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Chi poteva essere se non Galvorn, con l'espressione irritata di sempre?

<<Perché sei ancora qui?? Sai che ore sono?>> parlò prima ancora di entrare (senza permesso) in camera mia, adocchiando subito Elanor che si era alzata con uno scatto e ci fissava, non sapendo che fare.

<<Ciao anche a te, prego entra pure.>> dissi ironicamente. Ignorai il suo borbottio e tornai dalla ragazza, prendendola per mano e accompagnandola alla porta.

<<Mi dispiace tantissimo, non volevo farti perdere tempo.>> iniziò a dire preoccupatissima, pensando probabilmente che fosse lei la causa del malumore del moro.

<<Tranquilla non l'hai fatto, anzi sei stata di grande compagnia.>> la interruppi e rassicurai <<Non è la prima volta che faccio tardi con lui, credo che si sia addirittura rassegnato.>> conclusi con un sorriso, facendola ridere. Prima di andarsene di voltò verso di me, con un'espressione a metà tra l'imbarazzata e l'ansiosa.

<<Anche a me è piaciuto passare del tempo con te. Spero che capiti di nuovo.>> e senza aspettare una risposta se ne andò a passo svelto. Chiusi la porta alle mie spalle con ancora il sorriso sulla labbra, che purtroppo non durò molto quando incontrai gli occhi scintillanti di Galvorn.

<<Hai idea di che ora sia?>>

<<Me l'hai già chiesto.>> gli feci notare tornando al tavolo e cercando di mettere apposto. Avevo dimenticato di ridarle il vassoio, con tutta quella confusione. Sperai tornasse più tardi a prenderlo, magari senza l'aura pressante del moro attorno. Nonostante fosse visibilmente infuriato con me, mi diede una mano ed in poco tempo raggruppammo tutto nel vassoio, lasciandolo sullo stesso tavolo.

<<Però non mi hai ancora risposto.>>

<<No Galvorn, non so che ore sono.>> sbuffai, prendendo i vestiti e aprendo la porta del bagno per cambiarmi. Prima che potessi richiuderla però una mano me lo impedì, riaprendola e spingendomi al tempo stesso dentro.

<<Non farlo.>> mormorò sempre con quel tono duro, avvicinandosi a me.

<<Fare cosa?>>

<<Sbuffare in quel modo.>>

<<Cos'è, ti da fastidio?>> chiesi provocatoria. Fece un altro passo, intrappolandomi contro il lavandino e mettendo le mani sul bordo.

<<Già, è da bambini.>>

<<Peccato, perché a me piace.>> Restammo a fissarci, sfidandoci con gli occhi per chissà quanto, poi i suoi si spostarono sulle mie labbra a pochi centimetri dalle sue e poggiò le mani sui miei fianchi. Rabbrividii a quel contatto caldo/freddo, e lasciai che si avvicinasse ancora di più. Non lo avrei mai ammesso a voce alta, ma la distanza che si era creata tra noi continuava a farmi star male, e solo stargli vicino in quel modo poteva cancellare tutto. Il mio corpo sembrava pretenderlo. Chiusi gli occhi e qualche istante dopo sentii le labbra del moro poggiarsi sulle mie, con fare titubante. Tutte le mie speranze crollarono, con quel bacio che non sapeva di niente. Posai le mani sul suo petto e lo allontanai da me. Non riuscivo a sopportare di essere baciata in quel modo ogni volta, era come venir bruciati da una sigaretta, ti lasciava un dolore forte e permanente.

<<Devo cambiarmi.>> dissi tenendo il volto basso. Non avevo il coraggio di guardarlo in faccia, e sentivo gli occhi pizzicare.

<<Sì... certo.>> mormorò lasciando la presa e uscendo. Mi lavai e cambiai velocemente, e uscimmo dalla stanza senza aggiungere altro.

L'allenamento di quella sera fu forse il peggiore che avessi mai fatto. Non riuscivo a concentrarmi sul bersaglio, pensavo e ripensavo a quello stupido bacio dato senza un motivo, senza desiderio, che mi faceva arrabbiare. Lui, d'altro canto, era al limite della disperazione. Non avevo centrato il manichino neanche una volta, e i suoi continui rimproveri avevano l'effetto opposto di quanto invece avrebbero dovuto fare.

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