1장: Preparativi

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Delle mani sporche di sangue toccarono dei capelli biondi, sporcando così anche la fronte; mentre occhi lucidi e vuoti guardavano un punto impreciso davanti a sé. Il cuore batteva forte, eppure mostrava una calma strana. Di fianco si sedette un ragazzo dalle mani colme di terriccio, con le unghie sporca di sangue con gli occhi puntati su un ragazzo che continuava a blaterare ad alta voce parole sconnesse in preda al panico che scuote il corpo del giovane dai capelli color biondo-argentati. Non era l'unico in quello stato, anche altri due ragazzi stavano camminando e blaterando frasi sconnesse ma più a voce bassa. Il cuore di tutti loro batte forte, chi mentre piange, chi non comprendendo bene cosa fosse veramente successo.

«Smettetela!» Gridò una voce maschile, alta e roca. I tre ragazzi si voltarono per guardare quel ragazzo che era appena ritornato, aveva ancora in mano la pala sporca di sangue e terreno, «Dobbiamo parlare.» Disse costringendo il ragazzo che era seduto per terra, con lo sguardo perso nel vuoto, ad alzarsi, «Noi non siamo mai stati qui.»

«In che senso noi non siamo mai stati qui?!» Strillò il ragazzo dai capelli argentati, con le mani bloccate per aria e il volto sporco di terreno che gli copriva le lentiggini.

«Abbassa quella voce, Yongbok!» Lo ammonì il ragazzo dai capelli neri, «Noi non siamo mai stati qui e questa sera a quest'ora, cioè a mezzanotte, noi eravamo in un parco con delle bottiglie di soju.» Diceva con convinzione, voce ferma. Si fermò stringendo le labbra con le sue guance paffute guardando i sette ragazzi davanti a lui, «Noi non abbiamo visto, né fatto niente. Chiaro?» Chiese guardando il gruppo, nessuno riusciva a parlare a dire qualcosa, «Ripeto, è chiaro che noi non abbiamo né visto né fatto niente?» Annuirono con riluttanza, non sapendo come dovevano comportarsi e neanche cosa dire, «Ora vediamo di sbarazzarci delle prove.» Il ragazzo dai capelli ricci e biondi si sentì strattonare all'indietro, una lacrima scese dal suo viso che asciugò creando un'altra macchia di sangue ma seguì il suo amico. Gli altri lo seguirono in silenzio, scossi.

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Degli occhi stanchi neri stavano guardando l'armadio, mentre ma mentre stava pensando a cosa si sarebbe potuto mettere. Il suo braccio destro muscoloso e con le sue vene sporgenti si era appoggiato all'anta dell'armadio, guardando tra i suoi vestiti neri cercando qualcosa da mettere per la festa di quella sera. Una festa di quartiere, per accogliere le nuove famiglie che si erano trasferite da poco e i cui figli avrebbero frequentato la sua stessa scuola il lunedì che sarebbe entrato. Stava giocando con il labbro inferiore, quando trovò una camicia bianca e la tolse dalla sua gruccia piegandola e mettendola sul comodino. Allontanò la camicia dal suo corpo per osservarla meglio, il ragazzo poco convinto si limitò a sbuffare possando la mano sinistra tra i ricci biondi.

«Chan-ah?» Il ragazzo si voltò sentendosi chiamare da una voce maschile a lui familiare, quando si voltò si ritrovò a guardare un viso dalle guance paffute e due grandi occhi familiari, «Secondo te, è troppo?» Domandò mostrando una foto sul cellulare, il ragazzo più grande guardò il suo amico chiedendosi come fosse entrato in casa sua.

«Come sei entrato in casa? Ci sono solo io.» Le sue lunghe dita sfiorarono la mano del ragazzo, afferrando il telefono per poi accomodarsi sul suo letto.

«Forse mi sono fatto una copia delle chiavi di casa tua.» Chan alzò la testa di scatto, guardando il suo amico in modo infastidito.

«Han Jisung, in che senso ti sei fatto una copia delle chiavi di casa mia? Almeno hai chiesto il permesso a mia madre?» Urlò facendo stringere il ragazzo nelle sue spalle, «Jisung-ah... dammi immediatamente le chiavi.» Il giovane bofonchiò estraendo le chiavi dalla sua tasca e posandole sul palmo della mano di Chan, il quale semplicemente sbuffò per mostrare il suo disappunto verso quel comportamento, «Ti insegno una cosa: anche se con una persona hai confidenza, molta confidenza, non puoi decidere tu se farti le copie delle chiavi di casa sua.» Han Jisung gli fece il verso accomodandosi sulla sedia vicino alla scrivania, «Amico, lo dico per te. Potresti finire in guai seri.»

A Midnight Secret || Jeongchan (Book 1)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora