26장: Domanda e risposta

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Bangchan si girò sul letto con le braccia tese, convinto che avrebbe toccato il corpo dormiente di Jeongin, ma non fu così. Il letto al lato destro era vuoto, tiepido e questo colse alla sprovvista il ragazzo che si mise seduto guardandosi intorno in silenzio. Era avvolto da un intenso buio, quasi non riusciva a distinguere le sagome dei suoi amici ma erano posizionati proprio come poco prima di spegnere la luce. Si toccò l'occhio sbadigliando, era stanco ma non riusciva a dormire e a quanto pare anche Jeongin non ne era capace. Quindi l'australiano si alzò uscendo dalla camera da letto, sentendo del vento provenire dalla cucina che non era molto lontana da dove si trovava la cameretta. Quindi decise di andare a vedere se magari il minore si trovasse lì ed assicurarsi che stesse bene. I suoi piedi si muovevano da soli, mentre i suoi pensieri andavano su come Jeongin era sembrato star bene quella giornata; quasi veramente felice. Il sorriso sul suo viso quasi non se ne era andato e l'aveva trascinato con sé per vedere ogni singola attrazione, quasi come se lo volesse al suo fianco. Chan era felice di questo, perché lui stava cercando di essere suo amico e sentire quella vicinanza tra i due lo rincuorava. Non era qualcosa che solo lui desiderava.

L'australiano si fermò non appena notò Jeongin che aveva un bicchiere con del gelato e guardava il cielo in silenzio, perso tra i suoi pensieri. Si guardò intorno notando la vaschetta alla vaniglia e decise che avrebbe fatto compagnia al minore, prese il bicchiere riempiendolo con due grossi cucchiai e poi si avvicinò alla finestra. Picchiettò con le nicchie facendo sussultare il minore che si voltò spaventato, ma le sue spalle si abbassarono non appena vide Chan.

«Posso?» Jeongin gli fece spazio e così l'australiano si mise seduto guardando il minore, «Non riuscivi a dormire?»

«Mamma ha scritto di nuovo e sono sgattaiolato via per rispondere.» Lo prese per un sì, «Ed avevo fame.»

«Capisco.» Infilò il cucchiaio in bocca e guardò il cielo, «Posso farti compagnia?»

«Mi farebbe piacere.» Anche lui mise in bocca il cucchiaino pieno di gelato. Così tra i due ragazzi cadde il silenzio, quello di tipo imbarazzato di chi voleva provare a fare conversazione ma non sapeva come. Chan voleva conoscere quel ragazzo, ma non sapeva come fare.

«Ti va di fare domanda e risposta?» Si voltò verso il minore, il quale guardò il bicchiere quasi vuoto.

«Ho quasi finito il gelato.» Chan rise mettendosi in piedi ed entrando nella cucina, sotto lo sguardo attento di Jeongin che vide come riempì il suo bicchiere e poi quello proprio.

«Problema risolto.» Jeongin prese il bicchiere ridendo, non sapeva perché ma era stato inaspettato.

«Allora, colore preferito?» Chiese Jeongin abbassando lo sguardo sul suo bicchiere prima di mettere un pezzo di gelato in bocca.

«Blu, quello scuro. Il tuo?» Jeongin ingoiò il gelato, poi appoggiò la testa sul vetro.

«Verde acqua, mi piacciono molto i colori pastello.» Chan annuì guardando il cielo stellato, «La tua origine?»

«Allora, io sono australiano. Fino ai miei sei anni ho vissuto lì con la mia famiglia, poi a causa di alcune situazioni malsane, ci siamo trasferiti qui in Corea dove mia madre è nata e vissuta. Tu?» Chan non era abituato ad aprirsi con le persone, ma sapeva che era normale fare conversazione del genere.

«Sono nato e cresciuto qui a Busan, entrambi i miei genitori sono coreani e per un periodo ho vissuto proprio in questa città con nonna. Mia madre ha avuto un nuovo trasferimento, quindi ora viviamo dove vivi anche tu.» Chan annuì vedendo come lui ingoiò la sua saliva guardando il bicchiere. L'australiano aprì la bocca, voleva chiedergli perché aveva vissuto con la nonna, ma la richiuse realizzando che forse poteva essere troppo come domanda.

A Midnight Secret || Jeongchan (Book 1)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora