Mi girai con le guance rosse di vergogna, lanciandogli un'occhiataccia.
<<M-mi è scivolata dalle dita.>> balbettai nel tentativo di giustificarmi.
<<Certo, la freccia è scappata via, ovvio.>> disse senza smettere di ridere come un pazzo. Era vero, ma come al solito non mi credeva. Avrei gradito almeno una dimostrazione pratica da parte sua, prima di sentirmi criticare a quel modo. Strinsi la mano intorno all'impugnatura dell'arco, e senza aggiungere altro presi una seconda freccia e mi rimisi in posizione. Sentivo ancora le sue risate di scherno dietro di me, ma feci un respiro profondo per calmarmi e non andare a prenderlo a calci. Mi concentrai solo sul bersaglio, lasciando il rumore intorno a me fuori dalla mia testa. Tesi la corda dell'arco fin quanto possibile e presi bene la mira, stringendo l'estremità della freccia così forte tra medio, anulare e pollice da far diventare i polpastrelli bianchi. Un altro respiro. Gli occhi fissi sul centro del bersaglio-manichino, lo stesso che usavano gli altri elfi per allenarsi. Le dita che lasciavano lentamente la freccia. Un sibilo basso. E poi... Le risate di Galvorn cessarono, non appena la punta affilata di conficcò dritta nello stomaco del bersaglio. Rimasi in posizione ancora per qualche istante, fissando la freccia appena lanciata, prima di rilassarmi e voltarmi verso di lui con un sorrisino vittorioso. Non disse una parola, il ghigno divertito di prima aveva lasciato il posto ad un'espressione stupefatta.
<<Chi è che ride ora?>> domandai retoricamente, gongolando di quel momento. Dentro di me stavo facendo salti di gioia tutto intorno al campo, tra gli applausi di una folla di Elfi. I suoi occhi si spostarono per un secondo sulla freccia nel bersaglio prima di puntare nuovamente su di me. Non abbassai i miei sotto il suo sguardo scrutatore, e lasciai che si avvicinasse e prendesse tutta la faretra, tenendola con una mano mentre con l'altra sfilava la terza freccia da essa. Il suo volto era tornato serio come quello di un insegnante. Mi ricordava tanto quello del Generale.
<<Non era niente di eccezionale. Riprova.>> disse mettendomela tra le mani. Era ovvio che pensava fosse stato un colpo di fortuna o altro, quel tiro. Avrei voluto tanto rispondergli di ammettere la mia bravura, ma ero così felice che non volevo rovinarmi l'umore con un nuovo litigio. Purtroppo per me ed il mio orgoglio, i seguenti tentativi non andarono a segno come il primo, anzi, meglio dire che a malapena raggiunsero il bersaglio. Tentai più e più volte a rimettermi nella stessa calma mentale di prima, ma gli ordini continui di Galvorn ed il suo sguardo su di me non mi aiutavano per niente. La cosa positiva era che avesse smesso di ridere. Su nove frecce solo tre, tra cui la prima che ero riuscita a lanciar bene, colpirono il bersaglio, mentre le altre finirono conficcate per terra ai piedi di esso. Il moro, ogni volta che sbagliavo, mi rimproverava dicendo che dovevo concentrarmi di più, o di mettermi in una posizione più stabile, e già al quinto tentativo fallito potei vedere quando fosse irritato nel dover ripetere sempre le stesse cose. Cercavo di seguire quanto mi diceva, ma il suo metodo di insegnamento non era per niente adatto ad una novellina dell'arco come me. Presi l'ultima delle dieci frecce a mia disposizione con un sospiro, arrendendomi al fatto che sarebbe stato un altro tiro a vuoto.
<<Smettila di pensare ai tuoi fallimenti e guarda il bersaglio.>> disse per l'ennesima volta.
<<Non è colpa mia se non sai insegnare.>> borbottai, sapendo bene che mi avrebbe sentita.
<<Neanche mia se hai la concentrazione di un bradipo.>> Chiusi un attimo gli occhi e feci l'ennesimo respiro profondo, per non rispondergli male. Alzai il braccio e incoccai la freccia, tendendo la corda.
<<Ferma.>> Mi bloccai alle sue parole, ancora in quella posizione, e lo vidi avanzare verso di me. Il mio cuore aumentò di battito quando si posizionò alla mie spalle, mettendosi alla mia stessa altezza e coprendo le mie mani con le sue, caldi ed enormi a confronto.
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My Life Now
مغامرةEsistono creature fantastiche? Certo, sono dappertutto anche se non riusciamo a vederle. Forse perché non vi crediamo abbastanza. Per Lexy invece è facile come respirare, ma non si aspetterebbe mai di trovarsene uno davanti nel bel mezzo di una fore...