Capitolo trentasei

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Alex

Sono  in ospedale,  siamo  qui  da diverse  ore  ormai.
Quei  minuti  sono  stati  infiniti,  quando  cercavano  di animarla  e lei  non reagiva,  e poi  un miracolo:  il suo  cuore  che  ricomincia  a battere.
Non dimenticherò  mai quegli attimi  interminabili,  la mia  vita  stava  finendo  insieme  alla  sua.

Chiara  me l'aveva  promesso che sarebbe  tornata  a vendicarsi.
Io non credevo che  sarebbe  arrivata a tanto.
La pagherà, la pagheranno  tutti.
È stata  portata  in centrale, Max ha preso  tutto  in mano  e si sta  occupando  di lei  in questo  momento.
Manca  la mia  deposizione, ma in questo momento  la mia  priorità  è Elisabetta.
Appena  arrivati  l'hanno portata  in sala  operatoria, sono  passate  tre ore  e non abbiamo  notizie.
Sara  non ha smesso  di piangere, ci sono  pure  i suoi  genitori.
Max ha avvertito  Sebastiano  che  insieme  alla  sua  famiglia  hanno preso  il primo  volo  per Torino.
Mi sento  uno  straccio.
Non voglio  pensare  ad una  vita  senza  di lei.  Lei  ce  la farà, ci siamo  promessi  di stare  insieme  per sempre.
Vedo  arrivare  anche  Max, lo sento parlare con i genitori  di  Sara, si inginocchia ai  piedi  della  ragazza e la abbraccia  forte.
Io non ce la faccio, mi sento  disperato.
Aspettiamo  ancora, Max è andato  a prendere  la sua  famiglia  all'aeroporto, un'ora  fa sono arrivati Luca  e Eva.
Sono  abbracciati, darei  la mia  vita  per rivedere  quei  bellissimi  occhi  e sentire la sua  voce.
È  successo  qualcosa, troppo  tempo è  passato, troppe  ore.
La porta  della  sala  operatoria si  apre.
Vediamo  due  dottori  avanzare  verso  di noi.

<< siete  i parenti  della  signorina  Carrisi?>>

<<si>> diciamo insieme

<< la signorina  ha avuto  un trauma  cranico  grave. Ha perso  troppo  sangue  e durante  l'operazione al capo  ha avuto  due  arresti  cardiaci.
Abbiamo  fatto  tutto  ciò  che  era  possibile  fare.>>

<<cosa  sta  dicendo? La voglio  vedere subito >>

<< si calmi. Purtroppo  la signorina  è  molto  debole  e le abbiamo  indotto  un coma  farmacologico, non nascondiamo  che  la situazione  clinica  è  molto  grave e se dovesse  superare  le quarantotto  ore non sappiamo  che  danni  ha avuto.
Aspettiamo  e se credete  in Dio  incominciate  a pregare.
Mi dispiace.>> 

<<posso  vederla? >>  chiedo  singhiozzando.
Stiamo  piangendo  tutti  perché lei  è quell'arcobaleno  che  ha sempre  colorato le vite  di  coloro  che  l'hanno  incontrata.

Il dottore  mi fa avvicinare ad una stanza, sulla porta c'è  scritto  rianimazione.
Mi fanno  indossare  un camice  verde, una  mascherina.
Entro  e la vedo.
È  pallida, la testa  tutta  fasciata, intubata.
Il macchinario  del cuore  e quel suono  che  mi ricorda  sua  madre  in ospedale. Bip.... bip....bip...
Mi avvicino.
Le poso  un bacio  sulla  fronte.

<< ragazzina che  mi combini? Mi stai  facendo  un pessimo  scherzo, appena  ti svegli  ti giuro  che  ti punirò piacevolmente>>  asciugo  le lacrime  che  fuoriescono come  un fiume  in piena. Io che  non ho  mai  pianto, grazie  a lei  è uscito il mio lato debole.
<<Amore ti prego devi  farcela, fallo  per me, abbiamo  una  vita  davanti, abbiamo  iniziato  adesso la nostra  storia.
Ti prego  amore, sei sempre  stata  una  guerriera, non abbatterti  ora, combatti  e  ritorna  da me, da noi>>

Non lasciarmi sola (completata) Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora