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<<Va bene come dimostrazione?>> chiesi poi a Forochel, allungando le mani nella sua direzione per fargli toccare i fiori come avevano fatto i suoi fratelli. Lui diede un'occhiata veloce senza avvicinarsi e poi fece spallucce.

<<Tsk, per quel che vale.>> disse con indifferenza.

<<Bene, sono felice di essere stata accettata da te.>> risposi con un sorriso. Le sue guance si fecero improvvisamente rosse e aprì gli occhi, stupito.

<<N-non ho detto di averti accettata! Solo rispetto le decisioni di mia sorella, punto.>> e detto questo scappò su per le scale. Aggrottai la fronte incapace di capire cosa fosse successo, mentre Elanor, di nuovo seduta, rideva sommessamente.

<<Ho detto qualcosa di male?>> le chiesi, una volta che ci fummo riseduti tutti insieme sui cuscini. Lasciai il pezzetto di muschio nelle mani di Annael, che guardava i fiori muoversi avanti e indietro come ipnotizzata.  

<<No tranquilla, fa così quando non sa come rispondere a tono a qualcuno.>> rispose continuando a ridacchiare. Passammo qualche ora a giocare con i più piccoli, fin quando il sole fu alto in cielo e ricordai di essere uscita per andare a riportare i vestiti a Taras e chiedergli delle nostre lezioni. Mi aveva detto di scegliere tra mattina e pomeriggio, e pensavo che la prima fosse meglio dato che volevo passare il resto del giorno in biblioteca, prima di allenarmi col moro. Salutai la famiglia quasi al completo e, di nuovo in compagnia della ragazza, uscimmo alla ricerca dell'accampamento.

<<Per fortuna non sembra che si accorgano di me.>> mormorai vicino a lei, mentre camminavamo per la strada, ora meno affollata di quella mattina.

<<Pensano che tu sia già al palazzo magari.>> Cadde qualche minuto di silenzio mentre camminavamo, poi decidi di prendere la parola.

<<Elanor?>> la chiamai facendola voltare <<Non ho visto i tuoi genitori a casa. Erano già usciti?>> Il suo voltò di fece serio alla mia frase, e mi lanciò un'occhiata che non capii cosa significasse. Alla fine sospirò e tornò a guardare avanti.

<<Non abbiamo i genitori. Non più almeno.>> Mi fermai di botto, shoccata da quelle parole.

<<Oddio El, mi dispiace tantissimo! Non dovevo chiedertelo, non volevo rattristarti.>> dissi passandomi una mano sul viso, e dandomi dell'idiota per essere stata così indelicata.

<<Oh no tranquilla, non sono triste. Semplicemente mi mancano molto, è da tanto che ci hanno lasciato.>> mi rassicurò, cercando di farmi tornare a camminare dato che stavamo attirando un po' l'attenzione. Di nuovo fummo circondati dal silenzio, non sapevo cosa dire per non peggiorare la situazione. Era la prima volta che una mia amica mi diceva di non avere un padre o una madre, mi rendeva così dispiaciuta da non riuscire ad aprire bocca.

<<Sono quasi sedici anni ormai,>> iniziò a parlare, come se fosse sola e si stesse sfogando, <<morirono durante una guerra contro i nostri nemici più accaniti, e lasciarono me e i miei fratelli insieme all'unico parente rimastoci, mio zio. Quando però compii quattordici elfici anni lui morì, e per mantenerci andai a lavorare nella Grande Quercia.>> Un sorriso le illuminò per un attimo il volto <<I Sovrani sono sempre stati gentili con me, e a differenza degli altri mi danno una somma di denaro capace di sfamare me ed i miei fratelli. Sapevano della nostra situazione e hanno sempre fatto di tutto per darci il meglio.>> continuò, e con la coda dell'occhio la vidi strofinar via una lacrima che era scappata al suo controllo. Abbassai la testa senza dire una parola. Non riuscivo ad immaginare come ci si potesse sentire a perdere entrambi i genitori. Io, almeno, ero sicura che stessero bene e fossero ancora vivi, mentre per lei... Non riuscii a trattenere un singhiozzo, ed Elanor si voltò in mia direzione con gli occhi arrossati.

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