28°

568 42 4
                                    

<<Volevo farti qualche domanda, se posso.>>

<<Certo cust- volevo dire Lexy.>> mormorò. Ci fece cenno di seguirlo e dopo pochi minuti arrivammo nella sala da pranzo, in quel momento completamente vuota. Ci sedemmo intorno al lungo tavolo rettangolare, del tutto spoglio delle solite pietanze che vi trovavo sempre, e assunsi un'espressione abbastanza seria. Taras ci aveva ovviamente seguito, e forse era meglio così. Avrei preso due piccioni con una fava. Spostai lo sguardo da Noah al biondo al suo fianco, che mi guardava rilassato ma comunque con una scintilla di preoccupazione negli occhi, per poi riportare l'attenzione sul primo.

<<Andrò direttamente al punto: come fai a conoscere la mia lingua?>> Noah spalancò leggermente gli occhi spostandoli per un attimo sul biondo al suo fianco.

<<Non glielo hai già detto?>>

<<Non ce n'è stata occasione.>> Li guardai aggrottando le sopracciglia, infastidita dal fatto che mi stessero ignorando. Insomma, ero io qui quella confusa, non loro!

<<Noah è per metà umano.>> disse Taras con leggerezza. Spalancai gli occhi incredula. Come mezzo umano? Quindi aveva vissuto prima di allora con altre persone come me? E cosa ci faceva adesso lì? Le domande erano così tante che le parole non trovavano spazio per uscire dalla mia bocca. Per fortuna il mio amico sembrò leggermi nel pensiero e iniziò, con un sospiro, a darmi più dettagli. Sembrava non ne avesse tanta voglia in realtà.

<<Il padre di Noah era un essere umano, come te. Si invaghì di una giovane Elfa tempo fa e riuscì a conquistare il suo cuore. Si sposarono in segreto, la donna lasciò il suo popolo per trasferirsi in una casetta al limite della foresta con suo marito, e dal loro amore nacque lui.>> Indicò il ragazzino al suo fianco, che teneva lo sguardo basso, apparentemente senza ascoltare ciò che diceva l'amico. <<I due sposi si amavano alla follia e amavano allo stesso modo il loro unico figlio. Era speciale, dai lineamenti dolci e delicati come quelli della madre ma con gli occhi ed i capelli del padre. Lo consideravano il simbolo vivente del loro amore.>>

<<Lo consideravano...>> mormorai, sentendo quelle parole risuonare tristi alle mie orecchie. Quella frase era al passato... vidi con la coda nell'occhio Noah stringere il tessuto dei pantaloni nei pugni e irrigidire le spalle.

<<Dopo due anni di pace, purtroppo, un giorno dei cacciatori umani che passavano di lì videro la donna mentre usciva di casa e, capendo subito la sua vera natura, le spararono senza pensarci due volte, come se fosse stato un qualunque animale selvatico.>> All'ultima parola il suo tono di voce s'indurì, dimostrando quanto fosse davvero arrabbiato. Non potevo certo biasimarlo, avevano ucciso una della sua specie, per di più innocente. Sentii un brivido percorrermi, e la stessa rabbia scorrermi nelle vene, e strinsi la mandibola fino a sentirla dolere. <<Noah era lontano da tutto ciò e non si accorse subito di quanto accaduto, finché non sentì le urla di dolore della madre.>> Taras mise una mano sulla spalla dell'amico, che, come se si fosse appena ripreso da una trance, sobbalzò e strinse ancora di più la presa sugli indumenti. Le nocche divennero bianche, ma era come se non le vedesse.

<<Ma c'era sempre suo padre, no? Lui poteva prendersene cura, poteva crescerlo come avevano fatto finora!>> Il biondo scosse impercettibilmente la testa e sul suo volto comparve un'espressione triste.

<<Quando tornò a casa e trovò il corpo della moglie accasciato di fronte l'uscio, scoppiò a piangere e imprecare, odiando se stesso e chi aveva fatto del male alla sua adorata sposa. Entrando trovò Noah ad aspettarlo, nascosto sotto il tavolo, ma non riuscì a reggere a lungo la sua presenza. Il suo viso era troppo simile a quella della madre. Dopo averlo consolato e messo a letto, prese tutto ciò che possedeva e scappò. Se ne andò, lasciandolo completamente solo e indifeso.>> Taras non sembrò aver altro da dire, e si chiuse in un silenzio colmo di tensione. Io intanto riascoltavo le sue ultime frasi con un senso di nausea a pervadermi. Come aveva potuto fare ciò? Un padre, che aveva sempre detto di amare il proprio figlio, lo lasciava nel momento in cui avrebbe davvero dovuto esserci. E se i cacciatori fossero tornati? E se qualche animale affamato avesse deciso di attaccarlo e ucciderlo, per nutrirsene? Solo a pensarci mi venivano i brividi. Scossi forte la testa e riportai lo sguardo sul ragazzino castano di fronte a me, così piccolo ora, e leggermente tremante. Riascoltare quella storia doveva avergli fatto tornare in mente molte cose.

My Life NowDove le storie prendono vita. Scoprilo ora