Non aveva dormito così bene, o forse era meglio dire che non aveva affatto dormito se non per un'ora prima di essere svegliato da suo padre per andare a pescare. Chan ci aveva provato, ma la sua mente vagava in infiniti spazi finendo sempre e comunque a Jeongin. Non riusciva a levarsi dalla testa come si era alzato e fosse andato via, gli occhi lucidi di chi era stato ferito dalle sue parole. Non poteva negare che si sentiva male per averlo trattato in quel modo, aver mentito a lui solo perché aveva paura. Era terrorizzato da quello che provava, non sapeva come gestire le sue emozioni. I suoi pensieri erano contraddittori: da una parte voleva baciarlo, dirgli che gli piaceva così che tutti i dubbi che aveva avrebbero affrontato la realtà; dall'altro aveva paura di essere rifiutato e fare finire in un modo ingiusto la loro amicizia. Eppure sapeva che non era giusto fingere che tra di loro c'era amicizia, quando per l'australiano era qualcosa in più. Era da egoisti quello che voleva fare, come era da codardi scappare dai propri sentimenti.
Per tutta la sera aveva pensato intensamente a tutto questo, ricordando come durante quella vacanza si fossero avvicinato sempre di più e gli era così tanto piaciuto. Le lacrime scendevano sul suo viso mentre pensava a quanto era felice ed era stato bene. Così tante lacrime che alla fine l'avevano stancato.
Alla fine era riuscito a dormire, dopo che aveva pianto per ore con tanto di mal di testa. Il giorno seguente si era svegliato con gli occhi gonfi e rossi, la sua famiglia non gli aveva fatto alcuna domanda del perché sembrasse avesse pianto tutta la notte. Eppure Chan aveva visto come sua sorella lo aveva guardato preoccupato, sua madre sul punto di arrabbiarsi con lui ma che stava cercando di trattenersi e suo padre semplicemente che gli parlava dolcemente senza dargli troppa fretta. Odiava essere finito in quella situazione, addormentarsi con le lacrime non gli era mai piaciuto e non credeva che sarebbe mai successo per una ragazza; cosa più strana era che era successo per un ragazzo che gli piaceva e non sapeva come gestirlo.
Il mondo sapeva proprio come sorprenderlo.Mentre si metteva nell'automobile, vide passare Jeongin e per un secondo i loro occhi si incontrarono. Chan si fermò con la mano sulla portiera guardandolo correre via, non si era accorto di lui e questo gli faceva male. Non aveva proprio guardato nella sua direzione. O meglio, Chan credeva fosse così. Non aveva colto il minuto precedente in cui aveva guardato con intensità il giovane e poi aveva deciso di correre via.
Quei due sembravano proprio in un film, con il cuore spezzato e nessuna intenzione di chiarire. Anche se la loro relazione non era ancora iniziata, se avessero continuato così non sarebbe mai cominciata portando il rimpianto con il tempo, e forse per questo sembrava ancora più complicato. Si comportavano come se avessero iniziato qualcosa, anche se non era così. Si erano allontanati e in quel momento avevano capito i loro sentimenti, prima di allora solo domande che non avevano avuto alcuna risposta.
Chan non aveva molta voglia di parlare, quindi non avevano iniziato alcuna conversazione con suo padre durante il viaggio. Semplicemente l'adolescente guardava fuori dal finestrino mentre pensava a quello che avrebbe potuto fare l'indomani, doveva andare da Jeongin e chiarire. Doveva andare da lui, non riusciva a vivere bene quella situazione. Eppure aveva paura.
«Chan-ah, sta tirando. Un pesce ha abboccato.» Così perso nei suoi pensieri che non si era accorto di essere arrivato lì, salito sulla barca e che un pesce si era avvicinato al suo ramo.
«Aigoo!» Esclamò entusiasta mentre ritornava alla realtà, sapeva bene cosa fare. Quindi si mise all'opera mentre l'adrenalina percorreva il suo corpo pieno di entusiasmo, che prima gli mancava ma in qualche modo era riuscito a tornare, «Appa! Appa! Appa!» Gridò saltando sul posto, quando ormai il pesce era nella barca.
«É un tonno bello grosso.» Il padre sorrise, sul suo volto si formò un sorriso orgoglioso nel vedere il figlio così soddisfatto ed allegro per aver preso un pesce. Doveva ammettere che spesso dimenticava che suo figlio era un adolescente, che le sue emozioni se pur incasinate e complicate erano genuine e potevano cambiare velocemente se succedeva qualcosa che gli migliorava l'umore. Spesso si dimenticava che suo figlio era semplicemente un adolescente che cercava di fare del suo meglio, ma che era un essere umano che poteva sbagliare. Eppure era orgoglioso di lui e spesso a parole non era in grado di farglielo capire, «Bel lavoro figliolo.» Gli diede una pacca sulla spalla mentre lui guardava ora il pesce con serietà.
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A Midnight Secret || Jeongchan (Book 1)
FanfictionMezzanotte. I segreti possono essere ben tenuti solo quando le lancette dell'orologio superano il numero dodici. Però per far sì che restino nascosti, le persone coinvolte devono esserne capace. Chan ne sa qualcosa, ma il destino vorrà che alcuni d...