Avevo il presentimento che ben presto avrei legato ancora di più con la Regina. Verso l'ora di cena, o così mi parve dato che non avevo neanche un orologio, venne a bussarmi alla porta una piccola Elfa con un grembiulino, chiedendo se volessi mangiare al tavolo con i Sovrani. Accettai, anche se con qualche dubbio, e la seguii verso un corridoio che portava più giù di qualche piano, entrando poi in una stanza poco più piccola della sala del trono. Nonostante le dimensioni aveva un aspetto accogliente, e la situazione migliorò quando scorsi i due sposini già seduti al tavolo che mi sorridevano. Presi coraggio e mi sistemai ad un lato del lungo tavolo, di fronte alla Regina ed accanto al Re, che stava a capotavola. Il mobile era lungo tanto da poter ospitare altre venti persone, e si trovava a qualche metro da un camino in pietra levigata in cui scoppiettava le fiamme. Rimanevo sempre più stupita da quel posto. Se fino al giorno prima avevo pensato che gli Elfi vivessero nel modo più essenziale possibile, in meno di ventiquattr'ore mi ero ricreduta del tutto. Qualcun altro si avvicinò a noi posandoci davanti un piatto pieno di quel che sembrava brodo di verdure. Aveva un profumo buonissimo, ma cercai di non mostrarmi maleducata e avere un contegno, che non mi apparteneva del tutto, mentre prendevo il contenuto del mio piatto. Mi sentivo impacciata, ma riuscii almeno in quel caso a non fare figuracce. Quando anche il secondo venne servito il Re decise di prendere la parola.
<<Mia moglie mi ha parlato della lettera che hai mandato ai tuoi genitori.>> La forchetta mi cadde sul piatto, provocando un rumore assordante. La ripresi tentando di controllare il rosso sul mio viso e l'ansia che sentivo attanagliarmi lo stomaco.
<<Mi dispiace molto Signore, avrei dovuto chiedere prima il vostro permesso, ma->>
<<Calmati ragazza.>> m'interruppe lui, mostrando la stessa espressione tranquilla di sempre <<Se Calime ti ha permesso di fare una cosa del genere è perché sa che è la cosa migliore. Mi fido di lei come lei si fida di me.>> Buttai fuori l'aria che non mi ero accorta di star trattenendo, e riportai gli occhi in quelli verde scuro dell'uomo al mio fianco, sorridendo grata prima a lui e poi alla donna.
<<Inoltre ti ha anche detto che puoi lasciare da parte la formalità.>> continuò. Arrossii di nuovo e iniziai a giocherellare con quel che avevo nel piatto.
<<Lo so, ma è tutto così strano. Voglio dire, essere qui con un Re ed una Regina tanto gentili e disponibili a mangiare dentro un albero gigantesco. Fino a ieri sera non sapevo neanche della vostra esistenza in questa foresta.>> dissi nel tentativo di togliermi da quella situazione. Entrambi risero facendomi sentire più a mio agio. Almeno non mi consideravano una persona schiva.
<<Ti capiamo tesoro, anche per noi non è una cosa di tutti i giorni conversare tranquillamente con un'umana. Solitamente evitiamo i contatti.>> rispose la Regina <<Però vogliamo che tu ti senta al sicuro qui.>> Rialzai la testa verso di loro.
<<Vorrei chiedervi una cosa, se possibile...>> dissi esitante. Stavo pensando se dir loro delle armi che avevo trovato nell'armadio. Dopotutto erano in casa loro, se si poteva definire tale, ne sarebbero dovuti essere a conoscenza. Fecero un cenno, esortandomi a continuare. <<Mentre sono qui vorrei rendermi utile, non so, fare qualcosa per aiutare gli altri Elfi. Magari così riusciranno ad accettarmi.>> Si scambiarono un'occhiata veloce prima di guardarmi con compassione. Se c'era una cosa che proprio non sopportavo era quello sguardo, quel sentimento che traspariva e mi faceva sentire impotente, inutile.
<<Non credo sia conveniente, potrebbe accaderti qualcosa. Inoltre sono certo che molti non gradirebbero il tuo aiuto, nonostante le tue buone intenzioni.>> mi spiegò il Re. Abbassai lo sguardo. L'avevo preso in considerazione ovviamente, ma pensavo potessero aiutarmi lo stesso, trovare un modo. Invece a quanto pareva dovevo cavarmela da sola per farmi ben vedere dagli altri. Annuii e passai il resto della serata in silenzio a tentare di sembrare tranquilla, pensando ad un modo per migliorare la mia permanenza e far smettere a quegli elfi di guardarmi con disprezzo. Anche se da parte di sconosciuti, le loro occhiate mi avevano ferita e fatta sentire sbagliata. Dopo aver finito di cenare e salutato gli sposini con un inchino, facendoli nuovamente ridere, mi rifugiai in camera mia per pensare con calma. Mi lavai e presi un pigiama che mi era stato portato in camera da una degli Elfi-camerieri che lavoravano lì, indossandolo e sentendolo leggero e comodo. Se tutti i vestiti elfici erano in quel modo allora avrei dovuto procurarmene altri. Mi misi a letto continuando a cercare una soluzione. Avevo finito per non dire nulla sul misterioso arco, volendo tenere quel segreto ancora per me. Se me l'avessero tolto non so come avrei fatto, insomma, oltre ad essere bello e stranamente su nisura, mi sentivo attratta da quell'arma come una ragazza davanti un bel paio di scarpe. Non sapevo spiegarmelo sinceramente, ma sentivo che l'arco doveva restare con me, qualunque cosa accadesse. Era assurdo, lo sapevo, come se stessi parlando di un familiare o un amico più che di un oggetto inanimato, ma era così. Per gli Elfi le armi erano fonte insostituibile di difesa e attacco, vi erano molto legati. Un'idea mi balenò in mente e fece sedere di scatto sul letto. Forse era quello il punto: per essere accettata tra loro non dovevo per forza imporre il mio aiuto, piuttosto cercare di capire come vivevano! Osservarli e apprendere la loro storia, magari anche vestirmi, pensare e comportarmi come loro. Avrei potuto informarmi anche sul loro modo di combattere a distanza. Avevo notato subito quanto Galvorn si prendesse cura del suo arco dato che, mentre gli arrancavo dietro, non potevo evitare di notare come la luce si riflettesse alla perfezione sul manico di legno. Teneva a quell'oggetto perché sapeva gli sarebbe stato utile in futuro, e lui era il più rispettato del villaggio perciò doveva pur voler dire qualcosa. Se fossi riuscita ad aumentare le mie conoscenze, soprattutto in quel capo, forse mi sarebbe stata data anche l'opportunità di allenarmi, e diventare brava con le armi almeno la metà di loro. In tal modo forse non mi avrebbero più vista come un peso, ma come qualcuno su cui contare. Un'alleata. O almeno, era quello che speravo. Sapevo per esperienza che teoria e pratica erano due cose del tutto diverse, e dovevo comunque parlarne prima con i Sovrani, che, già basandomi solo su quanto appreso quel giorno, non mi sembravano propensi a lasciarmi andare in giro con delle armi. 'Come dargli torto? Sono una sconosciuta alla fine.' Poggiai la testa sul cuscino cercando di prendere sonno, ma ero così emozionata che mi ci vollero ore prima di chiudere definitivamente gli occhi e addormentarmi.
Il mattino seguente la luce entrò lieve dalla piccola finestra ovale, colpendomi sul viso. Mi voltai maledicendomi per non aver accostato meglio le tende e cercando di riprendere sonno, ma come in un lampo l'idea della sera prima mi tornò in testa, facendomi svegliare del tutto. Saltai giù dal letto rischiando di scivolare sul pavimento a causa dei calzini, e velocemente andai in bagno a lavarmi e cambiarmi. Mi rimisi il cambio del giorno prima, sperando che la Regina mi avrebbe aiutato più tardi a trovare qualche altro vestito da alternarvi. Non sarei sopravvissuta mettendomi le stesse cose per più di tre giorni di seguito. Finii di prepararmi e scesi nella sala della sera prima. Forse avrei dovuto aspettare che mi chiamassero, ma: primo, stavo morendo di fame, e secondo, ero troppo su di giri per la mia idea per aspettare che qualcuno venisse ad avvisarmi. Pensavo ancora in parte che fosse assurda, ma al tempo stesso non avevo neanche intenzione di passare il resto del mio "soggiorno" lì a girarmi i pollici. Una volta arrivata trovai la stanza vuota nonostante il tavolo imbandito, e fermai uno degli Elfi-camerieri chiedendo dove fossero i Sovrani. Mi rispose che erano solo le sette del mattino e quindi non erano ancora usciti dalle loro stanze. Spalancai gli occhi: le sette del mattino?? Da quando avevo tutta questa voglia di lasciare un letto comodo come quello della mia stanza per la colazione? 'Da quando ti sei svegliata coperta di foglie in una stanza non tua dentro una gigantesca quercia.' mi fece notare la vocina nella mia testa. Scossi il capo e decisi di posticipare la colazione. Insomma, non potevo certo approfittare fino a questo punto della loro ospitalità e fiondarmi su quel ben di Dio senza aspettarli. Come se mi avesse letto nel pensiero, il cameriere mi invitò a servirmi del cibo disposto sulla tavola senza preoccuparmi. Mi sedetti ancora titubante e presi una tazza di quel che sembrava latte col miele. Come facevano a procurarsi del latte vivendo sugli alberi?? Iniziavo a pensare che avessero qualcuno che glieli portasse, ma non avevo la minima idea di chi potesse essere. Dopotutto qualunque umano sarebbe stato ucciso non appena varcata la linea di confine. Solo io ero stata l'eccezione.

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My Life Now
AvventuraEsistono creature fantastiche? Certo, sono dappertutto anche se non riusciamo a vederle. Forse perché non vi crediamo abbastanza. Per Lexy invece è facile come respirare, ma non si aspetterebbe mai di trovarsene uno davanti nel bel mezzo di una fore...