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<<Visto? Ce l'hai fatta.>> mormorò lui con voce calda e compiaciuta da sopra la mia testa, accarezzandomi leggero i capelli. Mi allontanai con uno scatto, quel tanto che bastava per tirargli un pugno sul petto. Lui fece un passo indietro massaggiandoselo, apparentemente sorpreso della mia reazione.

<<E questo per cos'era?>>

<<Per avermi fatto perdere quindici anni di vita con un solo salto.>> lo riproverai irritata. Scoppiò a ridere, di una risata così bella e genuina che non potei fare a meno di imitarlo.

Continuammo a camminare e arrampicarci sopra quella pianta sovrannaturale. Ovviamente era tutto così gigantesco che riuscire nell'impresa per me era una faticaccia. I rami distavano cinque metri circa l'uno dall'altro, ed avevano una circonferenza esagerata. Se da una parte era comodo perché mi permetteva di camminarci tranquillamente, dall'altra per riuscire a raggiungere un nuovo ramo mi venivano i capelli bianchi. Avevo fatto un altro paio di saltelli, ma continuavo a restare indietro. Galvorn sembrava muoversi su di essa come se la conoscesse a memoria, o come se sapesse esattamente dove andare. Forse entrambi. Si voltò per vedere a che punto fossi, e sbuffò quando mi trovò a qualche metro di distanza.

<<Muoviti lumaca.>>

<<Sto facendo più veloce che posso.>> gli feci notare, infastidita dal suo tono da "so tutto io" e mettendo un ginocchio sulla base davanti a me. Arrivava praticamente al mio petto. Spinsi con l'altra gamba ma non andai molto lontano. All'improvviso una mano entrò nel mio campo visivo, afferrandomi dal braccio e tirandomi su come se non pesassi nulla. Mi ritrovai così in piedi davanti al moro, che era tornato indietro per aiutarmi.

<<Forza, non posso farti da babysitter ogni volta.>> disse fintamente scocciato.

<<Non te l'ho mica chiesto infatti.>> ribattei con lo stesso tono, lasciando però che un sorrisino mi spuntasse sul viso.

<<Va bene, allora cavatela da sola.>> Fece per voltarsi e andare avanti, quando lo fermai tenendolo per una mano. Si voltò con sguardo interrogativo, giusto in tempo per darmi l'occasione di schioccargli un bacio veloce sulla guancia. La sua espressione si fece sorpresa e vidi, con la pochissima luce naturale che arrivava lì, le sue guance colorarsi di un leggero rosso cremisi.

<<Per questa volta passo e ti ringrazio.>> dissi con voce compiaciuta, sorpassandolo e camminando spedita verso l'alto, lasciandolo con una faccia da ebete. Stavo mentalmente ridacchiando per come ero riuscita a tenergli testa, quando mi ritrovai a testa in giù sulla sua spalla destra, a fissare il suo fondoschiena (e che fondoschiena!) mentre si muoveva rapido e sicuro.

<<Mettimi giù idiota!>> esclamai prendendolo a pugni da dietro. Lui continuò ignorandomi completamente, come se fossi un sacco di patate. Dopo mezzo minuto mi arresi e lasciai che mi sballottasse qua e là. Almeno non dovevo camminare. Grazie a lui sentii tutto il sangue arrivarmi al cervello, ma almeno la tortura durò solo altri cinque minuti. Si fermò all'improvviso rischiando di farmi sbattere la testa contro la sua schiena, per poi chinarsi e rimettermi con i piedi per terra. Sentivo la testa leggera e che girava, e probabilmente sarei caduta se non fosse stata per la sua presa salda intorno alla vita. Cercai di riprendermi velocemente per capire dove ci trovassimo, riuscendoci e guardandomi intorno. 'WOW...' fu tutto ciò che riuscii a pensare davanti quella meraviglia. Eravamo quasi in cima alla Grande Quercia, sul bordo di un grosso ramo pieno di foglie, che frusciavano al vento. Di fronte si estendevano chilometri e chilometri di foresta, che da quella distanza si riducevano fino a sembrare piccoli cespugli. Il cielo si era velocemente oscurato durante il tragitto, e ora sopra le nostre testa, coperte da quelle poche fronde rimaste, un cielo blu notte punteggiato di piccole e grandi stelle ci dava il benvenuto, facendoci ammirare la sua immensa bellezza. Era molto più incredibile da lì che dalla mia finestra, dovevo ammetterlo. Ancora più sotto di noi, così lontano da risultare invisibile, riuscii a scorgere le luci di alcune casette del villaggio. Sembravano tante piccole lucciole viste da lì. Tornai a guadare davanti a me, chiudendo gli occhi e prendendo un profondo respiro dell'aria più pura che avrei mai potuto assaggiare.

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