9장: mendace (Prima Parte)

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Le braccia erano bloccare dietro alla sua schiena, con le mani legate dalle manette di ferro freddo. I suoi passi riecheggiavano assieme a quelli dei suoi amici, Han Jisung dietro di lui che singhiozzava, Seo Changbin che stava cercando di estrarre informazioni alle autorità e Yang Jeongin che era semplicemente in silenzio osservando Chan; il quale non stava facendo nulla se non camminare con le spalle curvate e la testa chinata. Camminare in quel posto, consapevole che avevano commesso un reato e che sarebbero stati puniti per quello che si meritavano; non era facile, anzi il contrario. Bangchan non era una cattiva persona, non aveva mai fatto del male a nessuno, era sempre stato rispettoso verso tutti e aveva sempre cercato di fare del suo meglio. Voleva essere un figlio modello, voleva che la sua carriera non fosse macchiata da un crimine e invece eccolo lì. La persona che i genitori dei suoi amici consideravano la più responsabile e brava che veniva portata in centrale in manette. Però aveva occultato delle prove, prove di un omicidio, e aveva mentito.

«Bangchan-ssi, non ho rivelato nulla.» Esclamò Yongbok cadendo sulle sue ginocchia e piangendo, sembrava così dispiaciuto, «Lo giuro, credimi.»

«Aish, sei una talpa e anche...» Hwang Hyunjin fece un passo in avanti infastidito, ma fece retromarcia quando si ritrovò un'occhiata irritata dal suo stesso amico. Per qualche strano motivo Bangchan era in grado di mostrare un'autorità da leader, leader naturale e non confermato in quel gruppo.

«Alzati, Yongbok-ssi.» Rispose semplicemente mentre si metteva seduto sulla panchina, Leeknow si fermò ad osservarlo. Era cupo, c'erano i suoi pensieri che lo infastidivano.

«Vi sono venuti a prendere a casa?» Chan scosse il capo e notò che anche Jisung fece lo stesso, tranne Jeongin che stava annuendo.

«Stavo andando a casa di Yongbok-ssi per chiedere come era andata.» Spiegò Chan, mentre Jisung si sedeva al suo fianco e parlava: «Io volevo fermare hyung perché avevo letto che Changbin hyung aveva detto che avevano portato dentro Hyunjin.»

«Io stavo dormendo, hanno bussato alla mia camera per portarmi via.» Chan lo guardò, effettivamente indossava un pigiama e i capelli erano scompigliati. Se fosse stata un'altra situazione, sicuramente avrebbero riso per quel fatto ma era una cosa molto seria la loro.

«Se Yongbok non ha detto niente, allora perché siamo qui?» Chiede Seungmin mentre l'australiano si stava asciugando le lacrime, nessuno all'interno di quel gruppo rispose.

Quella era la tipica situazione in cui c'era una domanda senza risposta, non c'era una soluzione per il loro punto di vista. Se Yongbok avesse rivelato la realtà dei fatti, aveva più senso e forse era per questo che alcuni di loro ci volevano credere; ma il fatto era il seguente: nessuno aveva fatto la spia, dunque perché erano lì? Chi li aveva visto quel giorno? Una persona esterna aveva fatto la spia? O sospettavano di loro otto? Se si, perché proprio di loro otto?

«Dobbiamo parlare con tutti e otto.» Entrò la poliziotta nella stanza guardando i ragazzi che erano muti.

«Non parlare noi, avvocato senza.» Disse Hyunjin, Han Jisung e Kim Seungmin si voltarono meravigliati.

«Hai detto una frase composta male, ma intelligente?» Chiesero entrambi meravigliati, effettivamente quella era fin troppo intelligente per il loro amico.

«Che ha detto il vostro amico?» Chiese la donna puntando la pistola ai ragazzi, i quali sussultarono.

«Che non parliamo senza avvocato.» Disse Seungmin ancora sorpreso, la poliziotta sbuffò e dietro di lei si presentò il poliziotto più alto e muscoloso. Con i suoi occhi felini stava studiando la situazione, poi la sua collega. Il braccio muscoloso si tese, la mano di poggiò su quella della donna facendola abbassare.

A Midnight Secret || Jeongchan (Book 1)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora