63장: un regalo

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Jeongin era talmente preso nel suo studio del brano, che neanche si accorse che Chan era andato lì nella stanza per guardarlo. La musica avvolgeva la stanza, erano passate tre ore e non si era dato neanche cinque minuti di pausa. Si bloccava solo per zittire il metronomo e suonare senza di esso, poi si fermava. Faceva cose strane, del genere che diceva le note ad alta voce e si dava il tempo con il pollice e l'indice. Poi lo ripeteva, ma suonando sulla tastiera, per poi riprendere con il metronomo. Finché non appoggiò la matita sulla tastiera e la testa sulle proprie mani, con i gomiti sulle note. Probabilmente gli bruciavano gli occhi e sarebbe stato più che comprensibile, ma doveva ammettere che vedere il giovane talmente impegnato ed avvolto dalla musica era qualcosa di magico e bello. Quando era concentrato era ancora più bello, cosa che Chan non pensava fosse possibile, e i suoi lineamenti diventavano ancora più delicati. Non sorrideva, non fingeva qualcosa che non era, anche perché credeva di essere da solo, e vedere il suo profilo gli faceva sentire una pressione al ventre.

«Aigoo, da quanto sei qui?» Domandò spaventato il minore, una mano al cuore e un piccolo sobbalzo sul posto. Chan sorrise di fronte a quella scena, era così adorabile senza impegnarsi.

«Credo da due ore?» Rispose confuso, era stato talmente avvolto dalla musica e dai suoi pensieri che gli sembrava difficile anche parlare. Aveva pensato tanto, a sé stesso, a Yang Jeongin, a loro, a quello che doveva fare. A come il minore sapesse suonare e fosse troppo severo con sé stesso.

«Non ti ho visto...» Chan annuì abbassando la testa, non riusciva a mantenere un contatto visivo, «Perché sei qui?»

«Ti ricordi che ti dissi che ti avrei voluto sentire suonare?» Il minore si morse il labbro annuendo, «Ho colto la palla al balzo.»

«Potevi venire fra qualche giorno, non subito.» Chan alzò le spalle appoggiando la testa sulle gambe, «Ho fatto molti errori.»

«Volevo vederti studiare. Hai un modo particolare di studiare musica.» Si alzò in piedi ed iniziò ad avvicinarsi al ragazzo, il quale lo stava guardando venire, «Perché ad un certo punto dici le note ad alta voce e ti dai il tempo con le dita?»

«Solfeggio la parte, così so esattamente dove mettere le note.» Chan si sedette vicino al ragazzo, il quale si spostò più in là per dargli spazio. Jeongin indossava ancora la sua felpa, ed era talmente agitato che iniziò a giocarci tirando le maniche fino alle dita della mano.

«Solfeggi la parte?» Domandò confuso, Jeongin annuì ridendo, «Non so cosa significhi.»

«E quello che mi hai visto fare. Non è così difficile come sembra, una volta che hai capito il meccanismo.» Chan annuì, ma era confuso e la sua fronte corrugata lo faceva capire, «Mi aiuta.»

«Sai che quando solfeggi sussurri?» Jeongin annuì ridendo, «Cosa c'è che non va nel brano?» Chiese all'improvviso, il minore smise di giocare con la felpa dell'australiano e si fermò a guardare il pianoforte. Stava pensando ad un modo per spiegare cosa non andava secondo lui.

«Non lo so, credo che la maggior parte del problema siano le pause e dei passaggi in cui esco fuori tempo.» I suoi occhi finirono sullo spartito, note che Chan non riusciva a leggere, «Tipo qui.» Indicò la zona che non lo convinceva ed iniziò a suonare, le sue mani si muovevano esperte sulla tastiera e i suoi occhi erano fissi sulla carta. La melodia sembrava perfetta, nessuna anticipazione o passaggi fuori tempo. Si bloccò sospirando, «Hai sentito? Ho anticipato di poco e mi ha sballato il resto.»

«Sinceramente, non mi sembrava che avessi anticipato.» Jeongin si stava mordendo il labbro, era proprio serio e perfezionista in queste cose. I suoi occhi erano fissi sulla carta, mentre pensava.

«Ti faccio ascoltare con il metronomo.» Sbloccò il suo cellulare, aveva ancora lo sfondo con Chan e il gatto. Il cuore dell'australiano accelerò per alcuni secondi, incredulo, «Ascolta attentamente e non distrarti.»

A Midnight Secret || Jeongchan (Book 1)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora