<<Sei un idiota.>> borbottai infastidita posando una mano sulla sua, ancora sul mio sedere, per allontanarla. Lui però afferrò più saldamente la presa, facendomi mugolare di sorpresa. Portai immediatamente una mano alla bocca per coprirla, mentre sentivo ormai il fuoco divampare dappertutto nel mio corpo. Il sorriso che aveva lasciò il posto ad un'espressione indecifrabile, per poi chinarsi più vicino a me per sussurrarmi all'orecchio.
<<Dovresti conoscere meglio le conseguenze dei tuoi baci.>> Sentire il suo fiato caldo e la sua voce roca contro la pelle mi fece rabbrividire nuovamente di eccitazione, ma cercai lo stesso di mantenere la mente lucida. Nonostante il mio corpo desiderasse un contatto maggiore di quando già non fosse col suo, volevo prima allontanarmi da quel punto. Rischiava ancora di vedere cosa ci fosse dentro l'armadio.
<<Non mi sembra che tu ci abbia pensato due volte prima di palparmi il sedere.>> gli feci notare con una punta di fastidio. Ridacchiò mentre si rimetteva dritto e spostava finalmente entrambe le mani lontano dal mio fondoschiena, per poggiarle sulle mie guance. Passò il pollice della mano destra sul labbro inferiore, lentamente, fissandolo al contempo per poi portare l'attenzione sui miei occhi. Erano così intensi i suoi, così scuri e penetranti che mi lasciavano sempre senza fiato. Deglutii a vuoto mentre lo vedevo avvicinarsi ancora una volta e socchiudere gli occhi, baciandomi così dolcemente che sentii la mia mente svuotarsi, eccetto per due piccole/grandi paroline: Ti Amo. Ecco cosa avrei voluto dirgli in quel momento, fregandomene di ciò che sarebbe potuto accadere dopo. Socchiusi di poco le labbra per parlare e lui aumentò la pressione su di esse, tenendomi delicatamente dal mento per non farmi scappare. Sembrava quasi un'altra persona quando mi baciava con così tanta dolcezza. Come se avesse paura che mi rompessi da un momento all'altro, ma al contempo sapesse che non sarebbe successo neanche con una cannonata. Restò un bacio fatto di sole labbra finché non si allontanò di qualche millimetro permettendomi di riprendere fiato. Mi sorrise ancora una volta prima di staccarsi del tutto da me, facendomi sentire improvvisamente vuota e sola, e raggiungendo la porta della stanza.
<<Dobbiamo andare o non usciremo più da questa stanza.>> 'Non che mi dispiaccia come idea.' pensai in un impeto di confusione per quel che aveva appena fatto. Scossi la testa e mi passai entrambe le mani sul viso, riprendendo la lucidità momentaneamente persa e seguendolo fuori dalla camera.
Scoccai l'ennesima freccia riuscendo ancora una volta a centrare il bersaglio. Sette su dieci, niente male! Il bacio di qualche ora prima mi aveva davvero caricata. Trattenni un sorriso a quel pensiero e mi voltai per guardare l'espressione soddisfatta del moro, concentrato a sua volta sul bersaglio a venti metri da me. Non era cosa da tutti giorni vederlo in quello stato.
<<Brava, finalmente hai capito come funziona. Ora cerchiamo qualcosa di molto più piccolo.>> disse con un mezzo sorriso, iniziando a guardarsi intorno, tra gli alberi che ci circondavano. Certo, qualcuno avrebbe anche potuto pensare che la cosa migliore fosse allenarsi in palestra avendola a disposizione, ma avevo scoperto che il moro non sopportava di stare in luoghi chiusi per tanto tempo, iniziava a diventare nervoso e irascibile. Così avevo optato per il solito spazio aperto nella foresta, ovviamente lontano da possibili spettatori. Era ancor meno illuminato del campo di allenamento e c'erano molti più alberi ad intralciare il passaggio, ma Galvorn aveva tirato fuori il lato positivo di tale situazione: mi aveva detto di vederli come persone innocenti, da evitare per poter colpire il vero bersaglio. Ero rimasta stupita dal suo modo di pensare, dovevo ammetterlo. Inoltre, quasi senza rendersene conto, nelle ultime lezioni insieme mi aveva spiegato come si comportavano i guerrieri durante una battaglia, dove si arrampicavano i cecchini per avere una migliore visibilità sul nemico, come affrontare qualcuno più forte o veloce di te in un corpo a corpo... ne parlava con un entusiasmo tale che non riuscivo a fermarlo. Non che volessi, tutte quelle informazioni non facevano che incuriosirmi e farmi desiderare di saperne di più. Non l'avevo mai visto così preso da qualcosa, i suoi occhi s'illuminavano quando parlava di arco e frecce o dei combattimenti che aveva affrontato in passato. In verità mi sentivo anche un po' gelosa per questa sua passione, ma era qualcosa che riuscivo facilmente ad ignorare. Tornai alla realtà sentendolo chiamarmi da un angolo buio del campo, e lo raggiunsi velocemente vedendolo puntare il dito verso una grossa pigna a più di sette metri sopra le nostre teste.
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My Life Now
AdventureEsistono creature fantastiche? Certo, sono dappertutto anche se non riusciamo a vederle. Forse perché non vi crediamo abbastanza. Per Lexy invece è facile come respirare, ma non si aspetterebbe mai di trovarsene uno davanti nel bel mezzo di una fore...