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Mi avvicinai a quello strano scintillio e notai un'asse sul fondo spostata, così la sollevai con forza (il mio coltellino era ancora in possesso di Galvorn) e rimasi stupita da ciò che trovai: una faretra impolverata ma piena di frecce dalle piume viola. Con attenzione la sollevai, scoprendo sotto ad esso un arco in mogano. Presi anche quello e richiusi le ante, poggiando tutto sul letto per analizzarli meglio. L'arco era a dir poco splendido, con intagli intorno all'impugnatura e sulle estremità, dove la corda era perfettamente tesa dopo chissà quanto tempo, mentre il resto del legno era liscio e sinuoso. Lo impugnai e sollevai, constatando che fosse molto leggero per essere in mogano e della giusta dimensione per me. Lo riappoggiai e presi cautamente una delle frecce nella faretra. Anche quelle non avevano un peso eccessivo, e lo stecco che collegava la punta, incredibilmente lucida e affilata, alle piume, seghettate ma morbide e colorate era semplice e resistente. In pratica i due pezzi erano fatti per completarsi a vicenda, e stupidamente pensai quasi fossero fatti su misura per me. Insomma, l'unico sport che avevo mai praticato per conto mio era la corsa, ma il tiro con l'arco era sempre stata la mia passione pur non avendolo mai provato. Le mani iniziarono a prudere alla possibilità d'impugnare quel che avevo di fronte e provare, ma preferii evitare di farmi male o distruggere qualche mobile, dato che mi ero stabilita lì da poco più di un'ora. Nascosi nuovamente l'armamentario sotto l'asse dell'armadio, mettendoci un telo sopra per evitare che si riempisse di nuovo di polvere, e mi buttai a peso morto sul morbido letto di foglie e petali. Era anche più comodo di quello che avevo a casa! In pochi minuti lasciai che la stanchezza mi avvolgesse e portasse nel mondo dei sogni.

Mi svegliai sentendo bussare alla porta e con voce impastata chiesi a mia madre altri cinque minuti. Eravamo in vacanza no? Potevo dormire ancora un po'. Il rumore alla porta cessò, ma riprese dopo pochi secondi, così di malavoglia mi alzai e andai ad aprire, trovandomi davanti un ragazzo dalle orecchie a punta ed i capelli biondi. Di certo non era mia madre. Mi strofinai gli occhi per togliere quell'improbabile visione, e solo in un secondo momento lo riconobbi. Taras. Reggeva un vassoio contente piatti di cibo dall'aspetto invitante. Lo fissai per alcuni istanti prima di aprire del tutto gli occhi e girarmi verso la stanza. Era la stessa in cui mi ero addormentata. Allora non era stato tutto un sogno, mi trovavo sul serio in un albero gigantesco insieme a dei Sovrani e chissà quanti altri Elfi. La maggior parte dei quali mi trovava odiosa pur non avendogli fatto niente.

<<Lexy, ti senti bene?>> la voce alle mie spalle mi fece voltare nuovamenteverso l'Elfo biondo, che continuava a guardarmi con la fronte aggrottata.

<<Sì, scusa... entra pure.>> Mi feci da parte e richiusi la porta dopo che ebbe messo piede nella mia stanza, poggiando il vassoio sul letto. Si girò verso di me con sguardo indagatore, squadrandomi dalla testa ai piedi, e sentii le mie guance riscaldarsi. Il nuovo cambio consisteva in una maglietta a mezze maniche bordeaux e dei pantaloncini di jeans, ai piedi un paio di calzini messi dopo aver tolto le foglie curative prima del bagno.

<<Sei davvero carina vestita così.>> mi sorrise, facendomi poi segno di avvicinarmi e sedermi sul letto. Obbedii e lui fece lo stesso mettendosi di fronte a me, in mezzo il vassoio di cibo. <<Mangia pure, devi star morendo di fame.>> Non me lo feci ripetere due volte e assaggiai subito tutto ciò che avevo di fronte, facendo poi mugolii soddisfatti a bocca piena e provocandogli così uno scoppio di risate. Lo ignorai, troppo intenta a riempirmi lo stomaco, che chiedeva un pasto più consistente delle barrette ai cereali, e in pochi minuti le pietanze sul vassoio si erano già dimezzate.

<<Come vanno i piedi?>> chiese Taras ad un tratto. Ingoiai il boccone che avevo in gola, accompagnandolo con un po' d'acqua prima di rispondergli.

<<Benissimo. Sembra che non abbia fatto neanche un chilometro da quando sono uscita stamattina. Grazie ancora Taras.>>

<<Non ringraziarmi, è il minimo che possa fare per la custode del Tocco della Vita.>> scherzò lui. Mi fermai dal prendere un altro pezzo di carne e abbassai gli occhi, rabbuiandomi.

My Life NowDove le storie prendono vita. Scoprilo ora