40장: sei venuto

139 19 67
                                    

Stava uscendo dalla struttura del dipartimento della scuola di Seuldae, con sguardo perso e il pensiero altrove. Non era a causa del test, era stato più semplice del previsto ed era positivo per l'esito, ma si chiedeva se Jeongin sarebbe lo stesso venuto, nonostante non si parlassero da giorni. Da quel giorno. Si sentiva demotivato, perché ci aveva pensato seriamente e sperava che ci fosse; eppure aveva perso le speranze. Dopo il casino che era successo, dubitava che il giovane sarebbe andato davvero da Chan. Almeno finché non alzò lo sguardo verso un lampione, trovando appoggiato un ragazzo con la fasciatura sulla fronte, una mano dentro al pantalone e l'altra il telefono in mano. Stava leggendo attentamente qualcosa, poi si guardava intorno confuso. Gli occhi da volpe di Jeongin incontrarono quelli dell'australiano, giuro che riuscì a sentire il suo sospiro di sollievo nel vederlo. Gli sorrise con la chioma di capelli biondi sugli occhi, con la fasciatura che gli copriva anche l'orecchio e un po' l'occhio. Gli faceva male vederlo in quelle condizioni, eppure non sembrava stesse soffrendo.

«Chi è quel ragazzo? Non sembra uno raccomandabile.» Chan si innervosì sentendo quella frase da una voce femmile dietro di sé. Nessuno poteva giudicare il suo Jeongin così, senza conoscerlo.

«Temevo che Hyunjin hyung mi avesse sbagliato a mandare l'indirizzo.» Gli disse grattandosi il retro della testa con la mano fasciata, Chan non l'aveva vista ieri, «Come è andata?»

«Non credevo saresti venuto, quindi non ti ho detto più niente.» Si inchinò come segno di scusa, ma quando ritornò a guardare diritto vide che Jeongin spostava il suo peso da una parte all'altra delle gambe.

«Si, ecco... scusa. Non volevo distrarti più del dovuto.» Mentì ed anche Chan lo sapeva, eppure era la stessa cosa che lui avrebbe detto, «Scusa.»

«No, tranquillo. Io pensavo non volessi più venire.» I due ragazzi si guardarono negli occhi, Jeongin lo spintonò leggermente.

«Te l'avevo promesso, sarei venuto anche se mamma mi avresse detto di no.» Le sue dita sfiorarono quelle di Chan, prendendo la borsa a tracolla che aveva con sé, «Hai pranzato?» Il cuore dell'australiano batteva forte, quelle parole, quello sguardo lo avevano colpito ancora più in fondo. Soprattutto ora che era consapevole delle sue emozioni.

«Non ancora, perché?» Jeongin si mise la borsa nera a tracolla ed afferrò la mano di Chan, che sentì la stoffa della garza.

«Ho visto una paninoteca che sembra fare cose buone, andiamo!» Così iniziò a correre e l'australiano lo seguì, incredulo di quello che stava succedendo.

Entrambi si erano ignorati dopo il quasi bacio ed ora Jeongin era lì, non gli aveva chiesto niente riguardo a quell'evento e sembrava quasi come se non gli importasse che si fossero ignorati.

«Jeongin-ah?» Si erano fermati davanti al semaforo rosso per i pedoni, mentre le macchine sfrecciavano veloci. Il minore si voltò con sguardo tranquillo, «Grazie per essere venuto oggi.»

«Davanti al panino parliamo di come ti sei sentito, va bene?» Chan si morse il labbro mentre sentiva il suo cuore aumentare di battiti. Riusciva sempre a provocargli quelle emozioni che non sapeva spiegare bene, che lo facevano preoccupare ma credeva fosse normale.

Così i due ragazzi non parlarono finché non entrarono dentro, non ordinarono i loro panini con bibite e patatine, e si sedettero l'uno davanti all'altro. I due si guardarono negli occhi, Chan cercando le parole da rivolgergli. Non sapeva cosa dirgli, come scusarsi per quanto era stato stupido.

«Il test d'ingresso è andato molto male?» Chan scosse il capo sentendo la gola secca, non riusciva a parlare, come se non avesse voce, «Allora perché sembri triste?»

«Pensavo che non saresti venuto.» Gli rivelò mentre il cibo arrivava sulla tavola, mentre la cameriera guardava i due ragazzi. Se avesse potuto dire la sua, sicuramente gli avrebbe suggerito di baciarlo e fare finire la loro tensione lì.

A Midnight Secret || Jeongchan (Book 1)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora