Stavano finendo le patatine, la testa di Jeongin era sulla spalla di Chan, e la lattina di thè al limone era ancora mezza piena. Dopo quella conversazione profonda, avevano iniziato a parlare di argomenti più leggeri. Aveva iniziato tutto l'australiano, facendo esempi stupidi su come non evitare di avere altre aspettative su di sé. Ora stavano parlando di tutto quello che gli passava per la testa, senza preoccuparsi dei filtri.
Erano stanchi, quindi la loro mente stava vagando senza un filo che connetteva le parole e gli argomenti tra di loro.
«Una volta ho avuto un riccio.» Jeongin aveva detto quella frase e poi aveva messo delle patatine sbriciolate in bocca, anche se parte cadde sulla coscia nuda dell'australiano, «Non sapevo quale fosse il cibo che poteva mangiare e quale no. Quindi diedi al riccio delle patatine. Poi è morto dopo una settimana.» Altre patatine caddero sulla coscia di Chan, il quale stava cercando di non ridere e quello sforzo era possibile leggerlo dal suo viso. La mascella era serrata, stava respirando attentamente.
«Stai cercando di chiamare i ricci di questa zona?» Jeongin alzò la testa imbronciandosi, non stava capendo, «Ho più patatine sulla mia gamba, che tu nella tua bocca.» Il minore scoppiò a ridere, iniziando a pulire la coscia di Chan. Sentiva quelle mani fredde muoversi velocemente sulla sua pelle, provocandogli una pressione al basso ventre e il battito accelerato. Quelle mani non si soffermavano troppo sulla sua pelle nuda, ma gli stava provocando le vertigini. Era piacevole e quanto avrebbe voluto che si sarebbero fermate, invece andavano veloci per togliere tutte le briciole. Avrebbe dovuto continuare a ridere, era la soluzione migliore, ma non ci riusciva. Sentiva la gola chiusa, gli occhi che lo studiavano con lussuria, le labbra socchiuse. I suoi pensieri vagavano lontano, lo avrebbe voluto prendere e baciare. Ma non solo. Non solo semplici baci. Scosse la testa, doveva tenere lontano quei pensieri, quindi parlò, «Ehi, guarda che proprio questa mattina ho pulito il giardino.» La mano di Jeongin si bloccò sull'interno coscia, alzando la testa con fare colpevole, ma Chan stava pensando ancora a quelle dita sulla propria pelle. Alla pressione leggera che gli stava procurando casino nella testa, «Aish, stai proprio cercando di richiamare i ricci.»
«Forse sei tu un riccio.» Afferrò la lattina iniziando a bere, non importando che c'era un passaggio di labbra su quella apertura. Mentre Chan sentì un battito del cuore mancare, aveva sentito che quello era un modo per darsi un bacio indiretto.
«Ti sembro un riccio?» Chinò il capo, Jeongin per poco non iniziò a soffocare con il thè.
«Non intendevo questo. Sei troppo belle per essere un riccio.» Si bloccò con la bottiglia a mezz'aria, era successo di nuovo, «Voglio dire. La tua faccia non assomiglia ad un riccio.» Serrò gli occhi colpendo la fronte, mentre Chan rideva. Il modo in cui il minore si comportava e il modo in cui avesse parlato senza filtri. Era così adorabile quando andava nel pallone, cercava di sistemare la situazione ma non ci riusciva. Fare i complimenti per Jeongin, a quanto pare, era difficile e si imbarazzava facilmente. Non che a Chan dispiacesse, diventava ancora più bello e adorabile in quelle situazioni.
«Anche tu sei troppo bello per essere un riccio.» Jeongin abbassò la mano ed aprì gli occhi studiando il più grande, cercando di capire il perché avesse detto quella frase. Eppure, semplicemente Chan aveva voglia di farglielo sapere.
«Dove andare a dormire, non capisco più niente.» Si alzò in fretta correndo dentro, lasciando l'australiano con le briciole delle patatine e la parte finale del thè.
Imprecò bevendo dalla bottiglia, si era esposto troppo ed era stato ridicolo.
Che stupido.
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A Midnight Secret || Jeongchan (Book 1)
FanfictionMezzanotte. I segreti possono essere ben tenuti solo quando le lancette dell'orologio superano il numero dodici. Però per far sì che restino nascosti, le persone coinvolte devono esserne capace. Chan ne sa qualcosa, ma il destino vorrà che alcuni d...