Cercai di mostrarmi un po' più entusiasta e lo ringraziai, uscendo dalla sala per tornare nell'ascensore e da lì negli intricati corridoi. Non sapere ancora il suo nome mi dava in qualche modo fastidio, però almeno avevo un'altra possibilità per parlarci faccia a faccia. Alla fine chiederglielo direttamente era meglio che saperlo da altri. Non sapendo cosa fare per le prossime due ore, girovagai un po' a caso passando più volte davanti al grande portone decorato che conteneva il Fiore della Speranza, guardandolo così intensamente che gli occhi iniziarono a lacrimarmi. Se fossi stata io a scegliere un posto dove tenerlo al sicuro, avrei preferito qualcosa che desse molto meno nell'occhio. Dopo qualche minuto, però, anche passeggiare su e giù mi sembrò una perdita di tempo, così ripensando rapidamente a dove si trovassero le cucine mi diressi in quella direzione, a passo di lumaca. Da sola, nei lunghi corridoi pieni di foglie, la mia mente tornò al secondo problema di cui avrei dovuto occuparmi: Taras e Galvorn. Loro avevano sicuramente capito che non ci avevo ancora fatto caso, eppure avevano preferito tacere che farmelo notare. Strinsi i pugni mentre l'irritazione si faceva spazio nella mia mente, e affrettai di poco il passo. Perché non me l'avevano fatto notare prima? Perché avevano preferito parlare con me dall'inizio come se fosse la cosa più normale del mondo? O forse era così ed ero io quella che si stava facendo troppi problemi? E come avevano fatto ad impararla se vivevano in una foresta a chilometri di distanza dal primo centro abitato? Così assorta nei miei pensieri, non mi accorsi di qualcuno proveniente dall'altra parte del corridoio finché non ci andai a sbattere contro, come mio solito, rischiando di cadere a terra. Un mano mi afferrò al volo e si strinse intorno al polso, lasciandomi così a guardare dal basso un sorriso brillante e leggermente dispiaciuto.
<<Scusa, non guardavo dove mettevo i piedi.>> Taras con uno strattone mi rimise dritta di fronte a lui, ma non mi tolse la mano dal polso neanche quando fui più stabile sulle mie gambe.
<<No no, è colpa mia! Stavo pensando ad altro e ti sono venuta addosso.>> balbettai in imbarazzo. Sentivo le guance colorarsi per l'ennesima figuraccia e abbassai lo sguardo sulle sue dita ancora in contatto con la mia pelle. Come se le sentisse bruciare, Taras la tolse immediatamente e vidi con la coda nell'occhio il suo viso colorarsi di un bel rosa pesca.
<<Ehm,>> tossì un paio di volte per togliersi di dosso l'imbarazzo del momento, facendomi ridacchiare <<dove stavi andando?>>
<<Alle cucine, devo parlare con una persona.>> Lui piegò la testa di lato e aggrottò le sopracciglia confuso. <<Non è la prima volta, tranquillo.>>
<<Capisco. Beh, allora ti accompagno se vuoi.>> Nella sua voce c'era così tanta gentilezza che non riuscii a rifiutarmi nonostante desiderassi il contrario, così con un cenno d'assenso lasciai che mi si affiancasse, mentre percorrevamo i corridoi insieme. Eravamo molto vicini, i dorsi delle nostre mani si sfioravano, eppure non era imbarazzante o spiacevole, anzi, mi faceva sentire come se potessi contare su di lui in qualunque momento. Mi tornò in mente la frase di Galvorn detta tempo prima, sul fatto che non dovessi comportarmi da ragazzina per attirare l'attenzione del biondo. Sinceramente non sapevo se gli piacessi o meno, o se lui mi piacesse in quel senso, perché era ancora tutto un casino nonostante fosse passata già più di una settimana. Taras era dolce, solare, mi faceva morire dalle risate e ci divertivamo a prendere in giro Galvorn, ma vederlo come mio ragazzo... non lo so, era strano. Non perché fosse un Elfo, ormai non notavo più le orecchie a punta nascoste dietro i lunghi ciuffi biondi, ma perché mi sembrava davvero troppo perfetto per potersi prendere una cotta per me. Una mano sulla spalla mi risvegliò dai miei pensieri e alzai gli occhi, finora rimasti incollati al pavimento, per ritrovarmi davanti le porte delle cucine.
<<Vuoi entrare?>> mi chiese il biondo con un sorriso gentile.
<<No, aspetterò che finisca.>> Rimanemmo con la schiena contro la parete del corridoio per chissà quanto, io che mi ripetevo nella mente il discorso che avrei fatto di lì a breve e Taras con le mani in tasca e la testa alzata, a fissare il soffitto senza però vederlo. Sentivo dall'altra parte dei battenti l'andirivieni e le voci, a volte concitante, altre volte più tranquille, che parlavano in quella strana lingua sconosciuta ma familiare alle mie orecchie. Una parte di me avrebbe voluto impararla, un'altra affermava che dal modo in cui pronunciavano alcune parole sarebbe stato più semplice parlare in francese e tedesco al tempo stesso. I minuti passarono, e finalmente le porte si aprirono, facendo uscire un gruppetto di Elfi dall'aria stanca e troppo impegnati a parlare tra loro per notarci. Tra essi però non scorsi nessun piccoletto dal viso gentile, e stavo quasi per rinunciarci quando le porte si aprirono nuovamente e comparve il soggetto dei miei discorsi mentali. Aveva l'aria assonnata e procedeva tenendo gli occhi abbassati. Mi feci avanti cercando di attirare la sua attenzione, ma prima che potessi aprir bocca una voce alle mie spalle richiamò il suo sguardo.
