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Le successive ore di reclusione le passai girovagando annoiata qua e là, facendo avanti e indietro tra la mia stanza ed i corridoi, tanto che anche gli Elfi domestici iniziarono a guardarmi con curiosità. Un paio di volte mi capitò di passare davanti ad una stanza da cui provenivano diverse voci, alcune concitate e altre più tranquille, tra cui riuscii a scorgere quella del Re. Doveva essere quella la sala riunioni ufficiale. Ma come facevano tutti ad orientarsi in quel luogo? Le porte sembravano tutte uguali, finora quelle che si erano differenziate erano state le cucine e la stanza che custodiva il fiore sacro. Ripensai a quella piccola ma splendida piantina, e non potei trattenere un sorrisino compiaciuto. Dopotutto ero riuscita a lasciare a bocca aperta un intero popolo di Elfi, che altro avrei potuto desiderare per accrescere la mia autostima? Mi allontanai silenziosamente dalla stanza davanti alla quale mi ero fermata senza accorgermene, e dove ora non usciva più nessun suono. Forse avevano avvertito la mia presenza. Chissà se Calime e Handir erano riusciti a mettere qualcosa sotto i denti. Insomma, lei era bellissima e con una silhouette da far invidia ad una modella, mentre lui, nonostante gli abiti larghi doveva possedere un fisico ben fatto. Non so come facessero a mantenersi in forma così, ma se prevedeva una dieta a base di foglie e rametti ne avrei fatto molto volentieri a meno. Il mio fisico non era poi così male, direi anzi conforme con la statura, anche se mi sarebbe piaciuto avere la pancia un po' più piatta e qualche muscolo in più alle braccia. Per l'altezza vi avevo già rinunciato da tempo, ormai ero una ventenne e dubitavo sarei cresciuta di qualche altro centimetro. Lungo l'ennesimo corridoio in cui mi ero avventurata scorsi in lontananza una chioma castana, che attirò la mia attenzione. In un primo momento pensai si trattasse di Noah, che era stato mandato a fare qualche commissione, ma scrutandola meglio notai una figura molto più alta di lui e dai capelli lunghi e lucenti. Non sembrava un domestico della Quercia, e mi avvicinai con cautela. Era voltato di schiena, quindi non mi aveva vista arrivare, ma dovevo aver fatto più rumore di quanto immaginassi perché all'improvviso, sempre tenendo il viso voltato in avanti, iniziò a camminare, allontanandosi e svoltando l'angolo. Rimasi a qualche metro di distanza, e una volta raggiunto il punto in cui l'avevo visto girare sbirciai per vedere meglio. Sparito. Uscii da lì dietro e mi guardai attorno, ma non c'era alcuna traccia dello strano individuo. Con un sospiro mi voltai e lanciai un urlo quando andai a scontrarmi con la persona dietro di me.

<<Ahi, che male.>> disse una voce familiare. Alzai gli occhi per incontrarne due paia color nocciola con un'espressione dolorante, proprio di fronte a me.

<<Oddio Noah, scusami! Non ti avevo visto.>> mi giustificai facendo un passo indietro mentre stringevo la mano sul cuore che batteva per lo spavento, guardandolo meglio. Teneva una mano sul naso e se lo massaggiava cercando di mandar via il dolore.

<<Tranquilla, sto bene. Non è stato un brutto colpo per fortuna.>> rispose accennando un piccolo sorriso e facendo uscire una voce nasale, tanto che ridacchiai. Tornai subito seria e gli spostai gentilmente la mano per guardare meglio. Io non mi ero fatta niente (dovevo avere davvero la testa dura), e per fortuna il suo naso non sanguinava, quindi nulla di rotto. Lo guardai, notando solo in quel momento che le sue guance erano diventate rosso carminio e teneva gli occhi voltati altrove, come in imbarazzo. Mi allontanai per lasciargli un po' di spazio e sospirai sollevata, menomale che non avevo combinato qualche altro casino. Poi mi venne in mente una cosa.

<<Noah, hai per caso visto passare qualcuno di qui?>> Mi guardò stranito mentre riprendeva un colorito normale.

<<A parte gli altri domestici no. Perché?>>

<<Niente, è che...>> lasciai un attimo la frase in sospeso, per poi concludere <<...nulla, credo di essermelo immaginato.>> Aggrottò le sopracciglia in un'espressione pensierosa.

