Chan alzò il capo dal suo libro, i suoi occhi si posarono sulla cornice che mostrava un giovane sé che sorrideva con gli occhi chiusi, una mano sul petto e i suoi amici che si erano lanciati sul suo corpo per essere presenti nella foto. Erano giovani, avevano sedici anni ed erano passati sei mesi da quando si erano conosciuti e Chan non aveva la minima idea di quanto sarebbero stati importanti per lui. Il ragazzo spostò lo sguardo con calma verso la porta della sua camera, era stato interrotto da sua sorella che aveva bussato alla porta. Era appoggiata sulla soglia con le braccia congiunte, lo stava studiando e sorrise quando i loro occhi si incontrarono.
«Ti va se andiamo a prenderci un gelato?» Chiese la giovane, le dispiaceva vedere suo fratello giù di morale.
«Non posso, sono in punizione.» Non aveva neanche il cellulare con sé, «Non ho neanche il cellulare.»
«Ho notato, non mi rispondevi. Dunque, quanto è grave la situazione? Mamma non parla con te, tu non lo fai con lei.» Hannah chiuse la porta alle sue spalle e si accomodò sul letto del fratello, «Non è nulla che si possa sistemare?»
«Se la smettesse di voler tenere tutto sotto controllo, la situazione si potrebbe sistemare.» La sorella si lasciò distendere sul letto sospirando, «Questa mattina ha dato di matto per niente.»
«Si è solo preoccupata.» Provò a giustificarla, «È nostra madre e più che comprensibile che si sia spaventata.»
«Comprendo, ma quella scenata? Il sequestrarmi le cose? Il non volermi fare uscire? Io comprendo la preoccupazione, ma questo è troppo. Non sono più un bambino. Non può tenere tutto sotto controllo.» Hannah annuì mettendosi seduta, guardandosi intorno alla stanza, «Tu come fai a non litigarci?»
«Ci litigo, solo meno spesso di te.» Rise mettendosi con le spalle diritte e un sorriso orgoglioso, «A proposito, perché fumi?»
«Non lo faccio!» Mentì guardando la sorella e iniziando a disegnare sul quaderno, «Te lo giuro.»
«Ti ho visto fumare, non devi mentire con me.» Gli spiegò e Chan si tornò di nuovo ad abbassare la testa, «Ti ho visto sul terrazzino ieri notte, perché non riuscivi a dormire?»
«Pensieri di troppo, tu perché non dormivi?» Rivolse la domanda alla sorella, che come risposta afferrò il cuscino lanciandolo al più grande, «Ehi, cosa? Mi hai fatto male!»
«Quando ti sei arrampicato, sei come un elefante in una cristalleria. Hai fatto troppi rumori, pensavo ci fossero dei ladri poi ho visto che eri solo tu. Solo tu!» Chan si ritrovò ad abbassare la testa e ridere, «Aish, io volevo dormire tranquilla e poi vieni tu come un elefante e ti arrampichi. Sei vecchio per queste cose, sai? Pensavi pure di passare inosservato.»
«Parla quella che sette notti fa, per andare in bagno, non ha aperto la porta ed è caduta a terra creando un boato assurdo.» Rispose Chan lanciando il cuscino a sua volta.
«Non indossavo gli occhiali e almeno erano le sei del mattino.» Urlò lanciando quel povero cuscino di nuovo al fratello, il quale lo ricevette in pieno viso gemendo dal dolore, «No alle tre di notte.»
«Ti devo ricordare che due settimane fa ti sei arrampicata nella stanza sbagliata? La mia?» Rispose lanciandolo di nuovo, Hannah finì distesa sul letto con il cuscino sul petto, «Cosa c'è? Non hai più niente da dire? No, perché potrei spifferare a papà e la stima che ha in te...»
«Non osare.» Urlò saltando sul letto e mettendosi seduta sulle ginocchia, puntando il dito contro il più grande che ora stava ridendo con la sua risata asmatica.
Hannah lo stava ancora studiando, ma non comprendeva che lei era sempre in grado di farlo ridere di gusto. Non lo sapeva neanche lui come, ma Hannah era molto allegra e adorava mettersi a vicenda in difficoltà; quindi il loro rapporto era un costante punzecchiarsi rendendo le loro conversazione caotiche.
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A Midnight Secret || Jeongchan (Book 1)
FanfictionMezzanotte. I segreti possono essere ben tenuti solo quando le lancette dell'orologio superano il numero dodici. Però per far sì che restino nascosti, le persone coinvolte devono esserne capace. Chan ne sa qualcosa, ma il destino vorrà che alcuni d...