17 Dolce eccezione, una compagna di cadute

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"Due farfalle nel crepuscolo, unite in volo,
compagne nella danza della sera,
si librano silenziose nell'aria carica di presagi,
mentre l'ombra del destino lentamente
le avvolge nel suo manto stellato."
-Lessxiit

8 luglio 2018

Serena

«Se così non fosse stato, ti avrei già uccisa. Non dimenticare mai che sei mia.»

Le parole di Ares mi colpirono come un pugno allo stomaco, non erano affettuose, anzi, suonarono fredde e minacciose. La proprietà, il possesso, l'idea di appartenere a qualcuno... tutto ciò mi faceva ribollire il sangue. Eppure, non riuscivo a trovare la forza per ribellarmi.

Era sempre stato arrogante, tranne la sera precedente. Fu l'unico momento in cui sembrò aver deposto le armi. Ma  quale guerra pensava di dover combattere contro di me? Non ero sua e non lo sarei mai diventata. Il suo atteggiamento presuntuoso, come se il mondo gli dovesse qualcosa, urtava contro la mia natura serena e pacata.

Avrei attraversato il fuoco per coloro che amavo, ma mai sotto costrizione. Odiavo gli ordini e rifiutavo l'obbedienza acritica. Il rispetto non era un diritto acquisito, bensì un premio che si guadagnava, e il mio cuore doveva essere conquistato con amore e dedizione.

«Ares è il nostro destino», decretò la vocina mentre lo guardavo stizzita andare via verso il piano più alto rispetto a dove mi trovavo.

«Il destino può andare al diavolo. Non mi ha mai risparmiata», imprecai alla mia controparte folle.

«Ares è la scelta giusta per noi», insistette lei.

«Sta a me deciderlo.»

«Cederai, che tu lo voglia o no», concluse impazzita. Anzi, il termine giusto era: "esaurita".

Appena giunta fuori il dormitorio maschile, avvertii un'altra fitta al cuore, talmente intensa da farmi piegare in ginocchio a terra. Socchiusi gli occhi; la muffa verdastra che ricopriva gran parte dei mattoni all'esterno sapeva di antichità, eppure, allora sembrava un mostro pronto a inghiottirmi non appena mi sarei accasciata.

Un getto d'acqua gelida mi colpì in pieno viso e una voce femminile, carica di finta preoccupazione, sovrastò il mio sussulto. «Ops, tutto bene?»

Arya scoppiò in una risata beffarda e si rivolse a Rory: «Ben fatto».

Vipere.

«Serena!» Violeta sopraggiunse dalla direzione opposta, tendendo la mano per offrirmi aiuto.

«Non ti conviene metterti in mezzo», ringhiò Rory.

La ragazza ritirò la mano, abbassando lo sguardo in segno di sottomissione. Non avevo bisogno dell'aiuto di nessuno. Alzarmi da sola era un atto di sfida contro i bulli, un segnale che non ero la loro vittima.

Afferrai il secchio capovolto e finsi di lanciarlo verso le ragazze; non era mia intenzione colpirle, solo spaventarle.

«Finitela!» tuonò una voce imponente.

Un uomo di stazza notevole si fece avanti, la sua autorità innegabile mise fine alla tensione.

«Ma papi, questa umana mi infastidisce!» piagnucolò Rory.

Anche a me infastidiscono le pazze, eppure non le tormento!

«Mi dispiace, signorina», si scusò l'uomo. Poi, rivolgendosi alla rossa, sibilò: «In quanto figlia del gamma, dovresti comportarti in maniera esemplare. Sei una vergogna per la nostra famiglia!» E con uno schiaffo, la redarguì.

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