29°

525 37 2
                                    

<<Cosa state combinando?>> La sua voce profonda sembrò rimbombare sopra di me, e non ebbi il coraggio di alzare il volto per guardarlo. Ero certa che fosse irritato, come quasi sempre.

<<Niente, noi->> iniziò Taras, ma un'occhiata del moro lo zittì all'istante. Chiuse la bocca ancora mezza aperta e abbassò lo sguardo, quasi si sentisse in colpa di essere rimasto con me per tutto quel tempo. Che poi non eravamo mica rimasti da soli, fino a cinque secondi fa c'era anche Noah!

<<Il generale ti vuole all'accampamento, dice di avere un compito per te.>> disse Galvorn con lo stesso tono serio e inflessibile. Il biondo annuì debolmente e con un veloce cenno di saluto nella mia direzione scomparve dietro l'angolo. Io, ancora voltata di spalle rispetto al moro, avrei voluto richiamarlo per ringraziarlo dell'aiuto che mi aveva dato quel giorno, ma qualcosa dentro di me bloccava le parole nella gola. La presa intorno alle spalle si rilassò impercettibilmente, ma rimasi ferma dov'ero.

<<Ehi ragazzina, dovresti già essere a letto.>> Quelle parole mi fecero arrabbiare. Dopotutto, se Galvorn non fosse apparso dal nulla, a quest'ora avrei potuto ancora scherzare con Taras e mantenere quella leggerezza nell'aria. Era una delle poche cose che mi piaceva, quando ero costretta a restare chiusa lì dentro. Mi allontanai di scatto dalla sua presa, e alzai lo sguardo verso il suo, leggermente sorpreso. Direi proprio che non si aspettava una reazione del genere.

<<Non chiamarmi ragazzina.>> dissi infastidita, poi m'incamminai superandolo e raggiungendo le scale che portavano ai piani superiori. Erano poco più di due piani fino alla mia stanza, avrei sbollito la rabbia nel mentre.

<<Ehi!>> Come non detto. In due secondi mi ritrovai dietro il moro, intento a seguirmi su per la rampa. 'Deve proprio farlo ogni volta?!' mi chiesi irritata, accelerando il passo nel tentativo di seminarlo. In men che non si dica arrivai nel solito corridoio che percorrevo ogni giorno, ma prima che potessi rifugiarmi in stanza una mano mi afferrò dal polso costringendomi a fermarmi. Ovviamente non ero riuscita nel mio intento, ma dopo essermi girata e averlo visto col fiatone, mi sentii leggermente più soddisfatta di me stessa. Mantenni il volto serio e rimasi a guardarlo riprendere il controllo dei suoi polmoni, prima di rivolgermi un'occhiata che doveva essere arrabbiata, ma che non fece altro se non farmi desiderare di allontanarmi di più da lui.

<<Dove stai andando? E perché cavolo corri così tanto?>>

<<Vado in camera, no? Sono stanca.>> risposi col tono più neutro possibile. Sul suo viso comparve un'espressione incomprensibile, e si avvicinò di un passo senza togliermi la mano dal polso.

<<Sei arrabbiata per caso? Perché non credo tu ne abbia diritto.>> A queste parole la mia facciata impassibile si crepò di poco, lasciando intravedere quanto fossi davvero arrabbiata.

<<Ah, perciò adesso sai anche quali sono i miei diritti, oltre che al mio posto in questo villaggio?? Chi ti credi di essere?! Solo perché sei grande e grosso ed hai quell'aria perenne da lupo cattivo pensi di poter dare ordini qua e là e dispensare opinioni??>>

<<Che?? Ma di cosa stai parlando ora?>> La sua confusione fece crollare del tutto il mio muro di neutralità.

