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Ripresi il controllo dei miei pensieri quanto finalmente decise di aprire bocca.

<<Allora? Vuoi lasciarti togliere quelle schegge o no?>> La sua voce era dura come sempre, ma riuscii a cogliervi una certa esitazione mentre diceva quelle parole. Annuii come un automa e mi risedetti al mio posto, lasciando che Galvorn riprendesse il suo lavoro e tentando di non far caso alla delicatezza con cui mi teneva il dorso della mano e delle occhiate che mi rifilava di tanto in tanto. L'aria intorno a noi si era fatta molto più tesa, e non riuscivo a dire mezza parola per cercare di intavolare un discorso capace di diminuirla.

<<Fatto.>> annunciò dopo pochi minuti, alzandosi e riportando le pinzette in bagno. Io misi altre foglie umide sulle nuove ferite lasciate dalle spine e sentii i suoi passi tornare nella mia stanza, per poi fermarsi a qualche metro da me, davanti la porta.

<<Bene, se non c'è altro da fare come baby-sitter me ne vado, ho degli impegni.>> Mi diede le spalle e aprì la porta per uscire.

<<Galvorn.>> lo richiamai. Si fermò per guardarmi, un piede già dall'altra parte della soglia. <<Scusami per stamattina, non volevo complicarti il lavoro. E so di avertelo già detto, ma grazie per avermi salvata. Sono in debito.>> dissi guardandolo negli occhi con un sorriso di gratitudine. Gli angoli della sua bocca si tesero per un attimo verso l'alto, in un breve sorriso, prima di tornare serio e farmi un cenno, uscendo dalla stanza. Rimasi a fissare il pannello chiuso per qualche istante, poi mi lasciai cadere di nuovo sul letto con un sospiro stanco. Che giornata! 

Ricapitolando: Avevo avuto il permesso d'imparare qualcosa sul combattimento, fatto arrabbiare Galvorn come non avevo mai visto prima, provato ad allenarmi con Taras rischiando di spiaccicarsi al suolo ed infine fatto pace col moro. O almeno lo speravo. Mi girai a pancia in giù premendo la faccia dove ero finita distesa pochi minuti prima, con Galvorn sopra. Era stato... strano, ma in senso buono. Quando era successo la prima volta, nella foresta, di trovarmi così vicino a lui mi ero ritratta quasi subito.  Adesso, invece, era stato diverso, anche se il mio cuore aveva iniziato lo stesso a battere impazzito. Neanche io ero certa di come poter spiegare quel che avevo provato, però non era stato tanto fastidioso come pensavo. Più che altro ero diventata rossa come un peperone per l'imbarazzo. Voglio dire, è normale giusto? Trovarsi un ragazzo (anzi Elfo) di bell'aspetto sopra di sé non è certo una cosa di tutti i giorni, ed io non sono pratica di queste cose. È stato inevitabile trovarmi in imbarazzo. Scossi la testa per cercare di togliere quel pensiero dalla mente e mi fiondai in bagno per lavarmi e staccare quelle foglie puzzolenti dalle mani. Il loro odore forte mi dava la nausea ogni minuto di più. Dopo un bellissimo e rilassante bagno mi misi qualcosa di pulito e scesi per cenare con i Sovrani, non senza essermi prima controllata le ferite. Sembravano sparite del tutto in pochissimo tempo. Mi aspettavano entrambi già seduti e con un sorrisino complice sul viso. La cosa mi fece sorgere qualche dubbio su cosa stessero pensando e, dopo essermi seduta ed aver iniziato con indifferenza a mangiare, aspettai che dicessero qualcosa. Non sembravano però voler iniziare un discorso, continuavano solo a fissarmi. Soprattutto la Regina.

<<Allora... c'è qualcosa che vorreste dirmi?>> domandai titubante alzando finalmente gli occhi dal purè di verdure nel mio piatto.

<<Noi no cara. E tu invece?>> chiese a sua volta la Regina allargando il sorriso. Aggrottai la fronte senza capire. Forse si riferivano a quanto successo dopo che ero uscita dalla sala del trono quella mattina.

<<Be', avevi ragione. Stamattina Galvorn era abbastanza arrabbiato, e Taras mi ha tenuto compagnia mentre lui era chissà dove. Ma ora credo di aver risolto.>> dissi con incertezza. Ancora non capivo perché stessero continuando a sorridermi e fissarmi. Era inquietante.

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