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Il nostro viaggio durò ancora pochi minuti per fortuna, perché man mano che avanzavamo la foresta diventava più fitta e le radici più difficili da vedere ed evitare. Sarei caduta facendomi seriamente male se non fosse stato per Taras che, al contrario del suo simpatico amico, mi sorreggeva o aiutava se non ce la facevo da sola. Da quando ci eravamo rimessi in marcia non facevamo altro che parlare. O meglio, io facevo domande e lui mi rispondeva nel modo meno contorno possibile. Con lui accanto sentivo solo una grande curiosità e sete di conoscenza, e mi scoprii impaziente nel raggiungere quel posto sconosciuto. 

<<Non ho ben capito, il vostro villaggio si chiama Grande Quercia? Speravo in un nome un po' più... elfico.>> gli chiesi, mentre avanzavamo nell'erba alta fino alle ginocchia. Galvorn stava più avanti di noi per far strada, o più semplicemente perché non voleva ascoltare i nostri discorsi.

<<In realtà il villaggio vero e proprio si trova tutt'intorno alla Grande Quercia, che funge da punto d'incontro nei momenti più importanti. Vedila come una specie di grande sala riunioni del vostro mondo. Lì dentro vi abitano anche il Re e la Regina, governatori delle terre e del nostro popolo. Sono loro ad emanare le leggi e farle rispettare, ed a trovare le soluzioni meno rischiose per risolvere un problema.>> Annuii, pensierosa. Avevo letto più volte di questo sistema monarchico, che regolava la loro vita con semplicità e competenza. Sapevo che i sovrani, per quanto potessero essere di sangue reale, erano comunque scelti in base al superamento di alcune prove segretissima, ed infine dal giudizio del popolo stesso.

<<Per questo mi state portando lì?>> chiesi girandomi verso Taras, che annuì. <<Ma non mi hai detto il perché del nome.>>

<<Presto lo scoprirai da sola. Il nome che usiamo è una traduzione nella lingua umana, dato che quello vero e proprio non riusciresti neanche a pronunciarlo.>> spiegò lui ridacchiando, facendomi sorridere a mia volta. A differenza di Galvorn sapeva parlare in maniera gentile senza finire con l'offendermi. In pratica lo adoravo già. Raggiungemmo la nostra guida che, a braccia incrociate, si era fermato davanti ad un salice piangente, i cui rami folti scendevamo fino a terra creando una tenda naturale. Per un attimo mi lasciò a bocca aperta. Non pensavo ci fossero alberi del genere anche nelle foreste. Il moro stava voltato verso di noi e ci guardava con un cipiglio infastidito.

<<Se i signori hanno finito di fare conversazione, preferirei chiudere questa faccenda in fretta.>> disse col suo solito tono impaziente. Alzai gli occhi al cielo e aspettai che i due Elfi spostassero quella tenda e mi precedessero, mentre sentivo le mani sudare ed il cuore correre più di prima. Un fascio di luce mi costrinse a socchiudere gli occhi mentre avanzavo oltre, i raggi del sole tornavano a riscaldarmi le braccia scoperte  Abbassai la mano che aveva usato per ripararmi dalla luce, e se prima il salice mi aveva lasciata interdetta, stavolta rimasi letteralmente a bocca spalancata per il panorama che mi si presentava davanti. Ci trovavamo su una collinetta verde, abbastanza rialzata da permettere una visuale per metà del villaggio situato a parecchi metri da lì. Quest'ultimo, a differenza di come l'avevo immaginato, non era formato da tante piccole casette. Direi anzi che non vedevo altro se non grossi rami d'albero che s'intrecciavano tra loro, su cui, aguzzando la vista, riuscii a scorgere alcuni Elfi che si muovevano con tranquillità a più di venti metri d'altezza. Tuttavia non vidi alcuna costruzione, ed iniziai a pensare che dormisse direttamente sugli alberi. Ma non fu questo ciò che mi saltò all'occhio in un primo momento, bensì il gigantesco albero di quercia che torreggiava sugli altri alberi, rendendoli a confronto piccoli ed innocui. Aveva un'altezza spropositata, non avrei saputo dire quanti metri, ma a giudicare dal punto in cui mi trovavo direi che erano molti, troppi per un normale albero terrestre. Sarebbe stata praticamente impossibile da buttare giù anche con una palla demolitrice tanto era grosso. Al tempo stesso però aveva un'aria maestosa, e capii subito perché fosse stata scelta come abitazione per i sovrani di quelle terre. Inutile dire che, essendo anche più alto della collinetta, dovetti alzare la testa per vedere i suoi imponenti rami e le foglie verde brillante che lo decoravano, rendendolo quasi una specie di dipinto. Faticavo a credere che fosse reale l'esistenza di una pianta tanto grande.

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