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POV ROSE
Corsi velocemente verso l'ospedale ed entrai, quando lo feci le persone cominciarono a gridare ed allontanarsi spaventate ed io Indietreggiai leggermente per quella reazione, che avevo che non andava? Ignorai tutti e corsi di sopra, lui si trovava sul tetto, l'avevo visto.

Superai parecchi infermieri e finalmente arrivai alla mia meta ma qualcosa mi bloccava, non riuscivo ad aprire il tetto e questo mi faceva rabbia. Un ululato uscì dalla mia gola con prepotenza, non potevo stare qua e non fare niente, io non potevo lasciarlo morire.

Stavo per ululare di nuovo quando qualcuno aprì la porta al posto mio e, senza vedere chi fosse, corsi fuori. Lui era qua, lo sentivo.

Mi guardai intorno e finalmente lo trovai, era seduto a terra con la schiena appoggiato ad una cabina elettrica. Corsi verso di lui e notai che aveva ancora del sangue che gli usciva dal naso e sperai solo che non continuava così da quando era successo a scuola.

Appoggiai la fronte sulla sua guancia e notai che era freddissimo, presto le lacrime scesero di nuovo lungo le mie guance, non volevo crederci di essere arrivata in ritardo, non potevo crederci di averlo perso.

Un formicolio alla gola mi fece indietreggiare leggermente, non potevo perderlo ora, non ora. Così, proprio come avevo fatto già prima, gridai, gridai di tristezza, rabbia, odio per quella città e dolore.

«Rose..» scossi la testa e solo in quel momento mi accorsi che erano arrivati gli altri e che, molto probabilmente, erano lo stati loro ad aprire la porta.

Sentii le forze venire meno e le mie ginocchie nude toccarono terra violentemente «no.. no, salvatelo.. vi prego io, io non posso perderlo..» non riuscivo a parlare bene, avevo il fiato corto, la voce roca per via delle grida/ululati e il dolore che provavo un quel momento non aiutavano.

POV STILES

«hai ancora me Stiles, devi alzarti.»
«no.. voglio stare qua, con lei, con la mamma.»
«non puoi Stiles, no..»
Aprii gli occhi e mi ritrovai nella mia camera, che ci facevo qua?. Sbuffai avvicinandomi allo specchio e solbazai vedendo il mio riflesso, ero pallido e avevo gli occhi rossi. Scambiai un'ultimo sguardo confuso al mio riflesso e scesi giù dove non trovai nessuno, ma questo non era strano dato che mia madre non c'era più e dato che mio padre lavorava spesso e volentieri, la cosa strana erano però i vari quadri. Nelle foto che avevo con i miei amici e i miei genitori c'ero solo, ed esclusivamente, io.

«no.. è impossibile» dissi facendomi scivolare lungo il muro, erano scomparsi tutti oppure era un'altro dei miei sogni? Portai la mani nei capelli, stavo impazzendo, era tutto troppo per me. La costante paura che i miei amici possano morire in una battaglia, la paura che mio padre possa essere ferito gravemente o addirittura io.
Il terrore di perdere tutto, tutto quello che mi faceva bene.

«sei bloccato nella tua immaginazione» alzai la testa di scatto, c'era qualcuno?.
«chi sei? e poi, in che senso sono bloccato della mia immaginazione?» chiesi, non mi sentivo particolarmente spaventato, avevo visto di tutto e in più, da pochi mesi a questa parte, parlare con qualche fantasma era l'ultimo dei miei problemi.

«non posso ancora ditelo, ma posso dirti una cosa Stiles, esci da questo stato, rimarremo bloccati per sempre sennò.» «perchè parli al plurale?» «perchè io sono la tua coscienza, più o meno» annuii, non sapevo se fidarmi o meno sinceramente, volevo solo che tutto finisse.

«come faccio?» chiesi confuso alzandomi e avvicinandomi alla mia stanza, improvvisamente mi sentivo attratto da essa, come se la dietro ci fosse qualcosa di bello da aspettarmi.

«non farlo, entra nell'altra porta Stiles, è una trappola quella sensazione.» mi bloccai immediatamente, e se avesse ragione? e se fosse un trappola del mio inconscio?. Mi volati e osservai una porta, era leggermente malandata e le sensazioni che mi dava erano assolutamente negative, magari era vero, l'altra era una finzione perché diciamocelo, chi non sceglierebbe quella più bella?.

Prima di aprire la porte e andare mi fermai e non so perché dalla mia bocca, in contemporanea alla mia coscienza, uscì un " ora le cose sono cambiate".

Un grido uscì dalle mie labbra mentre mi portavo le mani al collo per cercare di togliere quella strana sensazione, sentivo come qualcuno che mi stava stringendo con violenza il collo.

