Chan non riusciva a dormire, Seungmin gli aveva detto che la prossima tappa era a Gyeongju. Anche qui, l'aveva sentita nominare più volte. Era denominata la città della cultura, era una città piena di arte sotto il tetto del cielo. Non aveva mai pensato di visitarla, ma gli piaceva come idea. Anche se lo rendeva nervoso, prendere di nuovo il traghetto e poi l'autobus per andare in un nuovo posto. Non sapere dove alloggiare o cosa avrebbe fatto. Nonostante all'inizio pensasse che fosse un'esperienza ancora più magica, non sapere dove andare o cosa fare, ora si sentiva teso. Non perché non riusciva a riposare bene, in realtà in quella settimana era riuscito a dormire anche più del solito. Era la prima notte che non riusciva a dormire.
La porta della veranda si aprì, cigolando e quando Chan voltò il capo si ritrovò a guardare Jeongin. Aveva un espressione dolorosa, come se quel rumore gli avesse fatto male. Quando aprì gli occhi si meravigliò nel trovare Bangchan lì, il quale mosse la mano con l'angolo sinistro del labbro alzato. Si pietrificò sulla soglia, pensando a cosa fare.
«Non andare, me ne vado io.» Si mise subito in piedi, non erano mai rimasti solo loro dopo quella decisione. Era come se avessero paura di quello che sarebbe potuto accadere.
«No, no. Puoi restare.» Fece dei passi in avanti, Chan notò un pacco di patatine ed una bottiglia piccola di thè al limone, «Mi puoi farmi compagnia, se ti va.»
Jeongin chiuse la porta e camminò verso Bangchan, il quale era ancora in piedi e lo stava guardando. Il minore si fermò proprio di fronte a lui, il viso basso. Sentiva i capelli vicino al suo naso, gli facevano il solletico, ma sentiva il suo dolce odore di bergamotto. Il minore si sedette subito con le gambe incrociate, senza alzare la testa tolse il tappo alla bottiglia ed aprì il pacco di patatine.
«Il cielo qui si vede proprio bene. Riesco a vedere anche Giove» Chan si spostò per lasciare la visuale al minore, il quale si mise una patatina in bocca ed indicò un punto luminoso, «Quella lì.»
L'australiano si lasciò cadere a fianco del minore, osservando Giove in silenzio. Quel silenzio tra i due ragazzi veniva interrotto solo da Jeongin che stava mangiando, da quelle patatine che si era portato con sé, Chan era felice perché per tutto il giorno non aveva toccato niente. Non mangiava da tanto, quindi veder toccare qualcosa era un sollievo.
«Una volta andai in campeggio con papà, fu la prima volta che vidi Giove brillare così tanto come oggi.» Il minore voltò il capo osservando il ragazzo, in silenzio mentre sul suo volto si creare un'ombra di malinconia, «Fu il fine settimana dopo che il mio insegnante di storia delle elementari, mi disse che non avrei concluso nulla nella vita e che sarei stato un criminale. Credo che niente al mondo mi abbia fatto sentire più sbagliato, che ricevere quelle parole. Ricordo che per tutta la settimana pensai a quello che mi aveva detto, pensai che aveva ragione. Non portavo nulla di buono con me.» Quelle parole pesanti si fecero spazio tra loro, «Papà mi portò in campeggio e mi disse che esistevano altri pianeti oltre la terra e Giove, che noi non riusciamo a vedere. Ma questo non significa che siano pianeti cattivi o mediocri o di cui ci dobbiamo importare di meno. Disse che solo perché noi non riusciamo a vedere il loro potenziale, non dobbiamo pensare che siano inutili o che debbano fare una fine orrenda.» Non aveva mai raccontato a nessuno di quell'aspetto della sua infanzia, strinse le gambe al suo petto, «Mi ha detto che delle parole non possono tracciare il mio destino, ma ogni volta che succede qualcosa io penso a quel insegnante e mi chiedo se effettivamente non abbia ragione. Credo che sia solo questione di tempo, prima che le sue parole diventino reali. Per questo ho paura, per questo mi allontano dalle persone a cui mi affezione. Ho paura di deludere, nel momento in cui prenderò la strada sbagliata. Papà mi disse che parole come quelle erano state dette con rabbia da qualcuno che probabilmente non doveva prendere il posto di insegnante perché non può dire ad un bambino qualcosa del genere. Segnando in questo modo la sua vita. Mi ha chiesto di non pensarci troppo, ma io ci penso troppo spesso.»
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A Midnight Secret || Jeongchan (Book 1)
FanfictionMezzanotte. I segreti possono essere ben tenuti solo quando le lancette dell'orologio superano il numero dodici. Però per far sì che restino nascosti, le persone coinvolte devono esserne capace. Chan ne sa qualcosa, ma il destino vorrà che alcuni d...