Chan stava guardando il soffitto, le gambe strette al petto, la testa appoggiata sul muro e gli occhi socchiusi. Le sue labbra erano serrate e stava muovendo la mano mentre pensava. Non si pentiva della sua scelta, come poteva? Doveva tenere al sicuro i suoi amici e quei tre ragazzi, doveva prendersi lui le loro responsabilità. Alla fine lui era la persona che meritava quella fine, per quello che aveva fatto in passato, per ciò che era. Meritava di essere punito per i suoi errori ed allontanarsi da quei ragazzi per proteggerli, anche se quei quattro giovani erano i suoi migliori amici e gli avevano salvato l'esistenza. In particolare quel giorno che tanto Chan malediceva, il giorno in cui aveva conosciuto Han Jisung: era stata la scelta che gli aveva provocato conseguenze migliori, anche se ora si trovava lì dentro. Era felice di averli conosciuto.
«Prigioniero Bang, mi segua.» La poliziotta di prima entrò nella cella, questa volta aveva i capelli legati e una matita infilata tra i capelli. La guardò avvicinarsi a lui ed afferrarlo per il braccio, si sentì strattonare, «Vi sto odiando a voi ragazzi, vi state prendendo gioco di noi.»
«Qualsiasi cosa hanno detto, non è vero.» Disse mentre fu tirato per muovere i piedi più in fretta, quella donna guardava diritto davanti a lei senza spostare lo sguardo su di lui, «Mi ha sentito?»
«Non hanno detto niente, non collaboreranno se lei non uscirà dalla prigione e io so che non è stato solo lei.» Chan saltò sul posto per non inciampare, i suoi amici non avevano parlato, «Vi metterei tutti dentro, lo giuro.» Chan si ritrovò spinto dentro una stanza, il corpo era a terra e guardò la porta chiudersi. Poi delle mani fredde si poggiarono sul suo viso, Chan spostò gli occhi incontrò Jeongin che stava piangendo.
«Perché l'hai fatto?» Chiese mentre Jisung si accostava controllando che stesse bene.
«Non vi meritate di stare dentro.» Sospirò liberandosi dalle lunghe dita di Jeongin e fermando le mani di Jisung, che stava piangendo, «Sto bene, è una mia scelta.»
«Ma non è una scelta giusta, dovrei finire io dentro. Non tu.» Sussurrò coprendosi il viso, «Non puoi prenderti una colpa del genere.»
«Non è stata una scelta difficile, tu meriti più di me di non stare dentro.» Lo rassicurò, «Mi farò portare di nuovo dentro, quindi evitate di farmi tornare fuori.»
«Non puoi, abbiamo detto alla polizia che hai mentito.» Seungmin parlò questa volta, ritrovandosi uno sguardo sconfitto da parte del più grande. Non poteva credere che lui aveva provato a metterli al sicuro e loro si fossero rovinati con le loro stesse mani.
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Una cosa che sicuramente non avevano insegnato alla poliziotta, era portare pazienza. L'uomo in divisa alla sua sinistra era tranquillo, osservava il bailamme che si era creato quando erano entrati; mentre quella donna dopo i primi dieci minuti aveva fatto cade un oggetto di metallo con prepotenza sul tavolo. I ragazzi sussultarono, Felix si fece piccolo indietreggiando e portando con sé Jeongin; il quale afferrò il braccio di Chan.
«Perché ci hai mentito? Chi è stato?» Chiese al più grande che si sentiva tirare, sapeva che era Jeongin, ma non diede risposta, «Vogliamo restare tutta la sera così? Devo rimettere qualcuno dentro per farvi parlare?» Le voci si iniziarono a levare in aria, stavano dicendo qualcosa ma non si comprendeva. La donna si portò le mani vicino alla tempia sospirando profondamente.
«Lui.» In quella stanza era un casino di voci, tutti i ragazzi stavano parlando uno sopra all'altro per raccontare la loro versione.
«Io non volevo andare con loro.»
«Io ho detto a Yongbok-ssi che doveva essere più disponibile.»
«Leeknow hyung ha avuto una pessima idea.»
«Era meglio che non ci andavamo.»
«Volevamo solo mostrare il quartiere.»
«Hyung avuto Chan ha idea questa.»
«Sembravano così spaesati.»
«Fatto mi ha Han camicia sulla bevanda la versare.»
«Mi hanno fatto credere che ci fosse un ape.»
«Volevamo solo essere gentili.»
«Sono dei criminali.»
«Ya! Yongbok-ssi, ti ho detto che non siamo criminali.»
«Invece si, anche loro lo pensando.»
«Se tu dici così, è normale che lo pensano. Idiota!»
«Criminali siamo agenti non.»
«Invece sì.»
«Ya, Yongbok-ssi!»
«Chiudi la bocca.»
«E sono anche prepotenti.»
«Yongbok-ssi pensava che fossi anch'io un criminale.»
«Invece pensava che io mi fossi trasferito per la protezione civile.»
«Mi avete dato questa impressione.»
«Nulla abbiamo non fatto.»
«Nulla di proposito.»
«Tranne bere.»
«Zitto, Seungmin-ah noi non possiamo ancora farlo.»
«Aish, finiremo in prigione anche per questo!»
«Ya, yongbok-ssi.»
«Jisung-ssi smettila di chiamarmi così.»
«Potete volete se lui mettere dentro solo.»
«Hyunjin!» Gridarono Changbin e Seungmin, non che fossero gli unici ad averlo capito ma Chan stava cercando di capire perché stavano facendo questo. Perché avevano detto alla polizia che lui non era il vero colpevole.
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A Midnight Secret || Jeongchan (Book 1)
FanfictionMezzanotte. I segreti possono essere ben tenuti solo quando le lancette dell'orologio superano il numero dodici. Però per far sì che restino nascosti, le persone coinvolte devono esserne capace. Chan ne sa qualcosa, ma il destino vorrà che alcuni d...