Una fitta dolorosa allo stomaco mi costrinse a piegarmi in due e a vomitare, avevo gli occhi chiusi ma potevo benissimamente capire cosa fosse per via del sapore metallizzato che si propagava all'interno della mia bocca, vomitavo sangue.

Una volta che finalmente finii mi guardai attentamente attorno, non capivo dove mi trovavo né tantomeno perché gli altri mi guardavano in quel modo.

Rose si alzò e corse verso di me abbracciandomi, in un'altro momento avrei ricambiato ma questa volta non era così. Il panico si impossessò di me ed io scattai via da quella presa. I lupi mannari, le banshee, le kitsune e così via mi stavano facendo impazzire.

«ma Stiles..» scossi la testa allontanandomi da lei e dagli altri che si trovavano dietro a quest'ultima.
«io non lo reggo più, ho cercato di farlo e per un'attimo c'ero quasi riuscito, per un'attimo avevo pensato che in tutto questo non ci fosse nulla di sbagliato ma non è così..» guardavo a terra mentre dicevo quelle parole, non riuscivo a guardarli senza provare paura e orrore.

«di che stai blaterando Stiles?» strinsi i pugni quando Derek mi fece quella domanda, già, cosa diamine stavo blaterando?.
«io non ne posso più di questa situazione Derek, guardami, solo perché vogliono uccidere e fare del male a voi vado io per mezzo. GUARDAMI, ANZI, GUARDATEMI, VI SEMBRA GIUSTO? LO SAPETE QUANTE CAZZO DI VOLTE MI SONO TROVATO UNA PISTOLA PUNTATA ALLA TESTA PER AIUTARE I VOSTRI CULI MANNARI? SONO STATO POSSEDUTO DAL NOGITSUNE SEMPRE PER AIUTARE VOI PERCHÉ AVETE MESSO IN MEZZO A TUTTO STO CASINO MIO PADRE, UN'ALTRO INNOCENTE. Ogni volta, ogni dannata volta, i vostri cazzo di nemici cercano di fare del male a me per arrivare a voi.» portai le mani nei capelli massaggiandomi leggermente la testa, mi faceva male, sentivo che mi stava per scoppiare.

«Stiles, mi dispiace..» Scott cercò di avvicinarsi ma io mi allontanai ulteriormente «ti dispiace? TI DISPIACE SCOTT? TEMPO FA TI AVEVO LETTERALMENTE GRIDATO CONTRO COME MI FACEVA STARE QUESTA SITUAZIONE E TU TE NE SEI FREGATO, E SAI CHI C'ERA QUANDO IO STAVO MALE PER QUESTO E QUANDO VENIVO "RAPUTO" DAI VOSTRI NEMICI? IO, C'ERO IO SCOTT. T-tu non capisci, nono, dici che ti spiace quando non ti sei nemmeno preoccupato di continuare a cercarmi quando Gerard mi aveva rapito perché "le faccende da lupo mannaro" erano più importanti.. TI DISPIACE DI TUTTO EPPURE NON TI ACCORGI CHE IO NON CI SONO PIÙ, TI DISPIACE EPPURE NON VEDI CHE IO, A DIFFERENZA TUA, TI SONO STATO ACCANTO ANCHE QUANDO HAI BACIATO LA RAGAZZA CHE AMAVO E QUANDO ERI UN CAZZO DI LICANTROPO FUORI CONTROLLO.» gridai leggermente dal dolore mentre stringevo la presa sulla mia testa, mi bruciava e delle fitte continue mi facevano quasi piegare su me stesso dal dolore.

«devi calmarti Stiles..» scossi la testa, non riuscivo, non riuscivo a calmarmi, non riuscivo a smetterla, non riuscivo a far passare quel dolore insopportabile.
«non Rose.. no, non ne posso più.. non posso più di vivere nel terrore per voi, per mio padre e per me stesso. Non reggo più tutto questo, il soprannaturale mi ha portato solo dolore quindi.. io n-non v-oglio p-più saper..» dei colpi di tosse mi fecero cadere in ginocchio definitivamente, ad ogni colpo di tosse sputacchiavo del sangue e lo odiavo, odiavo quel sapore e odiavo farmi vedere così.

Una mano delicata si appoggiò sulla mia spalla e senza pensarci spinsi la persona in questione a terra ed ci salii sopra cercando di colpirla, non so perché ma sentivo come se il mio unico scopo fosse quello di ferire.


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P.S NEI PROSSIMI CAPITOLI NE ACCADRANNO DELLE BELLE HIHI

The Doubt Entirely [Stiles Stilinski]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora