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Feci un respiro profondo mentre con la mano sinistra stringevo la siringa con il veleno di kanima, avevamo deciso di mettere in atto il piano proprio ora anche perché era l'unico momento in cui eravamo sicuri di incontrare il nogitsune.

Dico sicuri perché quest'ultimo ci aveva dato ventiquattro ore e come punto di incontro il campo di lacrosse, fortunatamente quel giorno la scuola sarebbe stata chiusa per un guasto elettrico, sicuramente causato da lui.

Una mano si appoggiò sulla mia schiena e mi rilassai leggermente, con me erano venuti anche Derek, Peter e Scott.

«qualsiasi cosa succeda, attenetevi al piano.» una volta detto questo aprii la porta che dava alle grate. Quando la porta fu aperta mi sarei immaginata di trovarmi di fronte appunto le grate e poi il campo di lacrosse, ma non fu così. Il posto che mi trovai di fronte era la mia cameretta.

«ma cosa.. lo vedete anche voi ragazz-» mi voltai in dietro ma non trovai nessuno se non un muro violetto. Indietreggiai guardandomi in torno, quando ero bambina amavo i colori come il viola o il rosa e amavo alla follia i peluche, ma con il tempo è cambiato tutto, i peluche mi inquietavano e il viola mi metteva un po' di nausea.

«stanno litigando..» mi voltai verso alla finestra e vidi due bambini con lo sguardo puntati al cielo. Il bambino aveva i capelli ricci piuttosto ribelli, la bambina invece aveva un lunga coda di cavallo anch'essa riccia. Anche da seduti era possibile vedere la differenza di altezza che già c'era.

Sorrisi guardando quella scena, eravamo entrambi molto legati, e mi mancava da morire.
«sai che se fanno così loro devon..» «si, lo so.» abbassai la testa consapevole che due bambini di quell'età non dovevano sapere cosa fosse il divorzio, nemmeno per scherzo.

«tu sai perché litigano?» «io..» «perchè non mi dici mai niente? perché? che sta succedendo?.. TROY DIMMELO!» solbazai sentendo come quel grido finale fosse così strano, era come se le emozioni mi fossero state strappate dal petto.

Alzai lentamente la testa, giusto il tempo di vedere gli occhi cambiare colore e il ragazzino indietreggiare spaventato. Portai le mani all bocca mentre i miei occhi si riempiono di lacrime, dovevo andare assolutamente via da lì.

Mi voltai verso la porta ancora con le grida strazianti in sottofondo, l'aprì correndo via.

Il posto ancora una volta si deformò, ma questa volta mi mostrò la realtà: il campo.
«ragazzi! tutto bene?» corsi verso di loro e subito venni accolta da un abbraccio da parte di Peter, una volta che ci staccammo cominciammo a guardarci in torno alla ricerca di quel mostro, ma nulla.

«se non è qui sta arrivando, quello che abbiamo visto non era un caso.» annuii alle parole di Derek, stava arrivando.

POV STILES
Mi alzai di scatto innanspando alla ricerca di ossigeno, guardai attorno notando di stare in un ospedale. Camminai lungo tutta la sala di attesa, fino ad arrivare avanti ad una stanza.

Con le mani tremanti aprii la porta e una figura piuttosto debole stesa sul letto mi accolse. I capelli scuri cadevano disordinatamente sulle spalle mentre gli occhi cercavano qualsiasi distrazione pur di restare aperti, una mano magra era appoggiata sulla pancia mentre l'altra cadeva lungo al fianco debolmente.

Mi avvicinai lentamente e in un batter d'occhio i suoi occhi marroni e pieni d'amore erano incastrati nei miei.

«mamma..» la donna mi regalò un piccolo sorriso allungando poi la mano alla ricerca della mia, una volta che la prese se la portò all'altezza del cuore «Stiles..» cercai di trattenere le lacrime, la sua voce era una delle mie melodie preferite.

«Stiles, non piangere, sto bene! tra un paio di giorni andremo a casa!» sgranai gli occhi stringendola poi in un forte abbraccio, mi è sembrato di non averne uno da anni.
«sono così felice! appena sarai fuori da qui andremo con papà e Scott a fare un giro, andremo a mangiare la pizza! a te piace la pizza. Dio, lo sai che sembrano passati anni? ti devo raccontare moltissime cose! ahhhhhh, ti amo mamma, sono felicissimo.”

Con un sorriso e ancora le lacrime portai lo sguardo sul muro, qui mi cadde l'occhio sull'orologio. Ciò non era strano, bensì era strano il fatto che non riuscissi a leggere l'ora.
«cosa c'è che non va?» «mamma.. non riesco a vedere l'ora..» portai uno sguardo confuso su di lei, specialmente quando cercò di nascondere le mani sotto al lenzuolo.

Le afferrai una mano delicatamente «che c'è? che hai? ma aspetta.. una, due, tre, quattro, cinque e.. e sei.» mille ricordi su vari incubi cominciarono ad offuscarmi la vista, e con essi mi venne in mente un nome: nogitsune.
Staccai velocemente le mani dalla sua facendola poi ricadere sul fianco «cosa fai.. dammi la mano Stiles, resta con me.»

Indiedreggiaia sorridendo tristemente, le lacrime presto ricominciarono a bagnarmi le guance «lo vorrei sul serio anche io mamma, mi sei mancata cosí tanto.. così tanto che quando te ne sei andata se ne è andata via la parte più bella di me. Avrei voluto avere un momento madre e figlio, ti avrei voluto raccontare del mio amore, di come faccio arrabbiare papà e così via. Ma tu non sei reale.. tu non sei reale e per quanto io posso amarti e provare una profonda mancanza, non è questo il mio posto.»

mi voltai verso la porta e con ancora lei  che mi chiamava in sottofondo,  pregandomi di restare, andai via. Per la seconda volta quel giorno, settimana, mese o chissà, mi era sembrato di perdere nuovamente mia madre.

Chiusi un'attimo gli occhi e una volta che li riaprii notai di trovarmi nel corridoio della scuola, un po' spaesato mi guardai intorno e quando qualcuno andò sbattere contro la mia spalla tornai con i piedi per terra.

«ma.. cazzo, mi sono dimenticato della scuola!» aggiustai lo zaino improvvisamente diventato pensante e mi diressi all'armadietto, non volevo credere di essermi dimenticato di una cosa così importante.

«Stiles!» posai le cose che non mi servivano per poi voltarmi, nemmeno il tempo di parlare che una chioma biondo fragola mi venne addosso baciandomi a fior di labbra. Però, invece di ricambiare, sbattei le palpebre confuso da quella scena. La ragazza sentendo che c'era qualcosa di strano si staccò accigliata «tutto bene?» mi grattai dietro alla nuca guardandomi ancora in torno «io.. non ricordo di essere venuto fin qui onestamente, magari mi avrà fatto male qualcosa che ho mangiato o bevuto.. fatto sta, sento di ver dimenticato qualcosa..»

Fece un sorriso sgembo dandomi un'altro bacio, questa volta leggermente più approfondito. Pochi istanti dopo si staccò avvicinandosi all'orecchio «l'unica cosa che hai dimenticato sono i vestiti a casa mia..»
detto ciò andò via lasciandomi come un pesce lesso vicino all'armadietto.

POV ROSE
Le luci si accesero improvvisamente facendomi solbazzare, lanciai una rapida occhiata ai tre e vendendo i loro sguardi dedussi che stavano pensando propio a quello che stavo pensando io.

«che bello, ti sei portata dietro i cagnolini?» mi voltai dall'altro lato e finalmente lo rividi, i sentimenti che provavo in quel momento erano contrastanti; da un lato ero felice perché avevo rivisto nuovamente il volto del ragazzo ma dall'altra ero davvero molto triste e arrabbiata, la consapevolezza che quello non fosse più Stiles era un secchio d'acqua fredda.

«basta con i scherzi, vuoi combattere? combattiamo.» dopo neanche dieci secondi dall'entrata entrarò il resto del branco.

Il nogitsune ghignò e nemmeno il tempo di poter controbattere che mi spinse dall'altro lato del campo, il combattimento stava iniziando.

~manca poco alla fine della storia, non sto piangendo, giuro.

The Doubt Entirely [Stiles Stilinski]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora