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Sentire il vuoto sotto i propri piedi era strano, soprattutto perché non stavo cadendo ma semplicemente scendendo. Come un ascensore senza pareti e pavimento. Mentre raggiungevo la terraferma mi accorsi delle facce stupite dei due Elfi, letteralmente a bocca aperta, e non potei evitare di ridacchiare. Finalmente toccai l'erba ancora bagnata di rugiada, e così come mi aveva raggiunta il ramo iniziò ad allentare la sua presa, finché non mi ritrovai del tutto libera di muovermi. Mi voltai, guardando in alto mentre tornava al suo aspetto originale, ridiventando dritto e immobile come se non si fosse mai mosso da lì.

<<Lexy!>> Non feci in tempo a voltarmi che un abbraccio mi circondò le spalle e la schiena, e due braccia mi stritolarono fino a farmi mancare il respiro.

<<Dio, mi hai fatto prendere uno spavento! Pensavo saresti caduta nel vuoto, e poi eri rimasta appesa in quel modo e- Oh mio Dio, non farlo mai più!>> La voce di Taras mi trapassò i timpani e cercai in tutti i modi di girarmi per ricambiare quell'abbraccio pieno di preoccupazione. Da una parte volevo mettermi a ridere per la sua reazione, ma sapevo che avrei solo peggiorato la situazione. Finalmente riuscii a voltarmi, e poggiando la mano sana su una sua guancia spostai il suo viso dalla mia spalla per guardarlo negli occhi, rossi e lacrimanti.

<<Va tutto bene Taras, tranquillo.>> mormorai sorridendo rassicurante.

<<No invece!>> La voce dietro di lui ci fece sobbalzare entrambi, e un secondo dopo il mio amico biondo mi venne strappato di dosso per essere sostituito dallo sguardo furioso di Galvorn. Indietreggia il più possibile per allontanarmi da lui e dalla sua ira, ma mi ritrovai con la schiena contro l'ennesimo albero e il suo corpo a pochi centimetri dal mio. I suoi occhi mandavano scintille di fuoco e mi aspettavo che dal naso sarebbe uscito da un momento all'altro un rivolo di fumo.

<<Cosa cazzo ti è saltato in testa, eh??? Saltare in quel modo come se sapessi davvero farlo!! Non sei mai stata in grado di fare un salto quando facevamo gli allenamenti, ed hai deciso di provarci ora?!? Che hai nel cervello, merda di drago??>> mi urlò contro. Non l'avevo mai sentito imprecare in quel modo, non pensavo neanche ne fosse capace, ma a quanto pare mi sbagliavo. Era così arrabbiato che il viso stava cambiando colore ed i pugni stretti a mezz'aria avevano le nocche bianche. Mi sentivo piccola ed inerme di fronte a tutta quella rabbia, e sapevo di meritarmi la ramanzina, ma comunque non mi piaceva essere trattata così.

<<Io->> cercai di dire, ma lui m'interruppe prima che potessi aggiungere altro.

<<Non ho finito!>> Richiusi la bocca e abbassai gli occhi. Ormai avevo capito che quando si arrabbiava l'unica cosa che potessi fare era stare zitta e aspettare che si sfogasse del tutto. <<Solo perché sapevi come farlo non vuol dire che ci saresti riuscita tanto facilmente. E poi dire di potercela fare da sola dopo un volo del genere... ma sei impazzita o cosa?! Avresti dovuto lasciare che ti aiutassimo, non fare di testa tua come sempre! Quando imparerai a smetterla di comportarti da bambina immatura?!>> Il suo tono di voce era più calmo, ma le sue parole continuavano a ferirmi dentro, anche se sapevo che aveva ragione. Mi strinsi le braccia intorno al torso per auto-consolarmi, ma un fitta allucinante all'addome mi fece piegare fino a toccare terra con le ginocchia, ritrovandomi ansimante per il dolore. Stupido tronco troppo duro.

<<Lexy!>> gridò (nuovamente) Taras, inginocchiandosi davanti a me in un lampo e alzandomi il viso con una mano. Guardai il suo viso preoccupato e cercai di sorridere forzatamente per rassicurarlo, ma una smorfia di dolore mi fece abbassare di nuovo la testa. Il respiro non accennava a tornare normale, e sentivo il dolore all'addome propagarsi nel resto del corpo. Se finora non avevo sentito tutto quello doveva essere stato solo grazie all'adrenalina. Galvorn era inginocchiato dall'altra parte adesso, arrabbiato ma preoccupato al tempo stesso. Non credevo gli avrei visto un'espressione del genere conoscendolo, soprattutto tanto spesso come negli ultimi giorni.

