5장: bloccati

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Mentre camminava, sentiva la gola secca, le sue mani erano sudate e le passava sul pantalone di stoffa mentre le orecchie di Chan fischiavano. Stava seguendo i due agenti della polizia dentro casa, non sapendo se volessero andare nella sua camera o nel salone. Semplicemente sentiva il cuore battere forte e gli girava la testa, era quasi come se non riuscisse ad attirare ossigeno nei suoi polmoni. I suoi pensieri stavano vagando, alle possibili domande che gli avrebbero potuto fare. Non voleva finire in prigione, non voleva dare la soddisfazione a quel insegnante e non voleva neanche deludere la sua famiglia. Eppure, non poteva negare il fatto che era stato compiuto e che lui aveva aiutato ad occultare le prove. Doveva pagare in qualche modo il suo peccato.

«Si accomodi qui, Bang Christopher Chan.» La voce maschile roca al suo lato sinistro parlo, Chan annuì mordendosi il labbro. Non gli piaceva quando usavano il suo nome completo, lo rendevano nervoso perché nonostante fosse suo lo aveva sentito usare solo in contesti negativi.

«Dobbiamo solo farle qualche domanda, riguardo a ieri sera.» La donna lo guardò accomodarsi, mentre si sistemava la camicia bianca cercando di non muovere troppo il piede per non mostrare agitazione. Con calma alzò lo sguardo sui due poliziotti.

«Ero alla festa di benvenuto.» Disse scandendo con calma le parole, doveva controllare la tonalità. Non avrebbe dovuto balbettare, non avrebbe dovuto mostrarsi nervoso. Solo così avrebbe fatto credere a loro che lui era innocente.

«Lo sappiamo. Ma sappiamo anche che lei e i suoi amici siete andati via prima del dovuto.» Chan annuì con calma, era normale che lo sapevano. Si stava dicendo per tranquillizzarsi, anche sua madre l'aveva visto, «Posso chiedere dove siete andati?»

«Quella di ieri sera era una festa di benvenuto per dei ragazzi che si sono trasferiti da poco. Io e i miei amici abbiamo deciso che potevamo fare conoscere qualche punto di riferimento per non farli perdere.» Ingoio la sua saliva, poi spostò lo sguardo sul poliziotto maschio, «Siamo prima andati a casa dei signori Han.»

«Per prendere una felpa perché Han Jisung aveva freddo, giusto?» Chan annuì sentendosi nervoso, «Han Jisung ci ha detto la stessa cosa, questa mattina. Poi? Può continuare a spiegare cosa avete fatto?»

«Siamo andati a casa Hwang, per prendere qualcosa da bere.» Le autorità di polizia si guardarono e poi annuirono, «Poi siamo andati in un parco giochi qui vicino. Si può arrivare sia da casa Han che da casa Hwang.» Non stava mentendo era vero ed era altrettanto vero che erano andati da Hyunjin, «Così poi siamo andati al parco da casa Hwang e abbiamo mostrato il parco come punto di riferimento. Siamo stati lì e abbiamo parlato per un po'.»

«Poi cosa avete fatto? A che ora siete rientrati? Non ha visto nulla di strano?» Chiese la donna, Chan la osservò. Era seduta composta e lo stava studiando, ma lui emanava una calma con un leggero nervosismo che poteva essere tradotto come agitazione nel parlare con persone come loro. Effettivamente loro vedevano sempre quell'atteggiamento con gli innocenti.

«Io sono rientrato in casa alle tre del mattino, probabilmente gli altri prima. La mia casa è quella più lontana. Sono salito dalla finestra per evitare di dare fastidio alla mia famiglia.» Quello che stava dicendo ora era ancora la verità.

«La storia coincide con la versione di Han Jisung. Non ha visto niente di strano?» Chan scosse il capo, «Nulla di nulla?»

«Eravamo tutti alla festa, sinceramente mi sembra di aver visto tutti.» Ora stava mentendo, perché Do Kyungsoo non c'era.

«Comprendiamo. Grazie per la sua collaborazione e ci teniamo a dirle che abbiamo messo un coprifuoco. Oltre le dieci non possono uscire i giovani, abbiamo avvisato tutti i genitori del quartiere e speriamo che anche lei seguirà le regole.» L'uomo lo guardò, tutti e tre si alzarono con Chan che sorrise.

A Midnight Secret || Jeongchan (Book 1)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora