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Per un istante le immagini di quel che avevo rischiato un mese prima mi si affacciarono davanti gli occhi, ma le spinsi via come sempre. Iniziavo a farci l'abitudine, per fortuna. Sentivo Taras accanto a me respirare tranquillo e adeguai i miei respiri ai suoi. Era un maestro eccezionale, non potevo negarlo. Restammo così per alcuni minuti, nei quali lasciai rilassare ogni muscolo del mio corpo e piegai leggermente la testa all'indietro, in posizione di rilassamento totale. Era come dormire, ma restando coscienti di quel che ti accadeva intorno, dell'aria fredda della stanza, del rumore di passi sopra la tua testa... mi piaceva molto come sensazione. Riaprii gli occhi una volta completamente rilassata, e vidi il biondo fare lo stesso. Ci alzammo e iniziammo l'allenamento vero e proprio, che consisteva nell'utilizzare alcune pareti lasciate in terra (rispetto al resto della stanza, dov'erano coperte di pietra come il pavimento) per farvi crescere qualcosa, che si trattasse di una semplice radice, un fiore o una pianta vera e propria. Andavamo avanti così da quasi due settimane ed ero solo riuscita a far spuntare delle radici. Avevo provato a rifare ciò che avevo fatto quel giorno in casa di Elanor, davanti ai suoi fratelli, ma non vi ero più riuscita. Sembrava che il mio cervello non ricordasse più come aveva fatto. Eppure avevo eseguito tutti i passaggi. La radice che aveva iniziato a spuntare si ritirò, lasciando la terra nuovamente nuda. Taras fece schioccare la lingua in segno di disapprovazione per la mia deconcentrazione.

<<Lexy, non distrarti. Te l'ho già detto.>> disse guardandomi seriamente negli occhi.

<<Sì. Scusa.>> risposi evitando il suo sguardo. Non era la prima volta che mi rimproverava per ciò, e non sarebbe stata neanche l'ultima. Chiusi un attimo gli occhi e presi un respiro profondo, li riaprii e puntai sulla terra nuda di fronte a me. Lasciai che quella sensazione di potere ormai familiare, che avevo imparato a riconoscere quando lo usavo, mi scorresse in tutto il corpo, quasi catturandomi in un alone invisibile. La radice ricominciò a crescere, sempre di più fino a diventare una piccola piantina senza foglie. Sembrava così scura e triste, quasi come se fosse nata già bruciacchiata. Mi si parò improvvisamente davanti gli occhi l'immagine del corpo senza vita di Elanor, distesa su quella stessa terra nuda e fredda, e la tristezza m'invase. Persi il controllo sulla piantina, che si staccò dalla terra senza più forza per rimanervi attaccata, e avvizzì sotto i miei occhi sul pavimento.

<<Cavolo, c'eri quasi riuscita!>> esclamò il biondo dietro di me, raggiungendomi e guardando a sua volta ciò che rimaneva di essa. <<Cos'è- Lexy?!>> disse poi voltandosi verso di me e facendo d'un tratto una faccia preoccupata. Non capii il perché di questo suo cambiamento finché non mi passai la mano sugli occhi, trovandoli bagnati. Mi erano diventati lucidi senza che neanche me ne accorgessi! Mi voltai di scatto, abbassando la testa e strofinandomeli forte per mandar via quella stupida acqua salata.

<<Non è niente, tranquillo.>> mormorai con tono di voce appena udibile.

<<Non mi sembra.>> Si piazzò di fronte a me e mi costrinse ad alzare la testa per incontrare i suoi occhi, azzurri e confusi. <<Cos'hai?>>

<<Niente, sul serio. Ho solo ripensato ad una cosa.>> dissi, cercando di convincere entrambi più che soltanto lui. Non avevo detto a nessuno dei miei incubi, non volevo che si facessero carico anche di questo. Dovevo gestirlo da sola. Mi carezzò delicatamente la guancia, con la mano che avevo usato per sollevarmi la testa.

<<Sai che se c'è qualcosa che non va puoi parlarmene, vero?>>

<<Sì, lo so.>>

<<Sono o no il tuo migliore amico?>> Un piccolo sorriso mi spuntò sulle labbra.

<<Lo sei.>>

My Life NowDove le storie prendono vita. Scoprilo ora