4 settembre 2016
Un colpo alla porta, Jeongin sussultò dal letto mettendosi seduto. Il cuore gli batteva forte, non solo per il sogno che aveva fatto, ma per lo spavento che gli aveva provocato quel tumulto. Si toccò il viso bagnato, si era svegliato di nuovo piangendo, aveva sognato ancora Chan e il suo corpo reagiva di conseguenza. Svegliandosi con un forte malinconia nella sua anima, un forte dolore al petto.
«Jeongin, per piacere. Svegliati, fra cinque minuti devo andare al lavoro.» Sua cugina si era trasferita con la sua famiglia, aveva trovato un lavoro qui a Seoul e di conseguenza adesso la loro casa era più rumorosa. Soprattutto la mattina. Era abituato a sua madre che se ne andava e la mattinata la passava da solo, senza parlare, mentre ora aveva una costante voce, «Ma come fa zia a svegliarti?» La porta si aprì e la ragazza accese le luci, ritrovandosi a guardare il ragazzo con le guance lucide, «Finalmente, di buon'ora... stavi piangendo?»
«Ho visto un alveare...» Si zittì confuso, non voleva dire quello, «Ho visto uno brutto.» Si morse il labbro colpendo la fronte, di mattina non era proprio in grado di pronunciare parole e anche se si sforzava finiva per formulare male le frasi. Ed ecco perché evitava di proferire parola e ricevere ordini verbali, la soluzione migliore per una persona come lui era un biglietto con tutte le mansioni.
«Hai fatto un altro incubo, ho capito. Muoviti sennò farai tardi a scuola.» Non era un incubo, non era affatto un cattivo sogno. Era l'unica volta che riusciva a vedere Chan, nei suoi sogni, con i ricordi e piangeva perché era triste di non averlo più con sé.
Motivo per cui piangeva, la consapevolezza di chi aveva lasciato andare e di sognarlo ogni notte. Non c'era una sera che non viveva qualche tipo di avventura con lui ed era l'unico motivo per cui andava a dormire, non perché ne sentisse il bisogno o perché sperava che dormendo il primo giorno di scuola venisse in fretta. Anzi, lui non voleva andare a scuola. Non voleva andare a scuola senza i suoi amici, senza Chan. Andava a dormire, anche se tardi, per vedere l'australiano, ridere ancora un'ultima volta insieme. Godersi quei sogni dove stavano ancora insieme, prima che sarebbero scomparsi anche loro e il suo unico momento per fingere che stavano ancora insieme.
Nella realtà non era così, quello lo sapeva bene il suo corpo che perdeva un battito ogni volta che nelle storie usciva il viso di Chan. Ogni volta che per sbaglio sfiorava la parola chan nel suo diario, nella sua mente, ogni volta che vedeva il loro parco, ogni volta che vedeva un libro, ogni volta che leggeva la mezzanotte sull'orologio. L'australiano era in così tante cose, in alcune canzoni, in alcune parole.
Lui era stato la sua prima volta, tante prime volte, eppure non erano mai finiti a letto insieme. Non sarebbe successo neanche se i loro amici non l'avessero interrotti, ma era stata la prima volta che esploravano il corpo di un'altra persona che non fosse sé stesso. Era stato il suo primo bacio, la sua prima cotta rivata, nascosta, la prima persona che gli aveva fatto perdere un battito del cuore con un semplice movimento. La prima persona con cui aveva parlato del suo passato. Avevano raggiunto un momento intimo aldilà della nudità, un'intimità che superava di gran lunga quella del sesso. Anche se non ne poteva essere certo, poiché non erano mai arrivati a tanto, ne era intimamente consapevole, perché scoprire i lati nascosti di Chan, conoscerne le varie sfumature, condividere i propri; aveva permesso loro di raggiungere l'uno l'anima dell'altro, sfiorandone le corde più sensibili.
Si era preparato perso tra i suoi pensieri, come ormai da un mese a questa parte faceva, ed era sceso ignorando la colazione, mettendo le cuffiette e camminando. Non doveva neanche preoccuparsi di sbagliare strada, il suo corpo sapeva bene dove si trovava la scuola. Ed anche se non voleva, quello era il suo primo giorno di scuola ed era terrorizzato. Non aveva nessuno con sé. Quindi con la musica alta, il capo basso camminò finché non alzò gli occhi riconoscendo il passaggio pedonale della scuola. Camminò più avanti finché non decise di fermarsi.
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A Midnight Secret || Jeongchan (Book 1)
FanficMezzanotte. I segreti possono essere ben tenuti solo quando le lancette dell'orologio superano il numero dodici. Però per far sì che restino nascosti, le persone coinvolte devono esserne capace. Chan ne sa qualcosa, ma il destino vorrà che alcuni d...