Capitolo 21

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Rimango in terrazzo a fissare le nuvole nere che si addensano nel cielo e corrono veloci, come i pensieri nella mia testa.

Penso a Tommaso sull'aliscafo, e vedo il mare ingrossarsi davanti a me, un brivido mi attraversa la schiena, controllo l'ora, sono passate cinque ore dovrebbe già essere a Trapani, anzi conoscendolo sarà già a Roma.

Piano piano il cielo diventa sempre più nero, le nuvole cariche di pioggia ballano in cielo, l'odore del mare in tempesta mi invade le narici, il vento mi sferza i capelli e mi costringe a rientrare in casa.

Porto in casa tutti i cuscini e i teli del terrazzo e mi preparo alla tempesta.

L'aria è carica di elettricità, il vento sbatte le piante del terrazzo, le onde alte si infrangono sulla costa, rimango affascinata e stordita da quest'atmosfera.

Sono le sette passate e le prime gocce di pioggia cominciano a cadere. È la prima pioggia della stagione.

Prendo un bicchiere di vino e mi siedo sul piccolo divano blu ad osservare il cielo e il mare che si fondono insieme in questa danza e accendo un po' di musica.

Se dio sapesse di te, sarebbe al tuo fianco ohhhhh canta Cesare Cremonini, la sua musica risuona per tutto il piccolo appartamento.

Mi dirigo verso il frigo per iniziare a pensare almeno alla cena, come sempre il mio frigo offre ben poco oltre all'alcool, così preparo una pasta al pesto di pistacchio.

Intorno alle dieci, preoccupata per Sam, decido di andare giù nel suo appartamento.

"Ei Sam, sono io. Ci sei?" urlo bussando alla porta.

"Sam! Come è possibile che tu non sia in casa con questo tempo! Sam, aprimi!" ma le luci sono tutte spente.

Mi affaccio in strada sotto una pioggia torrenziale, magari è uscito un attimo penso inutilmente; e noto un'ombra in riva al mare.

"Saaaam! Sei tu?" comincio ad urlare "Saaaam!!! Che pensi di fare? Saaaam" e mi precipito in strada diretta alla spiaggetta.

La pioggia nel giro di un minuto mi bagna completamente, corro lottando contro il vento verso la spiaggia e lo trovo seduto in riva, con le onde che gli bagnano le gambe e la pioggia il resto.

La maglietta aderisce completamente al suo corpo mostrando i muscoli scolpiti, i capelli gocciolano sul suo viso mischiandosi alle sue lacrime.

"Che diavolo ci fai qui fuori? È pericoloso!" mi urla nel vento.

"Ti stavo cercando. A casa non c'eri. Che pensi di fare qui fuori eh? Dai torna a casa con me" gli dico porgendogli una mano.

"Io... Vio... non lo so" balbetta lui

"Dai, prendi la mia mano ed entriamo dentro" gli dico dolcemente.

"Io... è la serata perfetta..." mi dice tristemente guardando le alte onde.

"Si, perfetta per ammalarsi! Dai andiamo" nel mentre lo abbraccio da dietro, lui si irrigidisce e continuo appoggiando la testa sulla sua spalla "Dai una doccia calda ti rimetterà al mondo". Sento che lentamente si rilassa tra le mie braccia, si asciuga una lacrima o una goccia di pioggia e mi dice "Tu... tu non sai quello che stai facendo".

"Si che lo so. Evito di farti venire la febbre" dico sorridendo, con il terrore nel cuore. Cosa vorrà dire?

Sentendomi tremare, dal freddo e dalla paura di qualche fulmine, dopo qualche minuto si arrende "Ok, mi arrendo. Entriamo" conclude esausto.

Ci alziamo e torniamo velocemente verso casa, mentre siamo davanti al portoncino un fulmine colpisce la spiaggetta.

Oddio... rabbrividisco e un pensiero atroce mi sfiora la mente, ma la scaccio e stringo la mano a Sam. Lui sembra su un altro pianeta.

Se solo ioDove le storie prendono vita. Scoprilo ora