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<<Non bisogna mai avere fretta quando si scende da un albero, dovresti saperlo.>> Le sue parole mi riportarono alla realtà, e battei le palpebre rendendomi conto di stare ancora tra le sue braccia. Mi divincolai e scesi finalmente per terra, trattenendomi dal baciarla per il sollievo. Mi allontanai di qualche passo e subito andai a sbattere contro Taras, che mi fece voltare per guardarmi in faccia.

<<Tutto bene Lexy? Ti sei fatta male?>> chiese preoccupato.

<<Sto bene Taras, tranquillo.>> risposi, voltandomi di nuovo verso il moro, che non aveva smesso un attimo di fissarmi <<Grazie, mi hai salvato la vita.>>

<<Non ringraziarmi, è mio compito mantenerti al sicuro.>> replicò lui incrociando le braccia al petto. Abbassai la testa mordendomi un labbro per non iniziare a lamentarmi. Già, avrei dovuto cominciare a tenerlo a mente ormai. Era il suo compito, il loro compito evitare che mi facessi male. Avrebbe potuto compromettere le mie capacità, e non volevano certo essere sgridati dal Re per non aver compiuto il loro dovere. Nonostante mi sentissi in debito con lui, non riuscii a soffocare il risentimento per quanto appena detto. Guardai Taras, ancora al mio fianco.

<<Credo che per oggi possa bastare. Vorrei tornare a casa ora.>> Lui annuì e lanciò un'occhiata a Galvorn, che senza dire niente si voltò camminando in direzione della Grande Quercia.

Arrivammo lì davanti nel più totale silenzio, e non riuscii a guardare nessuno dei due in faccia quando li salutai per entrare dentro. Il biondo mi aveva chiesto ancora se stessi bene o volessi un po' di compagnia, ma avevo rifiutato e col sorriso meno falso possibile avevo varcato la soglia. dirigendomi verso l'ascensore. Vi entrai e aspettai che le porte si richiudessero, ma queste vennero fermate da una grande mano abbronzata. Galvorn le riaprì e si mise al mio fianco, lasciandomi stupita e confusa mentre salivamo fino al mio piano.

<<Voglio assicurarmi che tu stia bene.>> rispose alla mia domanda silenziosa. Non dissi niente, mi sentivo stanca e scombussolata per quanto appena accaduto, con zero voglia di iniziare una qualche lite sul fatto che avrei preferito restare sola. Appena arrivati sul piano raggiunsi la mia camera e aprii la porta, andando dritta verso il letto e buttandomici sopra con un sospiro. Sapevo che sarebbe entrato anche senza il mio permesso., come sempre, infatti poco dopo sentii la porta chiudersi con uno scatto secco. Alzai la testa per poterlo guardare in viso: sembrava ancora molto arrabbiato, nonostante stesse cercando di nasconderlo dietro la solita espressione impassibile. Mi misi a sedere e battei la mano sul posto vuoto al mio fianco, ma ovviamente lui rimase esattamente dove si trovava. 'Ci siamo,' pensai 'ora mi griderà contro quanto sia incapace e che dovrei lasciar perdere la mia folle idea.'

<<Ti sei fatta male?>> La sua domanda mi colse del tutto impreparata. Aggrottai la fronte e impiegai qualche secondo a rispondere.

<<No... no sto bene, mi hai presa in tempo.>>

<<Cosa stavate combinando da soli in quel posto?>> Spalancai gli occhi per quella domanda, che aveva un che di ambiguo e poteva nascondere più di un significato. Che gli stava passando per la testa adesso?

<<Niente! Mi stava solo insegnando a scalare gli alberi.>>

<<Pensavo avesse capito quanto fossi negata in questo genere di cose.>> ghignò lui. Lo guardai storto mettendomi in piedi.

<<A quanto pare crede nelle mie capacità più di chiunque altro.>> Il sorrisino sul suo voltò sparì, tornando ad essere serio.

<<Devi lasciar perdere questa stupida idea.>> disse, anzi ordinò, facendo un passo nella mia direzione. 'Appunto.' Rimasi ferma dov'ero, senza abbassare lo sguardo.

My Life NowDove le storie prendono vita. Scoprilo ora