<<Parlo del fatto che Taras mi stava semplicemente tenendo compagnia, e tu l'hai aggredito come se avesse cercato di farmi fuori!>> quasi urlai in mezzo al corridoio, strattonando il braccio e liberandomi finalmente dalla sua presa ferrea. Arrivai finalmente davanti alla porta e me la chiusi alle spalle, senza neanche degnarlo di uno sguardo, arrabbiata e sull'orlo di una crisi isterica. Mi poggiai con la schiena contro il duro legno e mi lasciai scivolare fino al pavimento, rannicchiandomi su me stessa e serrando i pugni così tanto da farmi male. Non volevo piangere, non ce n'era motivo. Eppure sentivo gli occhi pizzicare e un nodo in gola che mi rendeva difficile respirare. Perché avevo reagito così male? Dire quelle parole, mettermi ad urlare in quel modo... non erano da me. Avevo fatto la parte della psicopatica, me ne stavo rendendo conto. Era solo rabbia per quel che aveva detto Galvorn? Oppure perché non ero riuscita a difendere Taras quando era stato ingiustamente sgridato? Lui ha più esperienza di me a parlare con il moro, lo conosce da più tempo. Magari era stata una sua decisione reagire in quel modo, preferire il silenzio piuttosto che iniziare una lite. Ed io avevo finito per l'interpretare in modo errato il suo comportamento. Ma non potevo esserne sicura, dopotutto il Taras che conoscevo io aveva sempre la risposta pronta a tutto. Quindi qual'era il motivo per quella espressione tanto colpevole? La testa iniziava seriamente a fumarmi per tutto quel che era successo in così poco tempo. Mi alzai barcollando leggermente, e mi diressi in bagno per fare un bagno caldo. Se c'era una cosa di cui ero certa era che in quel momento mi avrebbe aiutato a rilassarmi meglio di una tisana. Quando l'acqua fu pronta vi entrai con un sospiro e mi poggiai contro il bordo, per godermi il silenzio di quella stanza. Dopo alcuni minuti finalmente mi sentii più padrona del mio corpo, e l'istinto di poco prima di rompere tutto completamente scomparso. O almeno attenuato. Ripesai per un attimo alla mia reazione con Galvorn, e non potei evitare di paragonarmi nuovamente ad una bambina capricciosa. Avevo addirittura pensato che fosse stata una scusa per allontanarlo da lì, ma poi mi ero detto che non era il tipo da inventarsi certe stupidaggini. Avrebbe magari optato per un metodo più diretto se avesse voluto restare da solo con me... scossi la testa violentemente. Davvero ci avevo appena pensato?? Lui non avrebbe mai voluto che restassimo soli. Non mi sopportava. Eliminai subito questo pensiero e m'immersi completamente nell'acqua al profumo di frutti di bosco. Dopo quasi un'ora passata lì dentro decisi di uscire, mi asciugai come al solito e pettinai la chioma piena di nodi di quel giorno. Adesso che la calma aveva preso posto nella mia mente, mi sentii in colpa per quel che gli avevo detto. Voglio dire, lui era venuto qui solo per fare il suo dovere, ed aveva finito per essere ingiustamente accusato di voler "sabotare" il rapporto tra me e Taras. Tra l'altro una semplice amicizia, quindi non è che ci fosse molto da rovinare. Però il modo in cui l'aveva trattato...non lo so, mi aveva fatto sentire più protettiva nei suoi confronti. Ma questo non è ciò che di solito si prova verso qualcuno che ti piace in quel senso, oppure sì? Non lo so, proprio non sapevo cosa pensare. Una volta vestita col mio solito completo (ormai usavo il cambiomportatomi da casa per star dentro alla quercia), constatai che ormai doveva essere ora di cena, così mi diedi un'aggiustata veloce ai capelli ancora umidi e aprii la porta per scendere in sala da pranzo. Non mi sarei mai aspettata di trovare il soggetto dei miei casini mentali di fronte ad essa, con una mano a reggere un vassoio ricolmo di cibo e l'altra sollevata, nell'atto di bussare alla porta. I suoi occhi si spalancarono leggermente quando mi vide, ma si riprese velocemente e abbassò il pugno lungo il fianco. Io, del resto, rimasi bloccata esattamente dove mi trovavo, non sapendo che dire o fare. Insomma, non pensavo certo che Galvorn mi avrebbe mai portato la cena in camera. Neanche nei miei sogni più rosei. Non che avessi sognato Galvorn, voglio dire... Ok, lasciamo perdere. Mi ripresi dal momentaneo shock e non sapendo come comportarmi mi feci da parte per farlo entrare, cosa che non si attardò a fare. Richiusi cautamente la porta alle mie spalle, rimanendo a fissarlo mentre poggiava il tutto sul tavolo. Era strano vederlo così controllato, avevo quasi avuto paura che venisse ad uccidermi nel sonno per quel che gli avevo detto. Magari era così, ed il vassoio era solo la scusa perfetta per non far insospettire le guardie. Scossi mentalmente la testa, stavo esagerando. Gli era stato affidato il compito di tenermi in vita, non mi avrebbe ucciso per uno stupido litigio.

My Life NowDove le storie prendono vita. Scoprilo ora