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Il sole era stranamente caldo per essere solo le sei e mezza del mattino. I suoi raggi bianco dorati filtravano da quel tetto di foglie che oscurava per tre quarti il cielo, di un azzurro limpido. Da vicino avrei potuto quasi vedere le venature che le attraversavano, come se fossero sotto raggi X. Alberi dai tronchi nodosi e rami protesi in ogni direzione dominavano la scena, alternandosi e dando un'effetto quasi artificiale in quel luogo in realtà incontaminato. Un silenzio rilassante faceva da sottofondo al tutto, disturbato soltanto dai cinguettii di vari uccelli e lo scricchiolio dei rametti secchi sotto i miei scarponi. Camminavo in quel luogo meraviglioso da quasi dieci minuti, e ancora non ne ero stanca, cosa molto strana dato che non ero mai stata un tipo così mattiniero o pieno di energia. Più mi addentravo tra i fitti alberi più la mia voglia di scoprire cose nuove aumentava. Era la prima volta che facevo un'escursione da sola in quel posto, così lontano dalla civiltà.  Circa una settimana prima avevamo affittato una casetta a mezzo chilometro dal centro del paesino, che costeggiava quell'immensa foresta, e finora era sempre stato mio padre ad accompagnarmi. Era Luglio, mi trovavo in piene vacanze scolastiche e avevo pregato i miei genitori di passare almeno quel periodo in un luogo fresco e incontaminato, prima di dare ufficialmente inizio alla mia vita universitaria. Non era stato semplice scegliere un indirizzo che mi soddisfacesse, ma alla fine avevo optato per il corso  di Mitologia, perché mi era sempre piaciuto conoscere le culture e le antiche leggende che caratterizzavano la storia dell'uomo. Magari mi piacevano così tanto che pensavo, o forse speravo, che qualcuna di esse fosse vera. Insomma, chi non ha mai sognato di trovarsi davanti un folletto dei boschi, o una di quelle fatine che solo a nominarle ti viene in mente Trilli? Fin da bambina, quando hai un'immaginazione tale da credere a qualunque cosa ti dicano, ho letto e riletto storie e fiabe di questo genere. So che crescendo avrei dovuto smetterla con queste fantasie e iniziare a pensare alla vita reale, in cui non puoi sistemare tutto con un po' di magia, ma semplicemente non ci sono riuscita: la mia mente ormai aveva assorbito così tante informazioni e creato supposizioni su supposizioni (basandosi anche su ragionamenti logici, eh) che mi era praticamente impossibile svegliarmi una mattina e dire "Da oggi in poi smetterò di credere alle sirene e mi concentrerò sul mio futuro". All'inizio avevo scartato l'università perché non trovavo una facoltà che mi interessasse davvero, ma quando avevo per caso scoperto Mitologia classica e letto le materie del corso, mi ero praticamente messa a fare i salti di gioia. Potevo unire la mia passione agli studi e fare qualcosa che mi piacesse davvero! Che avrei potuto chiedere di meglio? Così avevo iniziato a studiare per i test d'ingresso. Forse era stato anche per il fatto di vedermi troppo presa dagli studi che i miei genitori avevano organizzato una vacanza così lunga. Era insolito in effetti, chiunque altro sarebbe stato orgoglioso dell'impegno del proprio figlio (non che i miei non lo fossero) ma era probabile che avessero visto del fumo uscirmi dalle orecchie a forza di stare con gli occhi incollati sui libri. Quando ne avevamo parlato a tavola, pochi giorni prima della partenza, avevo subito proposto la montagna. Il mare non faceva per me, non ero il tipo che passava tutto il giorno sotto il sole sperando di ritrovarsi con un'abbronzatura dorata, anche perché ogni volta tornavo a casa così bruciata da sembrare un'aragosta. Così dopo un sacco di discussioni nell'inutile tentativo di farmi cambiare idea, avevano ceduto e preso in affitto una piccola casetta vecchio stile in un paesino a tre ore di macchina da St. George, la mia città natale. Non ricordavo come si chiamasse il paesino in sé, ma mi aveva colpita molto il fatto che fosse quasi completamente immerso nella natura. La civilizzazione colpiva tutti prima o poi, eppure lì sembrava volesse girarci a largo. Non che ci fosse chissà quale grande fonte di sviluppo su cui investire, a parte le energie rinnovabili. Ma le grandi aziende non avevano mai avuto tempo per questo genere di guadagno, preferivano qualcosa di più veloce e meno duraturo. Come il petrolio. La prima cosa che avevo fatto appena arrivati lì era stato balzare giù dall'auto e prendere un gran respiro, così profondo che credetti di sentire i polmoni sul punto di esplodere. Ne era valsa la pena, la differenza con l'aria di città era enorme. Il giorno dopo il nostro arrivo ero riuscita a trascinare entrambi i miei genitori nella foresta vicino casa, con la scusa di un pic-nic, e lì avevo capito quanto adorassi davvero la natura. E giuro fosse solo un caso che fin da piccola il mio colore preferito fosse stato il verde! Ad ogni modo, eravamo lì da quasi una settimana ed ora, mentre ripensavo a tutto questo, percorrevo un sentiero immaginario in quella stessa foresta. Ero sicura di essere andata molto più in là di quanto avessi mai osato fare con mio padre, e nonostante il mio senso d'orientamento non fosse dei migliori, in quel momento non avevo paura di perdermi. Avrei sempre potuto girare su me stessa e fare il percorso a ritroso, no? 'Lo spero per te.' disse una vocina della mia testa. La ignorai continuando a camminare tra l'erba alta e le felci, scavalcando grossi rami spezzati e radici che creavano piccoli ponti sul morbido terreno chiazzato d'edera. Oltrepassai un solitario cespuglio di bacche e alzai lo sguardo verso l'alto, ammirando il gioco di luci e ombre creatosi sulla mia testa. Un'altra bellissima caratteristica degli alberi era quel verde tetto che riparava dai raggi del sole, ora sicuramente più alto. Dovevano essere le sette, forse anche di più. Avevo fatto una fatica tremenda quella mattina a prepararmi e uscire senza svegliare nessuno, dato che la casa in legno sembrava scricchiolare ad ogni passo. Certo, per uscire alle sei del mattino dovevo essere impazzita, ma quell'aria frizzante e pulita che agognavo da quando ero arrivata potevo trovarla solo di mattina presto, e dubito che mio padre avrebbe acconsentito ad alzarsi ad un'ora come quella. Dopotutto eravamo in vacanza. Vidi un passerotto cinguettare sul ramo di un pino e, lì accanto, uno scoiattolo fare acrobazie a mezz'aria. Sospirai e riportai lo sguardo in basso, giusto in tempo per notare sul tronco di un abete qualcosa che mi fece bloccare di colpo.

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