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Nei giorni seguenti mi concentrai molto su come portare a termine gli allenamenti di base il prima possibile. Taras era di nuovo al mio fianco, insieme a Galvorn, mentre mi spiegavano come riconoscere l'età di quegli alberi e cosa fare per scalarli il più facilmente possibile. Credo di aver imparato a memoria circa una quindicina di cose per ogni albero presente nelle vicinanze, dal più piccolo col fusto sottile al più grosso, che m'impediva di avvolgervi le braccia intorno. Imparai anche a scendere senza problemi, e un paio di volte usai qualche rampicante attaccato al tronco per raggiungere per prima il terreno. Non immaginavo certo fossero tanto resistenti da sostenermi, hanno delle foglie così piccole e sottili. In più non so come, ma il rapporto tra me ed il moro sembrava essersi stabilizzato. Certo, continuava a comportarsi da scontroso brontolone, ma alternava gli insulti a qualche consiglio o a dei rari complimenti. Quando lo faceva sembrava quasi non essere lui, e non sapevo se sentirmi inquietata o felice. Anche Taras mi si era avvicinato di più, in qualche modo la conversazione di quella sera doveva averlo influenzato abbastanza. Quando non capivo qualcosa me la rispiegava con pazienza e quando invece riuscivo a portare a termine un compito mi abbracciava felice. Tutto ciò faceva sbuffare Galvorn, che da parte sua faceva finta di non vederci o ci ignorava. Ancora non capivo il suo comportamento. Gli dava fastidio quando sorridevo a Taras, quando esultavo per una semplice vittoria o quando ridevo per una battuta del biondo. L'unica cosa che mi veniva in mente era una possibile gelosia per il fatto che fossi più amico con Taras che con lui, ma non poteva certo darmene interamente la colpa. Lui non faceva mica qualcosa per cambiare la situazione. Da parte mia, comunque, mi andava bene così per ora. Eravamo ad una via di mezzo tra gli amici ed i conoscenti, quindi sempre meglio di essere considerata la straniera indesiderata. In un battito di ciglia passò una settimana, ed un'altra ancora, finché una mattina entrambi mi annunciarono che sarebbe stato l'ultimo giorno di allenamenti e che presto avrei iniziato quelli speciali. Col tempo mi ero abituata ad alzarmi alle cinque e mezza e farmi trovare pronta prima che venissero a prendermi, quindi un po' mi sarebbe mancato, ma il lato positivo era che avevo raggiunto un livello che entrambi reputavano sufficiente. Quella mattina, essendo l'ultima volta, mi sottoposero ad una specie di esame su tutto quel che avevo imparato nelle tre settimane trascorse. Si fermarono davanti ad un albero (castagno per la precisione) che ormai avevo imparato a conoscere bene, dato che era la stessa specie di albero su cui avevo  provato a salire la prima volta, e da cui, per sbaglio, ero caduta addosso a Galvorn. Ripensandoci mi venne da sorridere, ma cercai di nasconderlo facendo un giro intorno alla pianta. Era grossa, alta e abbastanza vecchia, la corteccia era spessa e ricoperta qua e là da piccoli rivoli di resina solidificata. I primi rami che riuscii a scorgere, da dove mi trovavo, erano a circa una cinquina di metri da me, perciò per il momento mi sarei arrangiata con i semplici appigli. Non vi erano piante rampicanti, ma solo muschio alla base dell'albero, dove una grossa radice sbucava dal terreno formando un piccolo ponte. Con gli occhi cercai appigli o tacche nel tronco, e ne individuai abbastanza da non rendere la salita impossibile. Finito il giro d'ispezione tornai dai miei due maestri, che mi chiesero se fossi pronta. Annuii e mi spostai davanti alla pianta, in posizione. Taras aveva con sé un piccolo cronometro, col quale avrebbe calcolato quanto tempo ci avrei messo a finire l'esame. Il percorso era abbastanza semplice: arrampicarmi fino a metà albero, staccarne qualche foglia come prova di quanto fossi salita e tornare giù nel minor tempo possibile. Ci ero rimasta anche un po' male per quanto fosse facile, ma ricordandomi la mia incapacità di tempo prima non potevo dargli neanche torto.

<<Cerca di non cadermi addosso questa volta.>> mormorò ironicamente Galvorn. Sorrisi senza voltarmi e attesi che Taras azionasse il cronometro per patire.

<<Via!>> esclamò quest'ultimo. Senza attendere oltre mi fiondai sul tronco ed iniziai la scalata. Passavo velocemente il palmo delle mani sul tronco per capire se ci fosse una scanalatura adatta a me, e mi ci aggrappavo appena le dita la trovavano. Avevo usato la radice rialzata per darmi una spinta in più, ed in poco meno di un minuto avevo raggiunto i primi rami della pianta. Mi aggrappai ad essi e, come durante gli allenamenti, usai braccia e gambe per issarmi. Presi un respiro profondo una volta in piedi e mi presi qualche secondo per recuperare le forze, poi senza guardare in basso ricominciai a salire. Mi sembrava di sentire nelle orecchie la lancetta del cronometro, che girava senza sosta nella mano dell'Elfo biondo. Volevo mettercela tutta per quella prova, volevo fargli vedere che non avevano perso tempo standomi dietro. Continuai ad aggrapparmi a qualunque cosa abbastanza salda da sostenermi, usai anche i gomiti e le ginocchia scorticandone un po' la pelle, e continuai a tenere lo sguardo fisso in alto mentre mi arrampicavo. Dopo quelli che mi parvero poco più di cinque minuti mi fermai, stanca e col fiatone, e issandomi su un ramo notai quanto fosse fino rispetto ai precedenti. Ormai dovevo esserci. Mi ripresi velocemente e mi guardai intorno, restando il più possibile aderente al tronco e tenendo le mani sui rami lì affianco. Ed eccolo, una piccola porzione di corteccia colorata con una sostanza che sembrava gomma da masticare rosa, che spiccava sullo sfondo marrone come un'insegna al neon in un vicolo scuro. Doveva essere il segnale che indicava che mi trovavo a metà albero, come mi avevo detto Taras poco prima che iniziassi. Con lo sguardo scorsi in lontananza il sole, che iniziava a sorgere dietro gli alberi, e per qualche secondo mi incantai ad ammirarne la bellezza. Ogni volta che lo vedevo sentivo una specie di connessione tra la mia anima e tutto ciò che mi circondava. Era rilassante e mi lasciava sempre con un sorriso felice sul volto. Scossi la testa riprendermi da quella trance e presi a raccogliere tutte le foglie che mi circondavano. Mi graffiai per la troppa foga, ma ignorai il momentaneo dolore e continuai finché non mi ritrovai con le tasche piene. Ottimo. Ora dovevo solo scendere. Guardai in basso, dove attraverso i fitti rami potei scorgere i due Elfi intenti a tenermi d'occhio. Quando si accorsero che anch'io li stavo fissando, Taras sorrise e alzò entrambi i pollici in segno di vittoria, mentre Galvorn distolse lo sguardo. Sbuffai, avrebbe anche potuto imitare l'amico per una volta. Non lo capivo proprio.

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