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Mi  girai verso la finestra sbattendo leggermente le palpebre, il cielo fuori era blu mentre le stelle, poco visibili, e le varie nuvole non facevano altro che renderlo mille volte più affascinante. Sorrisi leggermente per poi alzarmi e aprire la finestra, appena fatto una brezza mattutina mi accarezzò la pelle facendomi rilassare.

Chiusi gli occhi cercando di bearmi al meglio possibile di quella sensazione ma non ci riuscii, i ricordi della notte precedente mi colpirono il viso come un veri e propri pugni. Di scatto aprii gli occhi, avrei tanto voluto risposte, ma più le chiedevo e più mi sembrava di stare lontana dalla verità.

La cosa che mi faceva rabbia era il fatto che mia madre, la donna che mi ha cresciuto, negava di darmi qualsiasi tipo di informazione. Aveva preferito mandarmi in camera e darmi un sonoroso schiaffo piuttosto che affrontare la faccenda, per quando mi riguarda poteva ormai sperare che fosse tutta una cazzata perché giuro, giuro sulla cosa che ho di più cara al mondo, che non l'avrei mai perdonata.

Mi staccai dalla finestra andando poi verso il comodino e accendendo il cellulare, l'orologio segnava le sei del mattino e mi ritrovai a sbuffare, mi rilassava stare sveglia a quell'ora ma era anche vero che fra poco avrei avuto scuola e che non volevo sembrare uno zombie.

Sbuffai per l'ennesima volta e mi buttai a peso morto sul letto, non avevo dormito molto, in verità avrò dormito si e no un'ora, questo era un'altro motivo per cui quella mattina sarei sicuramente sembrata un morto vivente.

Scossi la testa chiudendo gli occhi, il mio tentativo era quello di addormentarmi e svegliarmi poi fra qualche minuto, una sorta di riposino veloce, peccato che appena chiudevo gli occhi mi ritrovavo davanti tutte le cose che stavo passando e a pensare a quelle che dovevo passare ancora.

Era snervante essere un'adolescente e sentirsi anormali, quelle della mia età avevano come massima preoccupazione come abbinare le borse, le scarpe e qualsiasi altra cosa.. mentre io? io mi trovavo a combattere contro dei cacciatori, contro a delle verità che dovrei sapere, un passato incerto, il nogitsune e chi più ne ha più ne metta.

Mi alzai controvoglia, non sarei più riuscita a dormire con la testa così piena, magari, se avessi fatto un bel bagno mi sarei rilassata, non era come dormire ma almeno avrei alleviato lo stress.

Dopo quella che doveva essere un'ora uscii finalmente dal bagno, pulita e rilassata. Come avevo già pensato un bel bagno rilassante mi aveva fatto più che bene, mi sentivo calma e, per ora, priva di pensieri.

Sorridendo andai verso l'armadio e presi il cambio: un top nero, una felpa larga e con la cerniera con lo stemma della nasa, un pantalone mimetico scuro e delle semplici scarpe da ginnastica.

Quella mattina non avevo molta voglia di truccarmi, motivo per cui misi solo correttore e blush. Presi il cellulare e per poco non mi strozzai, mancavano esattamente dieci minuti al suono della campanella e dire che le ragazze mi tartassavano di messaggi era poco.

Presi le mie cuffie e corsi velocemente giù, una volta preso lo zaino non controllai nemmeno se mia madre fosse lì, non sarei andata io da lei questa volta e in più avevo validi motivi per non fermarmi.

«Kira?» dissi con il fiatone mentre stavo letteralmente correndo, Kira e le altre mi stavano tartassando di chiamate mentre i ragazzi, fortunatamente, sai limitavano ai messaggi.

«dove diamine sei?!» «calmati tigre, ho fatto tardi perché sono stata molto tempo in vasca..» dissi semplicemente attraversando poi la strada, una volta fatto mi accorsi di una moto che si stava man mano fermando «hai mandato Scott?» «SI, SBRIGATI PRIMA CHE TI MANGI CON IL RISO.» detto questo riattaccò.

Risi scuotendo la testa e avvicinandomi al ragazzo «tenga madame» feci la linguaccia e poi mi misi dietro di lui stringendolo, Scott si vantava si essere un alfa responsabile e poi guidava come un ubriacone.

In men che non si dica arrivammo a scuola e quindi scesi dalla moto passandogli il casco «fai cagare nella guida.» dissi onesta camminando al suo fianco per raggiungere gli altri.

«si, ma almeno io ho la patente, mi farei due domande, amore» presi lo zaino sbattendoglielo dietro alla schiena, in tutta risposta ricevetti un'altra linguaccia.

Arrivammo agli armadietti e notai con gran sorpresa che il branco non c'era «sono fuori nel campo, andiamo?» disse Scott capendo il mio stato confusionale, in tutta risposta scossi la testa «preferisco posare i libri, nel caso ci vediamo in classe, okay?» il ragazzo annuii per poi andare via.

Una volta che rimasi sola mi avvicinai al mio armadietto prendendo tutto quello che mi serviva e posare quello che invece no, a dirla tutta non era nemmeno quello il motivo per cui ero rimasta lì.

Quando Scott era entrato nel parcheggio mi ero guardata attentamente attorno per vedere la jeep e, non vedendola ancora, avevo deciso di “aspettarlo”.

Passarono tre minuti ma di lui non c'era nessuna traccia e, ormai sicura che non venisse, decisi di andare dagli altri. Se avessi aspettato di più avrei ricevuto il quarto grado da tutti i presenti.

Mentre passavo accanto ad una specie deposito per palloni, scope e cose del genere, una mano mi afferrò il braccio per poi portarmi in questa specie di stanzino.

Stavo per cominciare a gridare quando la mano andò a premere contro le mie labbra, la paura prese il possesso di me e cominciai a scalciare e a spingerlo, o spingerla, via.
«shhhh, diamine che maniere, sono io, Stiles!» appena sentii quelle parole mi rilassai visibilmente, in verità ero ancora molto tesa, magari anche più di prima.

Cosa mi assicurava che fosse il vero Stiles? niente.

The Doubt Entirely [Stiles Stilinski]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora