«Siete sicuri di non voler venire al mare e a quel museo?» Han Jisung era appoggiato alla soglia della porta della camera che dovevano condividere tutti ed otto i ragazzi. Aveva le braccia incrociate sulla sua maglietta celeste, un sopracciglio alzato che li guardava. Jeongin era seduto con le gambe incrociate sul letto e stava osservando i ragazzi, mentre l'australiano rotolò sul letto lamentandosi, «Volete che vi portiamo qualcosa, al nostro rientro?»
«Mh, credo che non ci serva niente.» Abbracciò i fianchi del minore, il quale non si mosse, «No aspetta, puoi andare a prendere una granita all'arancia?»
«Si scioglie durante il tragitto.» L'australiano sbuffò poggiando la fronte sul fianco del minore, «Però se venite con noi...»
«No, no. Siamo troppo stanchi.» Si lamentò Jeongin strofinandosi gli occhi, entrambi aveva deciso che avrebbero passato il giorno a dormire perché troppo stanchi.
«Colpa vostra, siete voi che avete fatto una fuga romantica.» Si lamentò Leeknow guardando i due giovani, erano proprio stanchi. Gli occhi di Jeongin si chiudevano da soli, mentre Chan sbadigliava tutto il tempo, «Se avete problemi, chiamate Changbin. Perché io vi chiudo il telefono in faccia.»
«Va bene, divertitevi.» Jeongin si distese sul letto, sistemandosi tra le braccia dell'australiano finché il suo viso non sfiorò il petto di lui. Leeknow sbuffò mentre veniva portato via da Han Jisung.
I due ragazzi erano abbracciati in silenzio, avvolti dal suono dei loro respiri che si erano sincronizzati. Semplicemente vicini, con il cuore che batteva nelle loro orecchie, il loro respiro e il calore dei loro corpi che lì stava portando a sudare. Jeongin fu il primo a separarsi, mettendosi con la pancia all'aria e le braccia distese. Anche Chan fece altrettanto, stava facendo davvero caldo.
«Non possiamo accendere il condizionatore? Non si può proprio stare oggi.» La voce del minore si fece spazio nel silenzio, l'australiano voltò il capo per guardarsi negli occhi.
«Trovo il telecomando e lo accendo, però chiudiamo la porta così almeno si riscalda prima l'ambiente.» Il minore fece per alzarsi, ma l'australiano stava andando già a chiuderla e così anche con le finestre con il telecomando in mano. Era stato davvero veloce, «Oggi fa più caldo del solito.»
«Addirittura sento io caldo.» L'australiano rise a quella frase, armeggiò con il telecomando e poi si lanciò sul letto sospirando.
«Finalmente un pomeriggio libero.» Jeongin si voltò ad osservarlo, ma Chan non sentiva quello sguardo su di sé. Era troppo preso a pensare che finalmente era un po' libero, non che gli era dispiaciuto avere sempre l'agenda piena, ma un po' di pausa era necessaria. Sentiva la mente rilassata, ma che poteva provare una sensazione maggiore di sollievo.
Poi non era circondato da sei ragazzi che parlavano costantemente, sovrastando con le voci fino ad urlare, le loro risate. Era contento che si stessero divertendo così tanto e stava così bene con loro, ma un momento di tregua dalle urla e conversazioni infinite se le meritava pure lui. E poi ora come ora voleva passare del tempo con Jeongin, da solo con lui.
Stava iniziando a sentire il fresco toccò dell'aria fredda, finché un dito non sfiorò il suo naso. Gli occhi si aprirono nell'immediato, ritrovandosi il viso del giovane a pochi centimetri dal suo. L'australiano rise nel vederlo così vicino e con la mano libera, afferrò il suo fianco per farlo avvicinare ancora di più. L'odore del mare lo stava pervadendo di nuovo, così vicino che poteva guardare la sua bellezza unica.
«Sei molto bello.» Gli disse il minore, cogliendolo alla sorpresa, «Ci stavo pensando prima.» La mano del più giovane scese fino al suo collo, quelle dita lo sfioravano senza altre intenzioni, «Ancora di più quando sei rilassato.»
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A Midnight Secret || Jeongchan (Book 1)
FanfictionMezzanotte. I segreti possono essere ben tenuti solo quando le lancette dell'orologio superano il numero dodici. Però per far sì che restino nascosti, le persone coinvolte devono esserne capace. Chan ne sa qualcosa, ma il destino vorrà che alcuni d...