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Chiusi la porta e mi alzai la canotta, scoprendo il punto in cui, in un altro caso, avrei trovato un lunga cicatrice rossa. Ciò che trovai al suo posto, tuttavia, mi fece spalancare lo stesso gli occhi. Un enorme livido violaceo si estendeva dalla base del reggiseno fino all'ombelico, creando un ovale inclinato sul fianco sinistro.

<<Merda.>> imprecai a bassa voce. Vi passai sopra le dita e un leggero dolore mi fece stringere i denti. Perché lì non ero stata medicata come per il resto? Sentii bussare alla porta e mi riabbassai velocemente la canotta, evitando così che Galvorn la vedesse quando entrò senza aspettare una risposta. Alzai gli occhi al cielo per questa sua brutta abitudine, e mi voltai verso di lui.

<<Va tutto bene?>> chiese con sguardo indagatore.

<<Sì, certo. A meraviglia.>> La mia risposta non l'aveva convinto per niente, infatti incrociò le braccia al petto e alzò un sopracciglio, aspettando che dicessi la verità. Cosa che fui costretta a fare dato che altrimenti non si sarebbe schiodato da lì.

<<Ok, forse ho un problema. Ho appena scoperta di avere un livido gigante sul fianco sinistro.>> A quella notizia spalancò gli occhi e allungò una mano per toccare il punto in questione, ma gliela allontanai con uno schiaffo. <<Fa male, non toccarlo.>>

<<Dobbiamo curarla. Perché quell'idiota non ha fatto niente?>>

<<Ti ho detto di non chiamarlo così. E poi magari voleva evitare di vedermi completamente nuda, no?>> dissi con ovvietà. Ora che ci pensavo, forse lo aveva già fatto dato che mi ero svegliata con quella tunica addosso. Il solo pensiero di essere in quello stato mi fece arrossire fino alle orecchie.

<<E' un medico, di certo non cura i pazienti con tutti i vestiti addosso.>> ribatté lui sarcastico, ma nella sua voce potei scorgere una nota di fastidio che non riuscii a capire.

<<Ad ogni modo, posso farlo da sola. Non ho bisogno del tuo aiuto.>> dissi tornando al discorso principale e voltandomi, dove sapevo fossero le creme miracolose. Cercai con lo sguardo quella che m'interessava e, una volta individuata, mi alzai sulle punte dato che lo scaffale era abbastanza alto. Prima che potessi afferrarla però una mano mi anticipò, e mi ritrovai Galvorn dietro di me con il barattolino in mano.

<<Non riesci ad arrivare neanche allo scaffale.>> mi prese in giro. Cercai di strappargli la crema dalle mani, ma lui alzò il braccio fin dove non sarei arrivata neanche in punta di piedi.

<<Ridammelo!>> gridai infastidita saltando e cercando di raggiungerlo. Spostò il braccio di lato evitando la mia mano e iniziò a ridere.

<<Sei proprio una nanetta.>> disse continuando col suo stupido gioco. Sbuffai e tentai nuovamente di raggiungerlo, senza successo, ma una volta a terra sentii il fianco dolere e misi una mano su di esso, mugolando. Galvorn finalmente smise di comportarsi da bambino e riabbassò il braccio, senza però ridarmi il barattolo. Uscì dal bagno e tornò a sedersi sul letto, seguito da me che mi ero arresa alla sua decisione. Mi misi di fronte a lui, in piedi, e iniziai ad alzarmi la maglietta come prima.

<<Toglitela.>> Le mie dita si bloccarono al bordo dell'indumento e gli occhi si spalancarono.

<<CHEE??>> chiesi quasi urlando.

<<Togliti la maglietta, altrimenti si sporcherà.>>

<<Non ci penso proprio!>> esclamai, allontanandomi di un passo da lui e stringendomi il busto con le braccia. Il suo volto impassibile divenne irritato e sbuffò. Lo stavo facendo spazientire, ma chi se ne importava! Erano cose da dire quelle? A chi fregava se la maglietta si sarebbe sporcata???

<<Quindi a Taras permetti di vederti mezza nuda e a me no? Ci dev'essere davvero qualcosa tra di voi allora.>> Strinsi i denti. So cosa stava cercando di fare, e non volevo dargliela vinta. Eppure il suo sguardo mi faceva dubitare sul fatto che stesse mentendo o pensasse davvero quanto affermato. Restammo a fissarci per due minuti buoni, finché mi arresi nuovamente. Una delle cose che non sopportavo era essere aggirata in quel modo, però lasciargli pensare di aver fatto qualcosa che, a dirla tutta, poteva essere vera come no, mi dava ugualmente fastidio. Così, cercando di non far caso al suo sguardo, mi sfilai la canotta con un unico movimento e la buttai a terra. Tanto per le condizioni in cui era avrei dovuto lavarla lo stesso. Lentamente mi avvicinai al bordo del letto, dove Galvorn stava seduto. Sentivo l'intero viso andare a fuoco sotto i suoi occhi scrutatori. Li sentivo quasi bruciarmi la pelle. Che cavolo, era la prima volta che stavo davanti ad un ragazzo con soltanto il reggiseno, avevo tutto il diritto di sentirmi in quel modo! Eppure, anche se non era la prima volta che lo lasciavo prendersi cura di me, in questo caso non riuscivo ad incrociare i suoi occhi. Mi sentivo incapace di alzare lo sguardo dai miei calzini, diventati improvvisamente più interessanti. Lo sentii deglutire e la sua mano entrò nel mio campo visivo, avvicinandosi al punto in cui si estendeva il livido viola. Ne toccò il centro ed una fitta di dolore mi fece stringere i pugni.

<<Scusa.>> mormorò. Io rimasi immobile, mentre lui metteva le dita nel barattolo e prendeva un po' di crema rosa, per poi spalmarmela sulla ferita. Al contrario di delle foglie che aveva usato la prima volta, per curarmi i graffi sulle mani, questa aveva un odore più buono. Il suo tocco era delicato come quando mi aveva accarezzato la guancia al pronto soccorso, e faceva movimenti circolari che mandarono via un po' della tensione che sentivo per quella situazione. Buttai fuori in un sospiro l'aria che non mi ero accorta di trattenere, e alzai di poco gli occhi per spiare il viso del moro. Era completamente concentrato su quel che stava facendo, ma doveva essersi accorto che lo stessi spiando perché in un secondo rialzò gli occhi. Mi sorrise, un sorriso che raramente gli avevo visto fare da quando ci conoscevamo, ed il mio cuore perse un battito. È possibile sentire il proprio organo vitale accelerare per un semplice sorriso? Direi proprio di sì. Finalmente concluse l'operazione e richiuse in barattolo, lasciandolo sul letto per prendere il fazzoletto che gli diedi per pulirsi la mano. Mi chinai per prenderlo e rimetterlo a posto, e senza accorgermene mi ritrovai vicinissima al suo viso, girato nella mia direzione. Istintivamente mi ritrassi, facendo un passo indietro, ma lui si alzò e mi prese il polso, tirandomi successivamente verso di lui. Rimasi paralizzata da quel gesto, mi trovavo a pochi centimetri dal suo corpo ed ero ancora mezza nuda. I suoi occhi non si staccavano dai miei, la forte attrazione di prima era tornata e non sembrava volerci abbandonare tanto presto questa volta. 

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