<<Ha graffi ed ematomi su tutto il corpo ed una ferita profonda alla mano destra. Dobbiamo subito curarle, altrimenti d'infetteranno.>> sentii dire dal biondo con voce più controllata. Annuii anche se non stava parlando direttamente con me, e tentai di mettermi in piedi, ma le gambe non reggevano più il mio peso. La scarica di adrenalina che avevo avuto per quasi tutto il percorso era ormai scomparsa. Prima che cadessi nuovamente un braccio muscoloso mi prese da sotto le gambe, un altro da dietro la schiena, e mi ritrovai in braccio a Galvorn, che mi lanciò lo stesso un'occhiata da "prova a dire qualcosa e giuro che fai una brutta fine". Deglutii e spostai lo sguardo su Taras, che analizzava la ferita sul mio palmo. Per fortuna aveva smesso di sanguinare, ma era sporca e pizzicava dolorosamente.

<<Ti riportiamo alla Grande Quercia.>> disse guardandomi negli occhi. Il panico m'invase a quella notizia.

<<NO!>> gridai involontariamente. Entrambi puntarono gli occhi su di me.

<<Lexy...>> iniziò Taras con un tono di rimprovero.

<<Se i sovrani mi vedono così chiederanno cos'è successo, e probabilmente mi vieterebbero di tornare ad allenarmi, in qualunque modo.>>

<<Non sarebbe una cattiva idea.>> borbottò il moro, ricevendo da parte mia un'occhiataccia. Tornai a guardare il mio migliore amico con occhi supplicanti.

<<Ti prego Taras, solo per questa volta. Ti prego.>> Mi sarei inginocchiata e messa a piangere se non fosse stata un'azione davvero patetica e le mie gambe fossero state in grado di sorreggermi. Lui scrutò il mio viso per qualche secondo, prima di passarsi una mano sugli occhi e sospirare rassegnato. Sentii il corpo che mi teneva in braccio irrigidirsi, e non ebbi il coraggio di voltarmi verso di lui. Percepivo i suoi occhi penetranti anche senza guardarlo. Dopo essersi scambiati una rapida occhiata, i due s'incamminarono verso il punto in cui mi ricordavo si trovasse l'accampamento, e mi tornò in mente il piccolo studio in cui avevo trovato Taras a fare esperimenti giorni prima. Forse lì avevano qualche pomata miracolosa o chissà che. Nessuno di noi aveva intenzione di parlare, così mi sistemai meglio tra le braccia del moro e poggiai la testa contro il suo petto. Riuscivo a sentire il battito del suo cuore, era così rilassante e regolare.

<<Sonno?>> mormorò lui, e alzai gli occhi incontrando i suoi intenti a fissarmi. Riuscivo a leggervi ancora molta rabbia, ma cercava di controllarsi solo perché ero ferita. Appena fossi stata meglio avrebbe ricominciato da dove si era interrotto, ne ero certa. Annuii, non capendo come mai tutto ad un tratto mi sentissi le palpebre così pesanti, e continuai a guardarlo mentre riportava gli occhi davanti a sé. <<Sei stata incosciente e avventata.>>

<<Lo so.>> dissi a voce bassa, con la bocca impastata e le parole che uscivano a fatica. <<Mi dispiace.>>

<<Non te la caverai solo con questo. Dispiacersi non serve a nulla.>> continuò lui. Riportai gli occhi mezzi chiusi davanti a me. Forse avevo perso troppo sangue, per questo mi sentivo così stanca. Oppure era colpa di tutta l'adrenalina che avevo bruciato nel giro di pochi secondi. Ad ogni modo, per qualche strano motivo, iniziai subito dopo a ridacchiare.

<<Cosa c'è da ridere?>>

<<Ti stai preoccupando per me.>> Lo sentii sbuffare e risi nuovamente. Ormai gli occhi si erano chiusi del tutto e dicevo tutto ciò che mi passava per la testa senza pensarci due volte. Poggiai la guancia contro il suo petto caldo, sospirando, e attraverso i vestiti avvertii il suo cuore battere più velocemente. O era stata una mia impressione?

<<E' stato bellissimo. Come se avessi un paio d'ali che potessero portarmi fin dove arrivasse la vista. Forse anche fino a toccare il cielo.>>

<<Non esistono un paio d'ali del genere.>>

<<Sì invece. Quelle degli angeli.>> Ormai la mia voce era un sussurro inudibile <<Un po' mi piacerebbe essere come loro.>> Per qualche secondo regnò il silenzio, e pensai di aver semplicemente pensato la frase senza dirla davvero. Lasciai che il sonno mi avvolgesse del tutto nel suo dolce mantello, ma non prima di sentir dire da una voce lontana e distorta <<Lo sei. Sei il mio bellissimo angelo bianco.>> che mi accompagnò nel mondo dei sogni.

My Life NowDove le storie prendono vita. Scoprilo ora