Alberi, alberi e ancora alberi. Camminavamo da più di venti minuti e questo era tutto quello che avevo visto finora, se escludiamo i rampicanti e quei pochissimi cespugli qua e là. Galvorn davanti a me avanzava agilmente, tra radici troppo grosse e rami bassi che ostacolavano la strada, al contrario di me che ero inciampata più di una volta, salvandomi all'ultimo da una probabile figuraccia. Avevo ancora paura di quel che sarebbe potuto succedere una volta incontrati anche gli altri componenti del popolo, ma la mia solita voglia di scoprire cose nuove cercava di vedere i lati positivi di quell'incontro, mentre una parte del mio cervello era abbastanza fiduciosa nelle parole del moro. Lui a volte mi lanciava qualche occhiata per essere sicuro che lo stessi ancora seguendo, e sono quasi sicura che più di una volta abbia ridacchiato subito dopo essere tornato a guardare avanti. Come faceva a procedere così facilmente? Ok, forse il fatto che fosse un Elfo lo aiutava molto, ma avrebbe anche potuto darmi una mano, no? Che antipatico! Sbuffai per l'ennesima volta, dopo tutto questo tempo a camminare i piedi mi facevano davvero male, e mi fermai al primo tronco dall'aspetto comodo che vidi.
<<Potresti anche rallentare, se proprio non vuoi darmi una mano.>> Galvorn si fermò e girò a guardarmi con un'espressione stranita e vagamente divertita.
<<Ti serve aiuto a mettere un piede davanti all'altro?>> chiese beffardamente. Lo guardai storto.
<<Spiritoso. Potremmo fermarci un attimo? Le mie gambe chiedono pietà.>>
<<No, siamo quasi arrivati.>>
<<L'hai detto anche cinque minuti fa.>>
<<Allora smetti di chiedermelo in continuazione.>> Alzai gli occhi al cielo e tolsi una scarpa per controllare di avere ancora il piede tutto intero. Sembrava che ormai si fossero trasformati in uova strapazzate. Galvorn incrociò le braccia, in attesa, ma io sinceramente non avevo alcuna intenzione di rialzarmi subito e tornare a camminare. Lui sbuffò e si sedette a terra, di fronte a me ma ad una certa distanza.
<<Com'è questa Grande Quercia dove siamo diretti?>> domandai dopo qualche secondo di silenzio.
<<La vedrai quando arriveremo.>> rispose lui in tono duro.
<<Calmanti, sto solo cercando di fare conversazione.>> mi difesi.
<<Non è necessario, quindi alzati e rimettiamoci in cammino. Prima arriviamo e prima tornerò a fare qualcosa di più costruttivo che chiacchierare con te.>> A queste parole mi sentii offesa. Va bene, non ci sopportavamo a vicenda, ma c'era modo e modo per parlare con qualcuno. Strinsi i pugni e mi rimisi le scarpe, cercando di essere più delicata possibile. Lui si rialzò e mi diede le spalle, ma prima che avessi il tempo di alzami a mia volta udii un fruscio di foglie dal ramo sopra di me. Galvorn si girò di scatto puntando una delle sue frecce verso il punto da cui proveniva il rumore, così velocemente che mi chiesi se l'avesse già in mano dall'inizio. Lo stesso sguardo serio e concentrato che aveva quando l'avevo visto sull'albero. Io non osai muovermi: se si trattava di un animale feroce avrei preferito restare mezza piegata, come in quel momento, piuttosto che venire sbranata viva. Lui avrebbe anche potuto proteggermi, certo, ma forse prima si sarebbe goduto lo spettacolo di me che lottavo contro qualcosa grande il doppio della mia stazza.
<<Andiamo Galvy, è così che si trattano gli ospiti?>>
Galvorn abbassò la freccia, e la sua espressione cambiò da concentrata ad infastidita. Non ebbi neanche il tempo di pensare a quella frase che un altro fruscio, seguito da un leggero tonfo a meno di due metri da me, mi fecero saltare di lato col cuore a mille. Portai la mano al petto per cercare di calmarmi e guardai la nuova figura di fronte a me. Era di sicuro un altro Elfo, ma a differenza del precedente assomigliava molto di più all'ideale che mi ero creata. Alto poco più di me, la pelle lattea e i capelli lunghi come quelli di Galvorn, ma di un biondo cenere così chiaro che sotto i raggi solari brillavano come diamanti, erano raccolti per metà sopra la testa, in una treccia. Il suo viso era molto più fino, dai lineamenti delicati, quasi femminili, e gli occhi sembravano pezzi di cielo tanto erano limpidi, con una scintilla giocosa all'interno che gli conferiva un'aria divertente e sincera, il tutto rinforzato dal sorriso brillante che gli stirava le labbra. L'abbigliamento e l'arco erano simili a quelli di Galvorn, ma in misura ristretta data l'evidente differenza di muscolatura. Questo ovviamente non lo rendeva meno attraente, anzi, già a prima vista potevo dire che mi stesse molto più simpatico dell'altro. Il nuovo arrivato si sistemò la tenuta e si avvicinò a Galvorn alzando una mano in segno di saluto, apparentemente senza accorgersi della mia presenza, ma l'altro non ricambiò la pacca amichevole che ricevette. Alzai un sopracciglio, incredula. Possibile che si comportasse da antipatico con tutti e non solo con me? Questo mi rincuorava almeno in parte.
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My Life Now
AdventureEsistono creature fantastiche? Certo, sono dappertutto anche se non riusciamo a vederle. Forse perché non vi crediamo abbastanza. Per Lexy invece è facile come respirare, ma non si aspetterebbe mai di trovarsene uno davanti nel bel mezzo di una fore...