<<Noah!>> Mi voltai per guardare sorpresa Taras, che salutava con un cenno della mano ed un sorriso il piccolo cuoco. Quest'ultimo, dopo un momento di confusione, sembrò riprendersi e sorrise in direzione dell'Elfo, rispondendo al saluto e spostando poi lo sguardo da lui a me. I suoi occhi si spalancarono leggermente, come se il trovarmi lì l'avesse preso in contropiede, e si avvicinò a noi cautamente. Cercai di sorridere anch'io per metterlo a suo agio, ma ciò sembrò sorprenderlo ancora di più. Non era mica la prima volta che ci incontravamo, perché aveva un'aria tanto incredula?
<<Ehi amico.>> continuò il biondo mettendosi al mio fianco e battendo il cinque con il nuovo arrivato. Prima di allora non avevo fatto caso al suo aspetto fisico, ma così da vicino era davvero carino. Aveva corti capelli castani scompigliati in tutte le direzioni, forse per colpa del cappello di prima, lineamenti delicati e occhi grandi color nocciola. Il suo viso sembrava tale e quale a quello di un qualunque Elfo del villaggio, così come il corpo minuto, ma aveva un'aria che lo accomunava molto ai ragazzi della mia città. Non gli avrei dato più di sedici anni se l'avessi incontrato per strada. I suoi occhi si spostarono nuovamente su di me, e mi riscossi dalla mia analisi accennando un saluto.
<<Ciao. Ci siamo già incontrati, ricordi?>>
<<Certo Custode, come potrei dimenticarlo?>> Cercai d'ignorare l'appellativo usato e il piccolo inchino che mi fece subito dopo.
<<E' lui quello che stavi aspettando?>> chiese Taras con sguardo sorpreso <<Come fate a conoscervi?>>
<<Be', ecco... ci siamo incontrati un paio di volte per caso, ma non sapevo il suo nome.>> risposi titubante. Tornai a guardare il giovane di fronte a noi, che continuava a sorridere felice come se gli avessero appena fatto uno splendido regalo. <<Ti chiami Noah, giusto?>>
<<Sì signora, è un onore.>> Fece per inchinarsi nuovamente ma lo fermai mettendogli una mano sulla spalla. Lui mi guardò ancora più sorpreso di prima, così l'allontanai.
<<Non c'è bisogno di tutta questa formalità, sul serio, chiamami pure Lexy. Come fanno tutti.>> Sentirmi chiamare "signora" in quel modo mi aveva messa in imbarazzo. Insomma, ero ancora in piena gioventù, che cavolo!
<<Già amico, lei non è mica una con la puzza sotto al naso.>> disse Taras mettendomi un braccio sulle spalle e facendomi così piegare sotto il suo peso. Sbuffai infastidita e divertita e gli spostai gentilmente il braccio, bastava la mia solita altezza a farmi sentire bassa. Lui finse un'aria incredula e offesa e mi diede le spalle, facendomi ridacchiare. In tutto questo Noah era rimasto immobile a fissarci come se fossimo degli scoiattoli che giocavano a carte. Tornai a guardarlo ma, come se avesse appena ascoltato e visto qualcosa di troppo segreto per lui, abbassò lo sguardo e le guance gli si colorarono di un rosso acceso.
<<I-io... ehm... va bene, come vuoi.>> balbettò imbarazzato. Mi venne l'irresistibile voglia di prenderlo e abbracciarlo. Come potevo resistere a tanta dolcezza!? Taras ridacchiò e gli si avvicinò dandogli una pacca sulla schiena.
<<Andiamo, non c'è bisogno d'imbarazzarsi in questo modo. Lexy, diglielo anche tu.>> aggiunse poi prendendomi alla sprovvista. Mi avvicinai e gli misi una mano sulla spalla, facendogli così alzare gli occhi.
<<Taras ha ragione. E poi vorrei essere tua amica, come lo sono per lui.>>
<<Davvero??>> La sua espressione emozionata mi portò a sorridere istintivamente.
<<Davvero. Ma devi promettere di non chiamarmi più "signora" o "custode" o qualunque altro appellativo. Solo Lexy. E non inchinarti, sono una semplice ragazza come tante.>>
<<Io non direi...>> iniziò Taras, ma un mia occhiata lo fece desistere e cambiare repentinamente frase <<...cioè, sì, se usi parole di questo tipo si sentirà vecchia.>> Questa volta gli lanciai una vera e propria occhiataccia.
<<Grazie Taras.>>
<<Quando vuoi bellissima.>> e mi fece un occhiolino. Sospirai rassegnata e riportai la mia attenzione sul giovane cuoco, ora più tranquillo e con un sorrisino divertito che gli stirava le labbra.
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My Life Now
AdventureEsistono creature fantastiche? Certo, sono dappertutto anche se non riusciamo a vederle. Forse perché non vi crediamo abbastanza. Per Lexy invece è facile come respirare, ma non si aspetterebbe mai di trovarsene uno davanti nel bel mezzo di una fore...