9 Sorrisi nascosti, un broncio fasullo

310 50 121
                                    

"La farfalla, sebbene imbronciata con il lupo, non poteva fare a meno di lasciar trasparire un sorriso ogni volta che i loro sguardi si incrociavano."
-Lessxiit

7 luglio 2018

Serena

Rientrata in camera, la rabbia era ribollita dentro di me.
Avevo lasciato che Ares mi portasse via e, in un angolo del mio cuore, avevo sperato che Elio intervenisse.

Non essendo sicura degli orari delle lezioni e di come raggiungerle, avevo impostato la sveglia alle sei del mattino. Per di più, ero affamata; la mia cena era stata interrotta.

«Uhm... no, è troppo presto. Perché il tuo telefono suona?» Violeta, ancora assonnata, mi interrogò con uno sbadiglio.

Mi stiracchiai, allontanando il tepore delle coperte. «Non volevo fare tardi il mio primo giorno di università.»

«Oggi c'è solo il corso di arte alle dieci. Andremo insieme!» disse piena di entusiasmo, accomodandosi sul mio letto. Senza invito. «Sono curiosa di sapere qualcosa di te, tesoro. Non ti ho vista ieri sera, dove ti sei nascosta con Elio?» domandò con un sorrisetto complice.

«Abbiamo cenato, poi sono tornata in camera», tagliai corto. Non avevo intenzione di stringere amicizia, avrebbe dovuto intuirlo dal tono.

«Sono a conoscenza del piccolo battibecco con Ares. Se vuoi, ne possiamo parlare.»

«Non c'è nulla da dire. Non sono qui per divertirmi.» L'ultima cosa di cui avevo bisogno era che l'intero campus sapesse che ero diventata il nuovo passatempo del capo degli sfigati.

Violeta mi osservò per un istante, poi annuì imbronciata. «Tranquilla, l'Alpha non permetterà che suo figlio infranga la promessa che ti ha fatto. Ares può essere autoritario, ma teniamo al nostro onore. Non pensarci troppo, vamos a vestirnos!» concluse con allegria, dirigendosi verso il bagno.

È il figlio del preside... la mia situazione si complica sempre di più!

La sera prima, ero troppo esausta per spogliarmi e cercare il pigiama, così avevo sfilato le scarpe e i pantaloni, rannicchiandomi nella sua grande felpa. Nonostante tutto, il profumo di Ares era irresistibile, una droga. Ne avrei voluto sempre di più, anche se alla fine mi avrebbe uccisa.

La giornata si prospettava lunga e pesante, malgrado ciò, ero determinata a non lasciare che le piccole dispute o le nuove conoscenze mi distogliessero dal mio obiettivo principale: studiare e lavorare.

Quando Violeta uscì dal bagno più assonnata di prima, ne approfittai per una rapida depilazione durante una doccia lampo, evitando di inumidire i capelli che lisciai con un getto di fon. Sarebbe stato scorretto utilizzare la sua piastra senza permesso, e mi vergognavo a chiederlo dopo averla trattata male.

Era facile farsi odiare, un po' meno non essere turbata dai sensi di colpa.

Sebbene la mia abilità nel trucco fosse mediocre, con i nuovi cosmetici a mia disposizione riuscii a nascondere le occhiaie. Un gloss rosso vivace adornava le mie labbra, mentre le sfumature di un ombretto marrone esaltavano il bagliore nei miei occhi nocciola.

Il risultato? Ero presentabile. Elio aveva indovinato i colori perfetti per me. Ero ancora imbronciata, però il desiderio di vederlo era forte. E quella contraddizione alimentava la mia ira.

Infilai l'uniforme estiva, un capolavoro di stile: la gonna, forse troppo corta per i miei gusti, splendeva di un bianco immacolato con rilegature dai riflessi dorati; le calze parigine, che si fermavano appena sopra il ginocchio, celavano le gambe che tanto disprezzavo, né lunghe né filiformi; infine, la camicetta candida a maniche corte delineava il mio seno prosperoso.

like camellia's in springDove le storie prendono vita. Scoprilo ora