Era passata una settimana da quando Chan e i sette ragazzi erano stati portati dalla polizia, non avevano avuto alcuna visita da parte di poliziotti e questo iniziò a tranquillizzare sempre di più il ragazzo biondo. Anche se era curioso di sapere come stavano andando le ricerche, se c'era una pista che stavano seguendo. In qualche modo voleva giustizia per quel ragazzo, perché nessuno meritava di fare quella fine; eppure non si stava parlando da nessuna parte, era come se ogni traccia fosse scomparsa.
In casa Bang l'atmosfera si era tranquillizzata, sua madre finalmente si rivolgeva a lui e parlavano. Certo, Chan sentiva ancora la tensione tra di loro ma era certo che fosse solo questione di giorni. Una mattina si sarebbe svegliato e sua madre sarebbe tornata normale come sempre, come se tra di loro non fosse mai successo niente. Non capiva come facesse, ma anche lui aveva quell'abilità di dimenticare nell'immediato quello che gli era stato fatto. Per esempio, se non fosse stato per sua madre che lo trattava ancora con superficialità, Chan si sarebbe comprato normalmente. Non riusciva a tenere il broncio a lungo, anzi finiva davvero nel giro di poche ore e durava un giorno solo se era qualcosa che lo aveva ferito nel profondo. In effetti sua madre aveva detto cose molte toste, ma la rabbia verso di lei era durata un giorno e per lui andava bene così. Non riusciva ad essere arrabbiato con qualcuno a cui voleva bene.
Un'altra cosa strana era successa quella settimana, i tre ragazzi non li consideravano minimamente. Stavano alla larga da lui e dal suo gruppo di amici, questo l'aveva colpito; eppure riusciva a comprendere le loro motivazioni. Eppure non era quello che era strano, ma il modo in cui Jeongin lo evitava. Evitava il suo contatto visivo, di mostrare il suo viso e tendeva a coprirsi sempre. Chan si incuriosì per quel modo di nascondersi, come se si vergognasse di qualcosa. Non c'era quasi mai a pranzo e il ragazzo iniziò a insospettirsi che qualcosa non andava.
Non doveva essere facile per lui, Chan comprese che probabilmente dopo quell'evento non se la stava passando bene. Neanche lui poteva dire che fosse facile, non contando i suoi professori e compagni di classe che gli avevano mostrato vicinanza sia nei suoi confronti che in quelli dei suoi amici. Fuori giravano voci su loro otto ed iniziò a temere che Jeongin stesse avendo la peggio tra quei otto ragazzi. Non si riusciva a togliere dalla mente la scena della settimana prima, dove Jeongin era stato preso di mira dai suoi compagni di classe. Era preoccupato.
Così progettò un piano. Non disse nulla ai suoi amici, fu tutto frutto delle sue notte insonne. Però Chan non riusciva ad essere tranquillo, aveva bisogno di parlare con il più giovane.Quindi disse ai suoi amici che li avrebbe raggiunti più tardi alla mensa e si appostò fuori alla classe A-7, quando la campanella suonò i ragazzi iniziarono ad uscire e si ritrovarono a guardarlo sussurrando parole; ridendo di lui. Non sapeva precisamente cosa trovassero di divertente, ma lasciò cadere la situazione perché a lui interessava di una sola persona ed era unicamente Yang Jeongin.
Infine un ragazzo dalle gambe lunghe e andatura insicura uscì dalla classe, aveva il capo abbassato e i capelli neri gli coprivano il viso che tendeva verso il basso. Le mani erano nelle tasche e le spalle erano incurvate, iniziò ad andare diritto quasi come se non si fosse accorto della presente di Chan. Il quale allora afferrò il suo polso tirandolo indietro. Le dita del più grande si erano avvolte in quel polso e la mano di Jeongin scivolò fuori dalla tasca, i passi del minore si fermarono. Continuò a guardare un punto indefinito davanti a sé, Chan fece scivolare la sua mano in quella del piccolo e si avvicinò a lui. Lasciò andare la presa solo quando fu davanti a lui, con quel corridoio ormai vuoto.
Erano solo loro.
Uno di fronte all'altro.
Chan che cercava il contatto visivo con lui. Jeongin che evitava di alzare la testa.
«Volevo parlarti.» Sussurrò, sapeva che non c'era bisogno di usare la voce. Erano così vicini, riusciva a sentire il respiro di Jeongin sul suo collo.
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A Midnight Secret || Jeongchan (Book 1)
FanfictionMezzanotte. I segreti possono essere ben tenuti solo quando le lancette dell'orologio superano il numero dodici. Però per far sì che restino nascosti, le persone coinvolte devono esserne capace. Chan ne sa qualcosa, ma il destino vorrà che alcuni d...