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Sentii lo stomaco brontolare, e riluttante chiusi il libro. Quella mattina, appena finito di fare colazione (nuovamente da sola) mi ero catapultata in biblioteca, inspirando l'odore di vecchie pagine non appena chiusa la porta. Dovevo ammettere che era stato un po' più difficile raggiungerla quel giorno, anche se avevo scoperto qualcosa di nuovo. Inizialmente, una volta entrata in ascensore, avevo semplicemente sollevato la leva, pronta a raggiungere il secondo piano/biblioteca. Non mi ero certo aspettata, quindi, la faccia di una guardia, una volta aperte le porte automatiche. A dire il vero avevo avuto un piccolo infarto, pensando che avessero scoperto che sgattaiolavo di nascosto in quel posto, ma dando un'occhiata alle spalle dell'uomo mi ero resa conto di essere su un piano identico a quello che avevo appena lasciato. La guardia era entrata con me in ascensore, e senza degnarmi di uno sguardo era scesa nuovamente al piano inferiore. Quando era uscita, lasciandomi di nuovo sola in quell'aggeggio rettangolare, avevo scorto il piccolo pulsante nascosto che avevo premuto il giorno prima, e che appunto pensavo fosse rotto. Il mio sesto senza aveva agito prima ancora del mio cervello, e la mano si era mossa per premerlo. Non mi era sembrato di sentire alcun cambiamento, tuttavia, una volta tirata su la leva e aver aspettato come al solito, di fronte a me si era stagliato il lungo corridoio decorato che ricordavo. Conclusione: quel pulsante era necessario per arrivare al piano giusto! Non avevo ancora capito come, ma non mi preoccupava al momento scoprirlo. Il mio primo pensiero era ancora imparare la lingua elfica.  Avevo preso il libro del giorno prima e mi ero rimessa subito a studiare. Certo, non era per niente facile impararla: Era complicata e i segni scritti erano difficili da abbinare al significato nella lingua umana, però non mi sarei arresa. Era un po' come quando imparavi una lingua nuova per la prima volta a scuola, no? La mente non è molto interessata all'inizio, ma la curiosità finisce per avere la meglio e ti ritrovi a voler saperne di più, anche solo per potertene vantare con gli altri. Nel mio caso era più una questione di necessità, ma dettagli. Inoltre, ero certa che in quel posto ci fossero più libri in lingua elfica che altro, quindi era indispensabile per me impararla. Avevo trovato in fondo alla tasca dello zaino, quasi dimenticato in un angolo dell'armadio, un piccolo block-notes ed una matita. Non sapevo neanche come ci fossero finiti lì dentro, ma erano gli strumenti migliori per prendere appunti e rileggerli con calma in stanza. Riprendendo quella sacca, mi era per un attimo tornato in mente il primo giorno in cui avevo incontrato Galvorn e Taras. Il primo era stato burbero e scontroso, e mi aveva messa subito a disagio, mentre il secondo mi era venuto in soccorso e aiutata a calmare i nervi. Se ci ripensavo non è che fossero cambiati più di tanto, tranne forse per il fatto che il moro si fosse calmato, e fosse passato dagli insulti ai complimenti, anche se decisamente in misura minore rispetto ai primi. Mi alzai rimettendo il libricino a posto, dopo aver segnato una nuova pagina, poi presi gli appunti ancora sulla poltrona e lanciai uno sguardo fuori dalla finestra. Il cielo non era più azzurro come quella mattina, si stava riempiendo di nuvole grigie dall'aspetto minaccioso, che preannunciavano pioggia. Vedere nuovamente nuvole di quel genere, dopo tanto tempo, fu così inaspettato che mi avvicinai al vetro freddo, scrutandole più attentamente. In città era normale che qualche giorno ci fosse un cielo così, mentre in quel posto avevo visto solo azzurro solcato da bianco, o completamente terso. Era quasi come un mondo a parte, uno che non crederesti esistesse se non ti ci trovassi dentro. Poggiai anche la fronte alla finestra, sentendo la pelle d'oca a quel contatto, e dopo qualche secondo di pace mi rimisi dritta e lanciai un'occhiata alla porticina in fondo alla stanza, in quel momento quasi invisibile dietro tutti quegli scaffali. Non mi ci ero avvicinata quel giorno, mi era bastata la prima volta. Uscii e percorsi il corridoio in fretta, sentendo lo stomaco stringere e mugolare nuovamente. Almeno quella volta mi ero ricordata del pranzo. Una volta in sala trovai finalmente qualcuno a farmi compagnia: Calime stava seduta compostamente al suo posto, bevendo una tazza di tè al lillà, e appena mi vide fece un saluto che ricambiai appena accomodata. Passammo il tempo a parlare di come stavano andando le cose, dei miei allenamenti con Galvorn e delle sue giornate piene d'impegni. Ora potevo affermarlo, essere Regina non era facile. Nonostante esteticamente potesse sembrare tutto lusso e vita agiata, dietro c'erano compiti importati da svolgere, e decisioni che avrebbero influenzato tutti, dal più nobile al più povero del villaggio.

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