Capitolo 12

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I giorni scorrono confusi e sfocati, appannati in questa atmosfera isolana così intima e fatta di piccole abitudini, il bar del signor Carmine, il mercato sul molo, i bagni nelle calette, tutto ciò mi sta aiutando lentamente a ritornare alla realtà, a ritrovare la Viola che temevo di aver perso di nuovo a Roma.

Così raccolgo il coraggio e decido di richiamare Tommaso, è passato più di un mese da quando me ne sono andata da Roma e lui ha smesso di cercarmi e chiamarmi già da qualche giorno.

Mi rendo conto di doverlo affrontare, sento di dovergli dare delle spiegazioni, ma non so se sono ancora pronta a sentire la sua voce e a celare il mio dolore con lui.

Ho cancellato il suo numero, ma le mie dita compongono i numeri sul tastierino in automatico.

Il telefono squilla...

Al terzo squillo risponde con la voce bassa e roca «Vio...»

«Ei» riesco a dire solo io.

Rimaniamo in silenzio per un lasso di tempo che sembra durare ore invece che una manciata di secondi.

«Come stai?» chiede lui «non mi aspettavo che mi richiamassi, ho provato tante volte...» e lascia cadere la frase.

«Sto» rispondo io «Te?»

«Sto» risponde lui e coglie al volo lo spiraglio di apertura che ho mostrato chiamandolo «non mi hai lasciato nemmeno il tempo di spiegarti, di parlare... te ne sei andata, mi hai lasciato così, dove sei? Ho chiamato i tuoi, Sara, l'ufficio. Cazzo Viola! Dove sei? Perché sei scappata? Era più facile così eh?» dice velocemente.

Il mio dolore si trasforma in rabbia e ringhio al telefono «Tommaso, tu non sapevi più se mi amavi o no, non volevi venire a Londra con me, non hai mai preso nemmeno in considerazione l'idea di pensare a me, nemmeno una volta! Hai sempre e solo pensato a quello che faceva bene a te» e continuo furiosa «e poi... mi hai detto di aver conosciuto un'altra persona, mentre io ero a Londra a lavorare, a cercare il modo di farti venire, di fartela piacere, di farla diventare casa nostra... tu...» e la voce mi si spezza.

«Vio... cerca di capire... Roma è casa mia» risponde.

«IO... IO ERO CASA TUA, TU ERI CASA MIA, NO UNA STUPIDA CITTÀ» urlo con tutta la voce a cui riesco a fare appello.

Dall'altro capo del telefono non sento niente... il solito silenzio che sento sempre quando non vuole affrontare la realtà, in fin dei conti è sempre il solito Tommaso.

«Vio... io... io... forse ti amo ancora, non lo so» dice tutto d'un fiato.

«Forse... forse... non mi basta» dico concisa e dura.

«Ma...» cerca di dire.

«Ciao Tommaso, spero che tu riesca a trovare quello che cerchi a Roma» e chiudo il telefono.

Un'ondata di dolore mi invade e mi percuote e resto lì a fissare il vuoto mentre vengo scossa dai singhiozzi.

Sono fiera di quello che ho detto, ma ciò non lo rende meno doloroso.

Dopo pochi minuti Sam bussa piano alla porta aprendola, facendo capolino mi vede accasciata sul divano, con la testa singhiozzante tra le mani.

Si avvicina velocemente verso di me e forse per la prima volta sono io ad aver bisogno di lui accanto.

Piango, tutte le lacrime che ho, riversando il mio dolore in Sam, che lo accoglie e mi sostiene con forza e dolcezza.

Sono lacerata dentro dal dolore, la strada per ritrovare me stessa è offuscata e distante anni luce dalla persona che sono adesso, sono annientata nuovamente dalla perdita delle certezze che mi ero costruita dopo essere scappata da Firenze.

Sam continua comunque a cullarmi ed accarezzarmi dolcemente la testa.

Lentamente cerco di ritrovare un po' di contegno e di forza, e mi stacco dal suo abbraccio. I suoi occhi mare sono un porto sicuro dove rintanarmi e sorrido debolmente.

«Che è successo?» mi chiede piano.

«Ho... ho chiamato T... Tommaso» rispondo con una voce roca, che non è la mia.

«Oh» mi fa eco lui e diventa serio.

Faccio appello alla poca forza ritrovata e gli racconto la telefonata, le sue parole il modo in cui mi ha ferita e mi ha spezzato nuovamente il cuore, lui rimane fermo ad ascoltarmi e poi riesce solo a dirmi «Quell'uomo è veramente un coglione».

Canzoni Capitolo 12:

Sono solo parole - Noemi

Gli uomini non cambiano - Mia Martini

Everybody Hurst - R.E.M

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