Capitolo cinquantatre

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Elisabetta

Sono  partita, sono  su questo  aereo  che  mi porta lontano  dalla  mia  città e lontano  dall'unico  uomo che  amerò per sempre.

Penso  alla  reazione  di Sara,  la scorsa  settimana, quando  le  ho detto  che  sarei  partita per Catania e non so se sarei  tornata.

Le sue  parole  sono  state " mi lasci  sola? Che  faccio io senza di te?"
Mi si era  gettata  al collo piangendo, quel  giorno  litigò con Max incolpandolo della  mia  partenza, perché  secondo  lei  lui  mi aveva  spinto  a farlo. Ma poi le avevo  spiegato che stare  qui a Torino con il rischio  di incontrare  Alex non giovava alla gravidanza  e poi  c'erano  troppi  ricordi che  mi facevano  male. Dovevo  andare  via, cambiare  aria era  la decisione  più  giusta da prendere.
Sorrido pensando  a   quando  le ho  dato  la lettera con gli  anelli, mi ha guardata per poi  dirmi " Bella io non ci vado, mi devo  sposare non posso  finire in carcere per tentato  omicidio " era  maledettamente  seria  ed io le ho riso  in faccia; poi  ci siamo  abbracciate  e con gli  occhi  lucidi  mi disse " Lo faccio  solo  per  te.  Mi sento  talmente  in colpa, se quel  giorno non ti avessi  convinta  a venire a quella  festa, tu magari  ti saresti messa  con Luca  e tutto  sarebbe  diverso. Invece  adesso  sei  infelice,  e lo saremo  in  due, perché  senza  l'altra  mia  metà  mi sentirò  sola "

La mia  ragazza, la mia  Sara, la mia  vita  sarebbe  stata vuota  senza  lei, sempre  pronta ad asciugare  le mie  lacrime, sempre  pronta  ad aiutarmi e difendermi, sempre al mio  fianco.

Adesso per me  incomincerà una  nuova  vita, mentre  penso  questo passo  la mano  sul mio  ventre e la mia  piccola  Aurora  si agita come  per dirmi  che  ci sarà  lei  con me.
Si amore mio  ci sarai, non ti farò  mancare  il mio amore, spero solo di essere  una  brava  mamma visto  che  mi toccherà  anche  coprire il ruolo  di papà.

Il suono  dall'altoparlante mi distoglie dai  pensieri, non mi  ero  accorta che  stiamo atterrando all'aeroporto Fontana Rossa di Catania.

Sicuramente Gaia non sarà  andata  a scuola per venire a prendermi e avrà  battibeccando  con suo  padre.
Ho due  valige da ritirare e un ragazzo  gentilmente  si è  offerto  di aiutarmi.
Sono  molto  stanca, sono  partita molto  presto da Torino e non ho  dormito per l'ansia. Il pensiero di essere  lontana da lui e di aver  messo  un punto dopo  tanto  dolore, non mi ha fatto  chiudere occhio.

Il ragazzo è  gentilissimo, mi accompagna  fuori dall'aeroporto, da sola  non ci sarei  riuscita  con due  valige.

Ad aspettarmi fuori non c'è  mio  fratello e neanche mia  cognata  Emma, ma  bensì  Cristian con Gaia.

Quest'ultima  quando  mi vede mi abbraccia  stringendomi forte

<<Zia mi sei  mancata tanto, come  sta  la mia  cuginetta? >>

<<Aurora  sta  bene, la mamma è un po' stanca >>

Cristian si avvicina a me, mi guarda senza parlare, mi abbraccia e con solo questo  gesto  mi trasmette  tanta  protezione e poi posa  un bacio  sulla  fronte.

<< non doveva  venire  Sebastiano a prendermi? >>

<< si ma ho espresso il desiderio  di venire  io, spero  che  non ti dispiaccia>>

<<No, certo che  no>>, mi guarda, sorride, il suo bellissimo sorriso mi è  mancato tanto.
Ringrazio  il ragazzo per l'aiuto, mentre  Cristian mette  il bagaglio  dentro il cofano e poi  mi siedo  e chiamo  Sara.

Non lasciarmi sola (completata) Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora