4 Ogni fine è un inizio celato

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"Un volo solitario, un cuore pesante;
la farfalla porta il peso dell'assenza."
-Lessxiit

 6 luglio 2018

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6 luglio 2018

Serena

Lo faccio oppure no?
No, non ci riesco.
Però... per una volta che qualcuno mi ha reso la vita facile...

Non dovevo scegliere, lo aveva fatto la nonna per me. E non era forse questo il volere del destino?

Lo farò. Se mi troverò male, tornerò indietro e seguirò i miei piani.

Dopotutto, le lezioni sarebbero riprese a Settembre, non avrebbe fatto male avere un alloggio sicuro mentre cercavo un lavoro. Non avrei dovuto dormire su una panchina in balia di maniaci, assassini e delinquenti.

Basta eventi tragici.

Avrei fatto un salto al college, più per curiosità che per reale interesse, dato che non ero riuscita a trovare informazioni a riguardo su internet.
Sembrava inesistente.

La nonna non mi farà mica una sola, no?

Col Leynir, college Blackmoon.
Quella era la destinazione che Marilena desiderava per me.

Dopo una lunga agonia di undici ore nell'InterCityNotte per arrivare a Torino, dodici se consideravo il cambio nel treno regionale veloce, avevo decretato la mia condanna nel bagno di un bar a Ivrea prima di prendere l'autobus per Aosta.

Sarebbe stato decisamente più comodo prendere il treno al mattino, con un viaggio di sole otto ore. Invece no, a me piaceva complicarmi la vita e il biglietto non era rimborsabile.

Quindi ero lì, seduta nel posto dietro al conducente, cercando sicurezza nella vicinanza. La musica, che prima mi calmava, aveva cominciato a martellarmi nelle tempie. L'irritazione cresceva, e l'unica via di fuga era il sonno.
Nonostante la stanchezza, confidavo di svegliarmi in tempo. Non avrei dovuto guardare il paesaggio notturno se non volevo sembrare uno zombie, ma era la prima volta che mi allontanavo da Roma e non volevo perdermi la vista di luoghi a me sconosciuti.

Programmai una serie di sveglie un'ora prima dell'arrivo, nascondendo il mio vecchio smartphone nella scarpa destra. Poi, chiudendo gli occhi, mi lasciai cullare dal movimento del bus, cadendo in un sonno senza sogni.

Un sobbalzo mi risvegliò. In un istante, disattivai l'allarme e controllai l'ora. Era l'una e mezza del pomeriggio, restavano pochi minuti di viaggio! Fortuna volle che avessi le cuffie; altrimenti, la mia suoneria avrebbe disturbato tutti. Non che ci fossero molte anime: un anziano assorto nel suo giornale, una madre con il figlio addormentato, una donna che stringeva la borsa come uno scudo.

Era un triste spettacolo vedere i più vulnerabili cercare rifugio nella parte "sicura" del veicolo anche di giorno. Ma ognuno di noi portava i propri fardelli, non c'era bisogno di aggiungerne altri.

I raggi del sole mi accarezzarono la pelle, e mi liberai della felpa, rimanendo in t-shirt. L'estate nel Nord Italia regalava notti fresche, però nel pomeriggio faceva abbastanza caldo. Non avevo mai viaggiato, dunque non sapevo cosa aspettarmi; potevo solo ipotizzare. L'ignoto mi eccitava quanto mi spaventava. Uscire dalla mia routine mi aggradava, ma mi rendeva anche ansiosa.

Avrei trovato la mia strada, o almeno quel famigerato lavoro? Sognavo di lavorare con gli animali, magari come veterinaria. Chissà quali opportunità avrebbe offerto quella scuola.

Immersa nei pensieri, il bus si fermò ad Aosta.

Bene e ora?

Seguendo una folla di studenti, presi un altro autobus chiedendo indicazioni all'autista che, perplesso, negò di conoscere il college. Probabilmente mi prese per pazza. Mi scusai e scesi, infine fermai un taxi, evitando di menzionare il Blakemoon, e domandai di essere portata al rifugio più vicino del Col Leynir.

Addio ultimi risparmi.

Il tassista, per mia fortuna, fu di poche parole. Non avrei saputo cosa rispondere se avesse posto domande. La nonna mi aveva avvertita di non fidarmi di nessuno, ma una volta giunta a destinazione avrei dovuto affidarmi a qualcuno.

Capisco la diffidenza, però non ho molte alternative.

Pagai la tratta e presi la valigia. Nei film, era sempre l'autista a occuparsi dei bagagli; un piccolo gesto di cortesia che avrei apprezzato, considerando che ero stata lasciata in mezzo al nulla.

Lui se ne andò e io rimasi sola, stranamente serena. Non c'era nessuna baita, solo alberi maestosi di un bellissimo verde rigoglioso che incorniciavano il sentiero di ghiaia che stavo percorrendo, mentre il canto degli uccellini placava i miei nervi.

Di tanto in tanto, qualche cervo faceva capolino; erano dolcissimi, come usciti dal film di Bambi e non apparivano spaventati, tanto che stavo quasi osando accarezzare il loro musetto peloso.

Sembrava un luogo incantevole, un bosco delle fiabe.
Se solo la Serena adolescente avesse saputo che quella fiaba avrebbe assunto sfumature oscure, sarebbe scappata dal predatore che la scrutava tra gli alberi, invece di finire dritta nella tana dei lupi.

Avrei dovuto seguire il mio istinto, ascoltare i miei dubbi.

Avevo scordato la prima regola di sopravvivenza: mai accettare del cioccolato dagli estranei.

L'estrema dolcezza, la falsa premura, mi avrebbe fottuta alla grande.

La mia sventura era appena cominciata.

-duecentouno

like camellia's in springDove le storie prendono vita. Scoprilo ora