.
Sento la forza dei suoi occhi nei miei.
«Che occhi strani» mi dice pensieroso.
«Lo so...» rispondo visibilmente a disagio, sono ventinove anni che me lo sento ripetere.
Continua «Io sono nato in a piccola cittadina near London. Quando avevo diciannove anni sono partito, ho studiato in USA and... here I am» lascia una certa sospensione nella sua risposta, arrossisco per l'imbarazzo di quella risposta sommessa e mi volto a guardare il mare e inizio ad armeggiare con le mie cuffie.
Lui resta lì a fissarmi e si toglie gli occhiali. Sento su di me il suo sguardo, mi volto e vedo degli occhi come non avevo mai visto che mi fissano e mi scrutano con sorpresa e intensità.
Sono azzurri all'esterno, sfumano nel verde all'interno per chiudersi intorno alla pupilla con un blu scuro frastagliato di pagliuzze oro. Rimango senza parole. E... ha delle occhiaie identiche alle mie.
«Oh...» dico.
«What's up?» mi chiede.
«Niente, le tue occhiaie...» e lascio la frase a metà.
Lui cerca di sorridere ma noto che stringe i pugni fino a sbiancarsi le nocche e tutti i muscoli del suo corpo si irrigidiscono.
Oddio! Che ho detto! «Scusami, non volevo...» cerco di salvare il salvabile «abbiamo le stesse occhiaie» e glielo dico con le lacrime agli occhi.
Lui se ne accorge e molla la presa, vedo il suo corpo che si rilassa e la tensione che si allevia un po'.
«Oh... yes. Love sucks»
Annuisco senza riuscire a rispondere nulla, mi alzo e mi tuffo in acqua almeno qui posso piangere senza essere vista.
Non so dire dopo quanto tempo lui entra in acqua e mi si avvicina e rimaniamo così, guardandoci e comprendendo ognuno il dolore dell'altro.
Dopo un po' rompe questo silenzio e mi chiede «Io ho fame, tu?»
«In realtà ora che mi ci fai pensare... sto morendo di fame» rispondo, accorgendomi che non mangio cibo vero da giorni.
Canzoni Capitolo 7:
Cough Syrup - Young the Giant
C'est la vie - Achille Lauro
Poetica - Cesare Cremonini
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Se solo io
ChickLit[IN REVISIONE] 🔞Contiene scene di sesso esplicito, scene di depressione e violenza, linguaggio volgare🔞 Un romanzo d'amore, dolore, rinascita, crescita e cambiamento, racchiuso nelle piccole ma meravigliose sponde dell'isola di Favignana in Sicili...