<<Se era qualcuno di diverso dal solito, probabilmente hai visto qualche generale o stratega. Sai, c'è una riunione in corso e qualcuno di quei vecchi barbuti dev'essersi allontanato alla ricerca del bagno.>> Risi a quelle parole, nonostante la mia mente la pensasse in altro modo. L'Elfo che avevo visto non sembrava essere poi così vecchio, né aveva un atteggiamento da chi cerca qualcosa. Sembrava anzi che stesse lì ad aspettare. Scossi la testa. Non l'avevo neanche visto in faccia, non potevo essere sicura della mia teoria, mentre quella di Noah aveva molto più senso. Sentivo il cervello fumare. Rimasi a parlare col mio amico per qualche minuto, dopodiché scappò via diretto come sempre alle cucine e notai solo in quel momento il cesto che reggeva con una mano. Tornai nella mia stanza chiudendomi la porta alle spalle. Mi sentivo stanca, quasi sfinita. Mi buttai sul letto a peso morto e chiusi gli occhi, lasciando la mente vagare tra pensieri confusi.Come un faro nella notte risentii le ultime parole del moro. "Forse perché mi piace sapere cosa pensi di me." Era così assurda quella frase, per niente da lui. Lo conoscevo abbastanza da dire che non era un tipo a cui importava quel che pensassi di lui, quindi perché ora sarebbe dovuto essere diverso? I suoi occhi scuri e profondi mi apparvero dietro le palpebre chiuse, tanto che per un attimo mi sembrò di averlo davanti. Quelle iridi, che quella mattina avevano mostrato al loro interno colori che non pensavo avessero, che mi avevano lasciata senza fiato, che riuscivano a scavarmi dentro fino agli angoli più lontani della mente. Occhi che osservavano, giudicavano, spaventavano e mi mandavano brividi in tutto il corpo quando erano di fronte a me. Mi voltai a pancia in su e riaprii lentamente i miei, quasi avessi paura di trovarmelo veramente davanti ad osservarmi. Per fortuna ero sola. Eppure un senso di tristezza m'invase il petto. Avrei voluto avere qualcuno al mio fianco in quel momento, qualcuno con cui parlare delle cose più stupide semplicemente per distrarmi dai miei mille pensieri. Mi venne subito in mente Taras, ma non volevo creargli altri problemi e di certo aveva altro da fare che venire a far conversazione con me. Rassegnata andai in bagno e riempii la vasca di acqua calda. Mi sembrava la giusta ricompensa a tutta quella giornata di stress. Neanche il tempo di iniziare a spogliarmi che sentii bussare alla porta. Scocciata andai ad aprire, incontrando un paio di occhi azzurro cielo ed un sorriso felice a qualche centimetro di altezza da me. Lasciai che le mie labbra si stirassero in un sorriso e feci entrare Taras, abbracciandolo subito dopo. Mi aveva letto nel pensiero per caso?

<<Ehi Lexy, com'è che sei così felice?>> domandò scherzosamente scompigliandomi i capelli. Mi staccai da lui e li aggiustai al meglio, anche se di lì a poco sarebbero stati bagnati.

<<E' che ti stavo pensando e mi sei apparso davanti, forse possiedi qualche potere speciale.>> Lui arrossì e spalancò leggermente gli occhi, e solo allora mi resi conto di quel che avevo appena detto. 'Ma perché non penso prima di parlare?'

<<S-scusa, non volevo dire... cioè, ti stavo pensando ma->>

<<Da amico, lo so. Non preoccuparti.>> concluse lui annuendo e facendo un sorriso che però non raggiunse gli occhi. Qualcosa di triste nel suo sguardo mi spinse ad abbracciarlo nuovamente, questa volta più a lungo. Non volevo che dubitasse del mio affetto perché lo consideravo solo un amico.

<<Sei importante per me Taras. Sei stato il primo che si è comportato in modo gentile con me e continui tutt'ora a farlo, proprio come l'amico di cui ho bisogno in questo momento.>> sussurrai contro il suo petto. Per qualche secondo ci fu il silenzio tra noi, poi sentii le sue braccia circondarmi le spalle e ricambiare l'abbraccio che avevo iniziato.

<<Anche tu lo sei per me Lexy. Sul serio. Sei una ragazza fantastica.>> lo sentii mormorare da sopra la mia testa. Un dolce calore m'invase il petto a quelle parole confortanti. Una volta sciolto l'abbraccio anche la tensione di poco prima se ne andò, e cominciammo a parlare del più e del meno. Mi ero quasi completamente dimenticata della stanchezza che mi attanagliava i muscoli, e del mio desiderio di un bagno caldo. Con lui vicino sentivo di potermi lasciar andare senza troppi pensieri. Dopo circa un'ora ci salutammo promettendoci di rivederci la mattina seguente, e andai a godermi l'acqua ora tiepida della vasca sentendomi più leggera di quando ero rientrata in camera, i pensieri sul tipo misterioso ormai accantonati in un angolo lontano della mente.

My Life NowDove le storie prendono vita. Scoprilo ora